Donne che si azzìzzano:
in Sicilia truccarsi
è affar da principesse

La pratica di imbellettarsi nell’isola è una questione di ricercatezza che affonda le sue origini in un tempo lontano e che, addirittura, potrebbe essere stata tramandata da una illustre figura nota per la dedizione nella cura di se stessa

Avete mai visto una donna siciliana truccarsi? Se avete un’amica o una parente che è nata e cresciuta sull’isola, probabilmente saprete che sanno essere molto meticolose e che tengono molto ai dettagli – non perché siano superficiali, anzi. Hanno la giusta cognizione dell’aspetto fisico, lo sanno sempre accoppiare a un carattere determinato e a una mentalità aperta e ragionevole, e ci tengono ad uscire di casa come si deve.

Chi è a conoscenza del fenomeno, quindi, probabilmente non si stupirà scoprendo che in dialetto esiste addirittura una parola dedicata a questa “pratica estetica”, quasi che l’atteggiamento femminile sia sul posto così antico da essere rimasto radicato perfino nella lingua parlata dalla popolazione. Si tratta del verbo azzizzàri, traducibile in italiano con agghindarsi, ma anche più in generale farsi bella e soprattutto ornarsi con ricercatezza, a riprova dell’importanza che si conferisce a questa pratica.

Il termine, che per un certo periodo era utilizzato anche nella forma riflessiva azzimàrsi, sembrerebbe essere approdato sulle coste sicule dal mondo arabo: una prima teoria è che derivi dal verbo alaziz, che vuol dire proprio imbellettarsi (oltre che aggiustarsi o aggiustare), una seconda è legata invece a un aneddoto storico. Nel 1600, infatti, a quanto pare esisteva una principessa di nome Aziz, nota per la cura con la quale si consacrava ai trattamenti per la pelle, ai cosmetici e alle pettinature più alla moda per svariate ore al giorno.

Illustre per la sua bellezza e per la sua eleganza, Aziz sembrò ispirare molte delle sue coetanee e ispirare una tendenza di cui rimase traccia molto a lungo tanto nella tradizione semitica quanto, come impariamo dalla nostra esperienza di vita quotidiana, nella “terra del sole”. Così, la prossima volta che sentirete di qualcuno che si azzìzza, o che lo farete voi in prima persona, rammentate che è in atto un omaggio alla memoria di una giovane reale, da cui avremmo da imparare il giusto rispetto per il nostro corpo.

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Traduttrice di formazione, nonché editor, correttrice di bozze e ghostwriter, Eva Luna Mascolino (Catania, 28 anni) ha vinto il Campiello Giovani 2015 con il racconto "Je suis Charlie" (edito da Divergenze), tiene da anni corsi di scrittura, lingue e traduzione, e collabora con concorsi, festival e riviste. Ha conseguito il master in editoria di Fondazione Mondadori, AIE e la Statale di Milano, e ora è redattrice culturale - oltre che per Sicilian Post - per le testate ilLibraio.it e Harper’s Bazaar Italia. Lettrice editoriale per Salani, Garzanti e Mondadori, nella litweb ha pubblicato inoltre più di 50 racconti.

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