«Anche se faccio questo mestiere da molto più tempo, è il ventesimo anno che realizzo il mio calendario con i bozzetti dei costumi di scena. Avevo anche considerato l’ipotesi quest’anno di non pubblicarlo, visto che negli scorsi mesi mi sono saltati tanti lavori. Alla fine però mi sono convinta che poteva essere l’occasione giusta per dare una testimonianza di quest’anno». Così aperti i cassetti della sua scrivania, la costumista e scenografa canicattinese Dora Argento ha concesso una nuova possibilità ai suoi modelli, facendoli diventare i protagonisti del suo ultimo calendario. «Ho deciso di inserire gli schizzi di tutti quegli allestimenti non realizzati per mancanza di finanziamenti, lasciando da parte i bozzetti degli spettacoli saltati a causa della pandemia. Chissà che anche loro non possano avere una seconda occasione in futuro. A teatro siamo spesso abituati a fare di necessità virtù».

IL VALORE DI UN’IDEA. Da marzo il Covid-19 ha bloccato tante produzioni teatrali sebbene il precariato affligga il settore da sempre. Ecco allora che questo progetto assume una valenza diversa, volta a restituire dignità ai lavoratori dello spettacolo e alle relative professioni, troppo spesso bistrattate. Non è un caso che il progetto dell’Argento si porti dietro la dedica a un grande interprete come Gian Piero Fortebraccio, attore simbolo del Teatro Stabile dell’Aquila e protagonista di molti spettacoli al Biondo di Palermo, morto nel 2015 quasi dimenticato da tutti. «Ho voluto omaggiarlo – spiega – perché mi dispiace che il lavoro che qualche anno fa mi propose, e che l’avrebbe visto nella doppia veste di attore e regista, non andò in porto. L’avevo conosciuto quand’ero ancora assistente al Biondo, negli anni in cui la facoltà di Architettura e il Teatro avevano avviato una collaborazione che per alcuni di noi fu una grande opportunità».

LA NASCITA DI UNA PASSIONE. L’ingresso nella dimensione teatrale palermitana le fece conoscere anche alcuni dei più grandi maestri della scena nazionale, uno su tutti Uberto Bertacca, famoso per aver ridefinito nel 1969 la concezione di spazio teatrale grazie all’Orlando furioso di Ronconi andato in scena al Festival di Spoleto. Una carriera lunga quarant’anni, durante la quale il creativo toscano lavorò nella prosa, nella lirica, nel teatro sperimentale e nel musical, realizzando centinaia di allestimenti. «Fu un grandissimo scenografo e costumista – evidenzia – tant’è che alla fine decisi di seguirlo a Roma dove divenni la sua assistente». Prima era stata la volta di Sergio D’Osmo, che per quattro anni aveva lavorato al Biondo, poi sempre nella Capitale l’Argento aveva seguito i lavori di scenografi come Giulia Mafai e Roberto Francia: «Tutti maestri ai quali cercavo di rubare i segreti di questo mestiere. D’altra parte nel nostro lavoro è più facile apprendere osservando gli altri che con l’insegnamento canonico. La professione dello scenografo e del costumista non è fatta solo di teoria, bisogna imparare a relazionarsi con gli attori, a sviluppare un’idea, a stare in sartoria. A Bertacca sarò sempre grata perché per la prima volta mi diede la possibilità di realizzare da sola i costumi di uno spettacolo di Giancarlo Sepe, dando un inizio importante alla mia carriera».

BAULI E BAGAGLI. Da quel I parenti terribili in Croazia, l’Argento diventerà presenza fissa nei principali teatri siciliani lavorando molto anche all’estero. «Il mio percorso è sempre stato segnato in questa direzione – afferma, ricordando quando trascorreva le giornate a disegnare i costumi dei più importanti Carnevali siciliani – anche se probabilmente io non ne avevo contezza». Erano gli anni in cui pensava di diventare una fumettista, un sogno che comunque le è rimasto dentro: «Non è un caso che molti registi mi scelgano per il mio stile che a detta di alcuni è felliniano, frutto proprio di quel periodo». In una carriera costellata di successi, che non per ultimo l’ha vista selezionata con un romanzo al Premio Italo Calvino 2020, a mancarle è la possibilità di insegnare ai giovani: «È importante avere maestri e mi dispiace non esserlo per nessuno. Molto spesso vedo che i ragazzi si buttano nei progetti, magari senza avere il giusto bagaglio alle spalle o la sufficiente gavetta. Fermo restando che oggi i teatri di prosa hanno difficoltà a sostenere i capitoli di spesa destinati agli aiuto-scenografi e costumisti, creando non poche difficoltà a chi vuole coltivare questa professione». E se ha impiegato il silenzio di questi mesi e la lontananza dal palcoscenico per riflettere e progettare, a preoccuparla è il futuro. «Noi tutti temiamo – conclude – che nei prossimi anni le paghe si possano abbassare ulteriormente, ci auguriamo che questo non succeda non solo perché siamo fermi da tanto tempo ma anche perché già prima del coronavirus i compensi erano bloccati. Non dimentichiamo che quanto accade dietro le quinte è altrettanto importante rispetto a quello che avviene in palcoscenico, ecco perché ho voluto celebrarlo in questo calendario. Nella speranza che il 2021 possa essere l’anno della svolta per tutti noi».

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