«Ho vissuto in Sicilia fino a vent’anni poi, dopo la maturità sono andato via per studiare», ed è in questo viaggio da Pozzallo a Bologna che Enea Scala rimane folgorato dall’opera lirica. Circondato da una famiglia di musicisti, fin da bambino entra a far parte del coro della sua città dove impara i canti gospel, i madrigali e la musica rinascimentale. «L’opera però – racconta il tenore – l’ho vissuta tardi, durante l’università, anche se un primo incontro c’era già stato al liceo con il “Rigoletto” di Verdi al Teatro Bellini di Catania. Allora ne ero rimasto affascinato, ma non avrei mai potuto immaginare di voler fare il cantante». Una certezza che gli arriverà nel 2000, quando nel coro dell’Università di Bologna prenderà parte al “Requiem” di Verdi, opera che il prossimo gennaio debutterà come solista al Regio di Torino. «Fu quello il momento in cui con consapevolezza dissi: “io voglio fare questo nella vita”». Una tenacia che l’ha portato lontano, a calcare i palcoscenici più prestigiosi d’Europa e Australia, ma che non gli ha mai fatto dimenticare le sue origini. Reduce da un concerto di qualche settimana fa diretto dal giovane Maestro Ben Glassberg incentrato sul Romanticismo francese, questa sera sarà nuovamente al Massimo di Palermo con Opera Gala, che lo vedrà confrontarsi – insieme al talentuoso soprano, Federica Guida – con un programma che toccherà le opere dei maggiori compositori italiani del XIX secolo.  

Un critico ha definito la sua voce “potente con un timbro leggermente scuro e note acute”. Si ritrova in questa descrizione?
«Diciamo che la voce l’ho scoperta pian piano. Non avendo avuto un talento naturale non mi sono mai potuto adagiare solo sulla bellezza del suono, per cui tutto il lavoro che da anni faccio sul fisico e sulla vocalità adesso me lo ritrovo. Come per gli sportivi, con il tempo anche il corpo dei cantanti cambia per cui occorre perfezionare la tecnica e raggiungere una maturità vocale che ti permetta di sostenere la lunghezza di un’opera e la difficoltà di ciascuna aria». 

Un approccio che sicuramente le tornerà utile in questo recital, dove si confronterà con l’asperità della scrittura di Rossini, Bellini, Donizetti e Verdi.
«Il concerto prevede molte grandi scene in cui è presente il coro e duetti che oltre ad esseri lunghi e impegnativi, presentano diverse difficoltà tecniche per cui se non si ha un’esperienza consolidata alle spalle è davvero impossibile mischiare gli stili. Io e Federica Guida siamo specialisti di questo repertorio, parliamo lo stesso linguaggio e cantando insieme abbiamo anche una bellissima sintonia che sono certo arriverà al pubblico». 

Le poche occasioni che generalmente offre la provincia siciliana trovano riscatto nella rassegna estiva “Pozzallo all’Opera” che dal 2019 lei organizza nella sua città natia? 
«Diciamo che “Pozzallo Opera” vuole promuovere la lirica in una comunità che non è per niente avvezza al teatro d’opera a causa di scarsi investimenti nel settore e al disinteresse del pubblico. Lo scopo è sicuramente quello di mostrare una realtà nuova e di qualità che negli anni ha visto la presenza di colleghi come Nicola Alaimo, Alex Esposito, Roberta Mantegna, Josè Maria Lo Monaco e Desirèe Rancatore, però anche di far riflettere su tematiche sociali. Pozzallo per destino ricopre una posizione di confine in Europa oltre ad essere porto di accoglienza. Non saremo una città architettonicamente paragonabile a Modica o Noto però abbiamo come risorsa umana ineguagliabile l’accoglienza, che è atavica in Sicilia e nel Meridione, per cui è nostro diritto e dovere promuoverla. Non è sempre stato facile, ma siamo già all’opera per la prossima edizione in cui vogliamo supportare i diritti e la pari dignità delle donne attraverso arie d’opera che ci parlino di questo».

Spesso però è arduo riuscire ad affrontare queste tematiche, soprattutto in rete dove è facile che le discussioni degenerino. In questo senso, lei come si rapporta con i social network?
«C’è una parte di popolazione che per ignoranza o partito preso è ostile a questo tipo di iniziative e con cui spesso finisco per scontrarmi nonostante io non sia un politico. Talvolta però i social possono essere utili per promuovere tematiche sociali che ci fanno restare ancorati alla realtà. Io non amo molto i profili autocelebrativi, ogni tanto mi piace condividere alcune mie foto come credo sia naturale per molti artisti, ma li utilizzo principalmente per sensibilizzare la platea su determinate questioni».

Adesso che l’emergenza è rientrata e i teatri stanno tornando a riprogrammare su lunghi periodi, quali saranno i suoi prossimi impegni?
«Prenderò parte a una nuova produzione a Bruxelles sulle regine di Donizetti dal titolo “Bastarda”, l’accusa rivolta da Maria Stuarda alla cugina Elisabetta considerata figlia illegittima di Enrico VIII e Anna Bolena, dopodiché tornerò in scena con “Gli ugonotti” di Meyerbeer, questa volta a Marsiglia; interpreterò “Eduardo e Cristina” di Rossini a Pesaro e infine debutterò a Madrid con la “Medea” di Cherubini». 

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