Il fondatore della “Missione di Speranza e Carità”, che ha trasformato Palermo in una delle città d’Italia con il minor numero di clochard all’aperto, è stato raccontato nel libro-intervista “Qualcosa di prezioso che accade” di Francesco Inguanti. Il teologo don Massimo Naro: «Così unisce preghiera e azione politica»

Marzo 2017, mentre tutta Italia è impegnata nella fabbricazione di uova di cioccolato e sente già la risacca delle vacanze estive, un uomo decide di attraversare il Paese a piedi. In spalle non lo zaino da scout, ma un simbolo che a qualcuno potrebbe sembrare antiquariato: una croce. Un viaggiatore solitario, se non fosse che nel mezzo ci sta La Missione di Speranza e Carità, un progetto d’accoglienza imponente, presente a Palermo da 25 anni. Biagio Conte è un revival medioevale o un personaggio in cerca di like nell’era dei social?

Su questa figura enigmatica, il giornalista Francesco Inguanti ha pubblicato il volume-intervista “Qualcosa di prezioso che accade” (People & Humanities 2017), che è stato presentato all’Istituto Sant’Orsola di Catania da Don Massimo Naro. Nell’introdurre il tema, il presbitero della diocesi di Caltanissetta e docente della Facoltà Teologica di Sicilia (dopo le introduzioni di Alfio Pennisi del Centro Culturale di Catania e Michela Doro, preside della scuola) ha sottolineato come lo strumento dell’intervista fosse il più idoneo a tracciare il profilo di Conte. «Nell’intervista l’intervistato compie lo sforzo di ricavare dal pensarsi l’evidenza del proprio esserci: l’io soggetto narrante si pone in questione e, pensandosi, si scopre».

CHI È BIAGIO CONTE. Nato a Palermo nel 1963, Biagio Conte trascorre la giovinezza in preda a continui dissidi. A 26 anni abbandona l’impresa edile di famiglia e viaggia a piedi fino ad Assisi dove arriva il 7 giugno 1991, seguito dalla cronaca per gli appelli della famiglia alla trasmissione Rai “Chi l’ha visto?”. Tornato a Palermo, si dedica all’assistenza dei senzatetto della stazione centrale. Comincia a prendere forma La Missione di Speranza e Carità. Nel 2014 la Curia di Palermo lo riconosce miracolato: da anni costretto su una sedia a rotelle, torna a camminare dopo un’immersione nelle acque di Lourdes. Nell’ultimo viaggio, da poco concluso, Biagio Conte ha attraversato l’Italia con una croce.

LA MISSIONE DI SPERANZA E CARITÀ. Nelle tre strutture della “Missione” vengono accolte circa un migliaio di persone di ogni provenienza, senza alcun limite di tempo. Lo scopo non è solo quello di soddisfare bisogni materiali, ma aiutare, mediante la condivisione, nella riappropriazione di un senso dell’esistenza. «Condividere – continua Don Naro – significa entrare dentro l’altro e portarsi l’altro dentro di sé. È ciò che secondo San Paolo ha fatto lo stesso Gesù: come scrive nel capitolo II della lettera ai Filippesi, svuotò se stesso delle sue prerogative divine per calarsi dentro la condizione umana, quella del servo». La condivisione per Biagio non è dunque solo dividere ciò che si ha, ma sopportare volutamente insieme agli altri.

UNIRE PREGHIERA E AZIONE POLITICA. Come per gli antichi filosofi il pensiero è forma d’azione suprema, così è la preghiera per il missionario laico palermitano, che con un occhio guarda a San Pio e con l’altro a Giorgio La Pira. «In questo modo – spiega ancora don Naro – sostiene la necessità di unire preghiera e azione politica». I pellegrinaggi meditativi, i digiuni penitenziari e di protesta hanno il loro corrispettivo nei rapporti con le istituzioni, nell’impegno concreto per la risoluzione dei problemi legati a edificazione e gestione delle tre sedi. Quando c’è da costruire è lì a impastare calce, attento a rispettare le norme di sicurezza. Da un lato l’incontro con il Papa, dall’altro il riconoscimento di Cittadino Europeo dell’anno 2012 a Strasburgo. Predicare bene e razzolare altrettanto.

UN MODELLO PER LA SOCIETÀ CIVILE. «Al centro della Missione – conclude don Naro – ci sono gli emarginati dalla società. Tonino, Bakir, Ben, Filippo, Joseph sono tutti naviganti della vita. Chiamandoli per nome, Biagio li riconsegna alla nostra attenzione». Ma può questo progetto diventare un vero modello per la società civile? Grazie al lavoro della Missione oggi Palermo è una delle città d’Italia con il minor numero di clochard che vivono all’aperto. E forse anche per questo la nomina di Palermo a capitale della cultura 2018 non suona poi così male: il futuro dell’Europa passa attraverso il valore sociale della misericordia.

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