Il film sul supereroe, uscito nelle sale italiane a capodanno, mette in scena il mistero dell’isola perduta che da sempre affascina fumettisti, letterati, studiosi e avventurieri. Sapevate che la sua storia si ispira ai dialoghi di Platone, il primo in assoluto a parlarne?

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]A[/dropcap]tlantide ha sempre avuto un re. Ora serve qualcosa di più»: è presentato così Aquaman nel film di James Wan, il personaggio immaginario dei fumetti partorito nel 1941 dalla DC Comics, madre dei primi supereroi e di una serie di pellicole che hanno in gloria ogni membro del cast a tal punto da costringerci sulle poltrone fin dopo i titoli di coda per l’ultimissima scena. Come in quest’ultimo film, in cui il supereroe è sia uno di noi, che fa selfie e beve birra, sia l’erede al trono di un regno fantastico. Mito e realtà si mescolano così nella chioma e nella barba incolte come nella storia di Atlantide. Figlio dell’amore clandestino tra il guardiano del faro e la regina di Atlantide (Nicole Kidman), Arthur Curry, l’eroe ambientalista, è chiamato a difendere il regno materno che minaccia di attaccare la superficie. Dal Trono di Spade a quello di pesci, Jason Momoa è ironico e affascinante quanto basta per risvegliare la curiosità su un mistero che da sempre riempie pagine di inchiostro e grafite e muove avventurieri che, come in una puntata di Relic Hunter, ricercano i resti di una terra felice. Perché Atlantide scomparve? E soprattutto, dove si trovava? A raccontarci il prequel è Platone nei dialoghi “Timeo” e “Crizia” del IV secolo a.C.

L’ORIGINE DEL MITO. Né macchine volanti né pistole a raggi ma acque limpide, natura fertilissima e metalli preziosi: è descritta così l’Atlantide platonica, il cui impero discendeva da Poseidone. Ci racconta il filosofo nel Crizia che il dio del mare e dei maremoti si era innamorato della mortale dell’isola, Clito, da cui erano nati dieci figli: posti ognuno a capo di un regno, erano guidati dal maggiore, il mite Atlas (da cui il nome dell’isola). Una legge, la più importante, proibiva loro di farsi guerra e stabiliva si riunissero per discutere delle decisioni comuni davanti a una statua d’oro di Poseidone alta 91 metri. La loro civiltà prosperò a lungo finché, preda della bramosia, decisero ad assoggettare il resto del Mediterraneo. Allora Atene guidò la resistenza delle popolazioni europee contro la potenza proveniente dall’Oceano Atlantico, «un’isola davanti allo stretto che voi chiamate, a quanto dite, Colonne d’Ercole», leggiamo nel Timeo. Ma presto giunse l’ira di Zeus: «Nell’arco di un solo giorno e di una sola notte terribili tutto il vostro esercito fu interamente inghiottito sotto terra, e la stessa isola di Atlantide scomparve allo stesso modo sommersa dal mare».

LE SCENE DEL FILM IN SICILIA. «Viaggia oltre il confine del mondo fino al mare nascosto» con questo messaggio del Re Atlan (l’Atlas platonico), Arthur e Mera (Amber Heard) vanno in Sicilia, a caccia del Tridente. Siamo nel bel mezzo di un paese sulla costa: fra volti ed edifici tipici si svolgono alcune scene finali che a nessun siciliano saranno sfuggite. Ma sono state veramente girate in Sicilia? Un dettaglio tradisce la ricostruzione cinematografica: i nostri muri non sono di cartongesso. E forse più che le rose Mera avrebbe assaggiato un cannolo o una genovese di Erice: proprio nel borgo medievale fra i più belli d’Italia si sarebbero dovute svolgere le riprese. Ma alla fine è prevalso il set del Queensland.

DALLA FINZIONE ALLA REALTÁ. «Un racconto assai singolare, ma assolutamente vero»: così Platone ne annuncia la storia. E non poteva mentirci. A tramandarlo erano stati dei suoi parenti: poteva mai discreditarli? Resta da chiederci, dove sorgeva la splendida Atlantide? Santorini, Sardegna, Svezia, Gran Bretagna, Andalusia, Bahamas: è stata collocata nei luoghi più disparati. Ma sarà un caso che nel Colossal compaia la Trinacria? Platone conosceva bene le sue acque da sempre avvolte dal mistero. E capita che ritrovamenti archeologici ci facciano balzare in un attimo dal mito alla realtà. È il caso di alcuni reperti pervenuti nel 2017 al largo di Gela: 47 lingotti di oricalco che si aggiungono ai 39 recuperati nel 2014. L’oricalco è il prezioso metallo che secondo Platone adornava tutta Atlantide. Si tratterebbe quindi della prova di un legame con la Sicilia e il Mediterraneo. I parallelismi non sembrano peregrini, soprattutto se si considera la Siracusa dionigiana: controllo dei mari, rivalità con Atene, un vulcano che ricorda l’Etna, la pianura fertile che ricorda la piana di Catania. Terre nel cuore e nelle utopie platoniche. Certo, né la Sicilia né Siracusa sprofondarono e si trovano al di qua delle Colonne d’Ercole mentre Atlantide doveva essere al di là, nell’Oceano Atlantico. Tutto dipende allora dalla loro collocazione: Stretto di Gibilterra, in cui Oceano Atlantico e Mar Mediterraneo si incontrano, o Stretto di Messina? Storia e mitologia si bagnano nelle nostre coste, punti di osservazione privilegiati nell’ultimo lavoro DC comics e nella leggenda di Atlantide, come per il mondo intero. La ricerca continua.

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