In previsione del loro concerto al Teatro Metropolitan di Catania del 17 dicembre, unica data in Sicilia, abbiamo chiacchierato con i due artisti, grandi protagonisti della scena musicale italiana, partendo dagli spunti innovativi presenti nell’ultimo disco che dà il nome al tour, passando per il loro rapporto con la Sicilia, fino ai segreti che hanno reso possibile il loro successo, sia all’interno dei Pooh che come solisti

Catturare l’attenzione e l’affetto del grande pubblico, per un cantante o per un musicista, è già complicato di suo. Continuare a farlo dopo oltre 50 anni, con una parabola che non accenna a mirare verso il basso, lo è ancora di più. Ne sanno qualcosa Riccardo Fogli e Roby Facchinetti, che sono riusciti in tale impresa sia durante il mezzo secolo di attività dei Pooh sia per quel che riguarda i giorni nostri, che hanno visto i due artisti riunirsi in un sodalizio canoro che fa della voglia di sperimentare e di proporre una sonorità qualitativamente distinguibile il suo marchio di fabbrica.

 

«Il recupero del passato deriva dall’impossibilità di ignorare i 52 anni di lavoro in prima linea che abbiamo alle spalle, ma al tempo stesso non abbiamo mai perso di vista ciò che accadeva intorno a noi, l’attualità».

LE RADICI DEL FUTURO. Frutto di questo lavoro è stato l’album “Insieme”, contenente 11 brani – tre dei quali inediti – in veste riarrangiata e riadattata per un’interpretazione a due voci, contraddistinta da suggestioni che partono da lontano. «Quando io e Roby, dal ’66 in poi, ci divertivamo a cantare insieme e a sperimentare sulle cover di gruppi come i Beatles e i Bee Gees – ci rivela Riccardo Fogli – ne nasceva un sound particolare, lo stesso che abbiamo riscoperto con emozione, a distanza di tempo, ritrovandoci in sala d’incisione. Inoltre lavorare con un genio musicale come Facchinetti – aggiunge – capace di scrivere e comporre successi in maniera ininterrotta fino ad oggi, dotato di un ingegno e di una capacità armonica fuori dal comune, rende questa avventura un viaggio bellissimo». Un’avventura avvincente, nata sulla volontà, come emerge dall’ascolto delle tracce, di racchiudervi due dimensioni differenti ma complementari: da un lato, quella del passato di successo e del recupero di qualcosa che ha dato tanto ai fruitori della loro musica e agli stessi interpreti; dall’altro quella degli artisti affermati che sanno continuamente mettersi in gioco e reinventarsi e dare una chiave di lettura sempre nuova, e soprattutto proiettata al futuro, delle loro melodie e delle loro vocalità. «Il nostro intento – conferma Facchinetti – era proprio questo. La preoccupazione di recuperare il passato deriva dall’impossibilità di dimenticare i 52 anni di lavoro in prima linea che abbiamo alle spalle, ma, al tempo stesso, non abbiamo mai perso di vista ciò che ci accadeva intorno. Siamo sì legati alle nostre radici, almeno per quel che riguarda determinate intuizioni musicali, ma senza mai perdere l’attualità e la capacità di guardare avanti, uno dei punti di forza assoluti della lunga esperienza dei Pooh e in questa prospettiva vanno le innovazioni alla cornice di certi classici come “Silenzio” e “Notte a sorpresa”».

«La Sicilia fa parte della nostra storia e la prima volta, al lido dei Ciclopi ad Aci Trezza, fu davvero indimenticabile. Nel tempo è diventata una vera e propria seconda casa, in cui abbiamo suonato in vari stadi e in innumerevoli località per un totale ben superiore ai 200 concerti».

UNA SECONDA CASA. Il tour teatrale che da qualche giorno li vede impegnati – partendo da Chieti verso tutti gli angoli d’Italia per finire nella suggestiva cornice canadese delle Cascate del Niagara – farà la sua unica tappa in Sicilia al Teatro Metropolitan di Catania il 17 dicembre. E proprio dalla città etnea, ci svelano i due maestri, partì l’inesorabile ascesa dei Pooh. «Siamo estremamente felici di tornare in Sicilia – confessa Fogli – perché la consideriamo il nostro trampolino di lancio. Fu proprio da Catania che cominciò la nostra prima tournèe, con una formazione che al tempo, oltre a me e Roby, comprendeva anche il grande Valerio Negrini (autore, insieme a Facchinetti, di molti grandi successi storici dei Pooh, ndr) e Mario Goretti». Un aneddoto, insomma, che rende la nostra regione, per loro, un luogo dai tratti evocativi, che li riporta con la mente ai primi passi della loro lunghissima carriera. «La Sicilia fa parte della nostra storia – aggiunge Facchinetti – e la prima volta, al lido dei Ciclopi ad Aci Trezza, fu davvero indimenticabile. Nel tempo è diventata una vera e propria seconda casa, in cui abbiamo suonato in vari stadi e in innumerevoli località per un totale ben superiore ai 200 concerti». Del resto, come dice Fiorello e come ripetono sorridendo i nostri amici, «Dio è in cielo, in terra e in ogni luogo. Ma i Pooh ci hanno suonato almeno 5 volte». E sul concerto che li attende, il musicista bergamasco annuncia: «Saranno ben 4 i repertori ad essere eseguiti. Da quello dei Pooh, che occuperà buona parte della serata, a quelli che io e Riccardo abbiamo interpretato da solisti, finendo con degli estratti dal cd “Insieme”, sarà un modo per raccontare agli amici siciliani tutta la nostra storia musicale».

«I Pooh non erano soltanto dei musicisti straordinari, sia collettivamente che singolarmente, ma anche degli esseri umani meravigliosi. La loro coesione e la loro capacità di ritagliarsi degli spazi autonomi attraverso cui proporre continuamente ha fatto sì che si distinguessero nel tempo».

IL SEGRETO STA NELL’UMANITÀ. Ma come si spiega un fenomeno musicale unico nel suo genere non solo per la quantità, ma anche per la qualità in rapporto alla longevità della sua produzione artistica? C’è forse un segreto per far sì che si resti sulla cresta dell’onda per così tanto tempo? Forse, a ben vedere, si tratta della capacità che questi due protagonisti della scena musicale italiana, che fossero un gruppo, un solista o una coppia, hanno avuto di trasmettere al loro pubblico anche il lato umano che molte volte sta silenziosamente dietro e influenza in maniera decisiva il personaggio che compie le sue performances sul palco. «Da ex militante prima e poi da rientrante – conferma Fogli – posso dire che i Pooh non erano soltanto dei musicisti straordinari, sia che li si considerasse collettivamente che singolarmente, ma anche degli esseri umani meravigliosi che miscelavano alla capacità creativa una resistenza senza pari alle intemperie, che non hanno risparmiato neppure grandi band come i Rolling Stones o i Bee Gees. Questa coesione – chiosa – questo sapersi ritagliare degli spazi autonomi attraverso cui proporre continuamente, ha fatto sì che i Pooh si distinguessero nel tempo con grande propositività e umanità». Ma la storia che ne è seguita sembra ancora lontana dalla conclusione: «Dopo una reunion storica e due eccezionali anni di tournèe – conclude il Maestro nativo di Pontedera – io e Roby siamo qui a proporre i nostri brani. Stanchi, ma felici».

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