Gianluca Petrella: «Il mio linguaggio universale oltre il jazz e l’elettronica»
Quando un artista poliedrico come Gianluca Petrella – in grado di plasmare il suono del suo trombone al servizio tanto del jazz più raffinato come quello di Enrico Rava, quanto all’energia del Jova Beach Party – presenta un nuovo lavoro le aspettative sono sempre alte. E molto spesso non rimangono deluse. Ascoltando Universal Language (2022, Schema Records), infatti, la sensazione è quella di essere proiettati in un universo che ha labili confini spazio-temporali. L’ultimo lavoro partorito dalla mente di Gianluca Petrella, con i Cosmic Renaissance (formazione nata nel 2016 dopo lo scioglimento della sua Cosmic Band) racchiude un’idea ben precisa di espressione artistica, restìa a farsi ingabbiare in categorie preordinate: «Il titolo ‒ ci dice Petrella ‒ si riferisce al modo di comunicare universale che parlano i musicisti. Tutti i membri della formazione provengono dal jazz, ma le nostre orecchie sono aperte a tutti i generi». Un eclettismo che ben si inserisce nel contesto del Ricci Weekender, festival che unisce musica e cucina contemporanee, la cui serata conclusiva, domenica 3 settembre presso Radicepura (Giarre), vedrà tra i suoi protagonisti proprio la formazione guidata dall’artista pugliese per l’occasione accompagnata dalla cantante italo-nigeriana Anna Bassy.
Il progetto Cosmic Renaissance. A fare da filo rosso del disco è il tema del viaggio, introdotto già dalla prima traccia, Unknown Dimension: «La partenza del disco ‒ spiega Petrella ‒ è molto serena, quasi aleatoria. Il brano resta sospeso per tre quarti della durata, poi il ritmo inizia ad incalzare. Da una partenza leggera, tutto cresce in maniera dinamica. Un crescendo che poi si calma nella parte finale. Questa è la mia idea di struttura, che mi piace replicare sia live, sia nei miei dischi». Anna Bassy cura, invece, le parti vocali di Connection e in Wonder, brani che esplorano – rispettivamente – la connessione con gli elementi naturali e il fascino di un’esistenza senza punti di riferimento. Un viaggio che, seguendo la tracklist, arriva fino in Giappone con Natsu (estate), brano che vede la collaborazione di DJ Gruff, alias di Sandro Orrù. Quella suggerita da Universal Language potrebbe sembrare un’esplorazione legata esclusivamente a tematiche interiori. Non è così secondo Petrella: «Non mi piace molto unire quella che è l’attualità alla produzione discografica, ‒ continua Petrella ‒ però il periodo in cui perfezionavamo il disco (uscito nel 2022 ndr), era un periodo di svolta per la società, in cui tutto andava lentamente, così mi sono anche affacciato all’idea di unire le problematiche sociali e la spiritualità che ognuno di noi porta dentro di sé. Forse è uno dei dischi più profondi e curati che abbia realizzato, e a distanza di quasi un anno dall’uscita, più lo ascolto e più riesco a scorgere qualcosa di nuovo che è venuto fuori nel tempo».
Da Rava alla dancefloor, passando per Jovanotti. Nato a Bari nel marzo del ’75, Petrella ha iniziato a suonare all’età di dieci anni insieme al padre, anche lui trombonista. Conseguito il diploma presso il Conservatorio della sua città con il massimo dei voti nel ’94, poco più che ventenne, parte alla volta del suo primo tour in giro per il mondo. Sono anni per lui straordinari, che lo vedono esibirsi a fianco di uno dei trombettisti più iconici degli ultimi 50 anni, Enrico Rava, e che gli fanno a buon titolo vincere premi prestigiosi, come il “Top Jazz” come miglior “nuovo talento nazionale” nel 2001 e il premio “Django d’Or” internazionale, come “miglior talento europeo”. Una carriera straordinaria, che lo ha visto fare incursioni in molti territori extra-jazzistici. Petrella ha infatti lavorato con artisti come Manu Di Bango, John De Leo e Giovanni Lindo Ferretti, ed è stato coinvolto in progetti come “9lazy9” e “Matmos”. Ha anche firmato un importante contratto discografico con Emi/Blue Note nel 2004 e continua a essere attivo in varie formazioni musicali, dalla sua “Cosmic Renaissance” al “Brass Bang!” con Paolo Fresu, Steven Bernstein e Marcus Rojas. Dal 2017 ha una collaborazione stabile con Jovanotti sia a livello discografico che nei live, prendendo parte ad alcuni dischi e ai “Jova Beach Party”.
Una vita all’insegna del dinamismo. Diverse le città in cui ha vissuto, da Francoforte a Bologna, fino a Torino, città dove abita da oltre vent’anni. Si trova qui, all’interno del suo studio, dove si chiude quotidianamente a partire dal mattino presto per lavorare alla sua musica, mentre parliamo al telefono: «Il mio rapporto con la musica è molto intenso, per me inventare cose nuove, e fare anche attività diverse, come può essere quella del djing, è pura vitalità. La mia idea di musica è un continuo rinnovarsi, perché solo così posso tenere il mio spirito e la mia anima viva. Quindi non mi va di cristallizzarmi, impigrirmi su qualcosa che so fare, cerco sempre gli stimoli su qualcosa di nuovo», conclude con una voce che racchiude insieme simpatia e la fermezza di chi sa cosa vuole. Dopo la data siciliana, qualche giorno di pausa e poi si riparte con la creatività, perché the show must go on, sempre in divenire però!