Yosra è una ragazza di diciotto anni di origine tunisina ma nata e cresciuta a Catania, nel difficile quartiere dei Cappuccini. Lo scorso giugno, insieme a molti suoi coetanei, ha conseguito il diploma di maturità presso un liceo linguistico cittadino. Un simile fatto, nella città etnea, è da considerarsi una notizia. Non soltanto perché Yosra ha dovuto superare ostacoli di non poco conto, tra una situazione familiare tutt’altro che semplice e il confronto con una cultura che fatica ad accettarla come davvero italiana, ma soprattutto perché rappresenta un’eccezione alla regola. Catania, infatti, vanta il triste primato italiano della dispersione scolastica: uno studente su quattro non arriva al secondo anno della scuola superiore. Complice il supporto di una Associazione No Profit che opera nel suo quartiere e, soprattutto, grazie al suo impegno, alla sua tenacia e alla cura che i suoi docenti le hanno dedicato, Yosra è riuscita laddove le statistiche dicono che avrebbe dovuto fallire.  

Se questa storia ha conosciuto il lieto fine, tante altre rimangono invisibili. Invisibili come i giovani che ne sono protagonisti e a cui il Sicilian Post, occupandosi da tempo del contesto di povertà educativa che piaga molte realtà di periferia, ha dedicato un’attenzione costante.  Da questo sforzo è nato, ad esempio, il volume del giornalista Giuseppe Di Fazio “Giovani Invisibili: Storie di povertà educativa e di riscatto”. Un libro-inchiesta che fa chiarezza sulle vere dimensioni di un problema di cui, spesso, le istituzioni sembrano sottovalutare la reale entità e le catastrofiche conseguenze sul depauperamento del capitale umano di questa terra e dell’intero Meridione italiano. Ma che, al tempo stesso, apre degli squarci di speranza attraverso il racconto di esperienze di chi, a partire da Don Pino Puglisi a Palermo fino al giudice Roberto Di Bella con il protocollo “Liberi di Scegliere”, ha creato le condizioni per immaginare un futuro diverso. 

Oltre ad una rinnovata consapevolezza, tuttavia, il libro ha anche prodotto degli effetti tangibili. A seguito della sua pubblicazione avvenuta l’estate scorsa, la questione della povertà educativa si è ritagliata uno spazio centrale nel dibattito pubblico. Da un lato, nel suo discorso in occasione delle celebrazioni estive per la festa di Sant’Agata – uno dei primi tenuti dopo il suo insediamento – l’arcivescovo di Catania Mons. Renna ha esortato la società civile e le istituzioni a non trascurare il diritto all’istruzione dei nostri giovani: «Fate indossare ai ragazzi il grembiule della scuola e toglieteli dalla strada». Dall’altro, una rinnovata attenzione al fenomeno non ha tardato a manifestarsi proprio nel quartiere Cappuccini. Anche grazie a “Giovani Invisibili”, l’eco delle storie di ragazzi come Yosra è giunta fino a Milano, dove ha sede l’associazione di terzo settore ON! Srl Impresa sociale. Così, da qualche mese a questa parte, ha preso avvio il progetto “Di bellezza si vive” grazie al quale cinquanta ragazzi e ragazze potranno oltrepassare le barriere sociali e culturali che fino ad ora li avevano ingabbiati. Molti di loro si troveranno a varcare per la prima volta gli angusti confini del proprio quartiere e ad ammirare monumenti e paesaggi simbolo della loro città, intraprendendo un viaggio in cui scoprire anche sé stessi. 

La strada verso una Sicilia in cui la storia di Yosra non avrà più bisogno di essere raccontata è ancora lunga e accidentata. Ma i primi passi sono stati compiuti. 

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