Giovanni Truppi: l’anomalia musicale nell’era indie-pop

“Poesia e civiltà” è un album cantautorale profondo, provocatorio, complesso e colto. L’artista napoletano lo presenta “live” il 14 dicembre a Messina ed il 15 a Palermo. «Racconto la sconfitta della borghesia e dell’Occidente». “L’unica oltre l’amore” anticipa le “Sardine”: «Cos’è? È l’empatia, lo schierarsi con i perdenti». In gennaio un progetto tra musica, letteratura e fumetto. L’errore di Wikipedia

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]I[/dropcap]nnanzi tutto, auguri… oggi è il tuo compleanno» saluto festoso Giovanni Truppi al telefono. «Veramente no», risponde ridendo il cantautore napoletano. Una doccia ghiacciata. Bella gaffe per iniziare l’intervista, mi dico. «Eppure Wikipedia, la Bibbia di Internet, riporta il 12 dicembre 1981 come la tua data di nascita» balbetto nel tentativo di giustificarmi. «Non so come, né perché, su Internet viene riportata la data di un mio amico» continua a sorridere Giovanni. «Io sono nato il 21 febbraio 1981». Così ci tocca anche di correggere Wikipedia.

Giovanni Truppi è un artista meravigliosamente anomalo. Non soltanto nell’errore sulla data di nascita. D’altronde uno che canta “era inverno ad aprile” all’interno di una canzone intitolata “Le elezioni politiche del 2018” non può che essere atipico. E, in effetti, Giovanni è forse il miglior corto circuito musicale italiano del momento: un cantautore, quasi di vecchio stampo, poco social e molto sociale, che non si rinchiude nella sua intimità, ma racconta la vita vera, al di fuori degli stereotipi di comodo. Sabato 14 dicembre al Retronouveau di Messina e domenica 15 allo Spazio Franco di Palermo presenterà il suo nuovo album “Poesia e civiltà”.

Un’altra anomalia è che, pur essendo nato 38 anni fa all’ombra del Vesuvio, Giovanni Truppi, romano d’adozione, soltanto nell’accento lascia trasparire le sue origini. «Ma non ho dimenticato la cultura napoletana, la porto dentro. Roberto Murolo è un artista che ho ascoltato molto. E poi tutta la canzone borghese napoletana dell’Ottocento è stata un riferimento per la musica italiana. Così anche per me». Nelle undici canzoni di “Poesia e civiltà” i punti di riferimento vanno però rintracciati altrove: nella canzone d’autore italiana classica – Paolo Conte, Fabrizio De André, Francesco De Gregori, Giorgio Gaber, Claudio Lolli – e fra i nuovi songwriters americani come Father John Misty e Sufjan Stevens.

Ed è questa la terza anomalia. Giovanni Truppi realizza un album cantautorale in piena era indie-pop. Un disco che dimostra che le banalità in musica si possono evitare. Sia nel linguaggio, sia nei contenuti. Giovanni inventa metriche e fonetiche bislacche, imprevedibili musicalità del verso, con un lessico ricco e parole che forse chiunque altro non riuscirebbe a cantare, a colpi di “contropartite”, “decifrare”, “prosciugata” e quant’altro si avrebbe timore di inserire in una canzone.

“Borghesia”, è un brano ispirato a “La scuola cattolica” di Edoardo Albinati, nel quale Giovanni osserva le macerie della società di oggi, dando l’impressione di rimpiangere quel ceto sociale nel mirino di suoi più celebri colleghi come Gaber e Lolli

«Ho cercato di basare questo disco su quello che è più importante per me ora, ovvero l’identità, la vita adulta, la bellezza, il modo in cui scegliamo di porci nei confronti degli altri e quindi il rapporto con la società. Concetti che mi appassionano anche per via della grande fase di ridefinizione che stanno attraversando in questo momento storico. La poesia e la civiltà sono i punti cardinali verso i quali tendono tutti gli elementi di questo lavoro (gli argomenti delle canzoni, il lessico, gli arrangiamenti e la produzione), la scelta del titolo scaturisce da qui».

Nell’era in cui l’ignoranza è diventata una dote, rappresenta una ulteriore anomalia realizzare un lavoro profondo, provocatorio, complesso e colto. Si torna a parlare di riferimenti letterari. A cominciare da “Borghesia”, il brano che apre “Poesia e civiltà”, ispirato al romanzo “La scuola cattolica” dello scrittore Edoardo Albinati, nel quale Giovanni osserva le macerie della società di oggi, dando l’impressione di rimpiangere quel ceto sociale nel mirino di suoi più celebri colleghi come Gaber e Lolli. «In qualche modo sì, tenendo conto che la borghesia è quel ceto medio che non c’è più» spiega. «La borghesia aveva avuto tra le mani la possibilità di migliorare la vita di chiunque, invece ha buttato tutto alle ortiche, pensando al proprio benessere immediato. Borghesia è un termine con il quale raccontare gli ultimi cinquant’anni dell’Occidente. Racconta la sconfitta dell’Occidente».

Il brano che chiude l’album, è legato alla lettura di “Ancient society”, libro del 1877 dell’antropologo americano Lewis H. Morgan che affronta, tra gli altri temi, quello delle origini della famiglia

“Ancient society”, il brano che chiude l’album, è invece legato alla lettura dell’omonimo libro del 1877 dell’antropologo americano Lewis H. Morgan che affronta, tra gli altri temi, quello delle origini della famiglia. «Avevo letto “L’origine della famiglia della proprietà privata e dello Stato” di Engels e, alla fine del libro, Engels cita per intero una pagina di Morgan». Quasi una dichiarazione politica, piuttosto che una canzone: “La rovina della società sta minacciosa davanti a noi / in conclusione di un corso storico il cui unico scopo è la proprietà / poiché un simile corso porta già dentro sé gli elementi della sua stessa annientazione. / Democrazia nel governo, fraternità nella società, / ed eguaglianza dei diritti e dei privilegi, /istruzione per tutti, /consacreranno il prossimo stadio della società / a cui tendono costantemente esperienza, scienza e ragione. / Sarà una resurrezione”, canta Giovanni Truppi.

“L’unica oltre l’amore” potrebbe essere invece la canzone-manifesto delle “Sardine”. “È quella cosa che ci divide tra chi simpatizza con chi vince / e dall’altra parte / ovunque, da sempre e per sempre /chi simpatizza con chi perde”. E Giovanni si schiera con gli sconfitti, sceglie «l’empatia, la compassione vera» in tempi di porti chiusi e di spettri fascisti.

«Mi sono detto: “Perché non un duetto?”. Per di più con un amico come Calcutta. È un modo per dare un’altra vita alla canzone fuori dal disco»

Anomalo sì, ma alla fine anche lui è caduto nella trappola dei duetti. Insieme con Calcutta ha registrato una nuova versione di “Mia”, uno dei brani di “Poesia e civiltà”. «Mi sono detto: “Perché non un duetto?”. Per di più con un amico come Calcutta. È un modo per dare un’altra vita alla canzone fuori dal disco. È vero, ho fatto un album lontano dalle mode, ma questo non vuole dire che certe mode non mi piacciano». Il duetto annuncia la pubblicazione in gennaio di un EP che accoglierà «inediti più qualcuna già pubblicata e che ho rivisto insieme ad alcuni artisti che mi piacciono molto e che sono stati così meravigliosi da accettare l’invito alla festa». Un progetto multimediale che avrà collegamenti con l’arte, la letteratura e il fumetto. La rilettura di “Mia”, ad esempio, è uscita insieme con un fumetto ideato ed illustrato da Antonio Pronostico e Fulvio Risuleo, e realizzato da Coconino Press, disponibile per intero sul sito www.fumettologica.it .

Il fumetto ispirato alla canzone “Mia” di Giovanni Truppi con Calcutta

Il fumetto ispirato alla canzone “Mia” di Giovanni Truppi con Calcutta

Il progetto non dovrebbe avere legami con il Festival di Sanremo. Giovanni Truppi smentisce i vari gossip che inseriscono il suo nome tra quelli “papabili” per entrare fra i “big” alla edizione numero settanta della rassegna canora. Il condizionale, tuttavia, è d’obbligo. «Non ci penso troppo a Sanremo» commenta. Ma ci pensa. E precisa: «Non lo faccio per snobismo, confesso però che se qualcuno mi chiedesse di partecipare affronterei il rebus con estrema serietà».

Nel frattempo, distribuisce “Poesia e civiltà”, delle quali ci vorrebbe massicce dosi in questo periodo, sui palchi di tutta Italia. Giovanni Truppi suona la chitarra e il piano da lui ricreato, ottenuto modificando un piano verticale. «Ho preso un piano verticale, lo ho segato lateralmente, l’ho reso smontabile per poterlo trasportare comodamente e l’ho elettrificato tramite dei pick-up per collegarlo, come una chitarra elettrica, agli amplificatori». Con lui sul palco la band formata da Paolo Mongardi (batteria), Giovanni Pallotti (basso), Daniele Fiaschi (chitarra), Duilio Galioto (tastiere) e Nicoletta Nardi (voce e tastiere).

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Laureato in Lettere moderne. Giornalista professionista. Ha collaborato con Ciao2001, Musica Jazz, Ultimo Buscadero, Il Diario di Siracusa. È stato direttore del bimestrale Raro! e caposervizio agli spettacoli al quotidiano "La Sicilia". Nel 2018 ha curato il libro "Perché Sanremo è (anche) Sicilia”. Nel 2020 ha scritto “Alfio Antico. Il dio tamburo” pubblicato da Arcana.

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