Secondo il direttore di “Pagella Politica”, il lavoro di scrupolosa verifica di fatti e dichiarazioni, di cui il suo giornale da anni è alfiere, sarà sempre più un pilastro del mondo dell’informazione, garantendo autorevolezza e imparzialità

[dropcap]I[/dropcap]n un contesto mediatico dominato dai social, in cui termini come “fake news” o “bufale” sono entrati a far parte del linguaggio comune, come può il giornalismo assumere un ruolo tutela nei confronti dei lettori? La sfida dei comunicatori di domani non è solo quella di “arrivare prima” , ma anche quella di essere il più possibile autorevoli. In questo senso, l’emergente figura del fact-checker sta acquisendo sempre maggiore importanza. Ma cosa fa esattamente chi si occupa di “fact-checking”? E quali strumenti utilizza? Ne abbiamo parlato con Giovanni Zagni, direttore responsabile di Pagella Politica, che sarà ospite alla Scuola Superiore di Catania, dal 10 al 14 ottobre a Catania del 2° workshop Il giornalismo che verrà, organizzato dal Sicilian Post e dalla Fondazione Domenico Sanfilippo editore.

«Il fact-checker – spiega Zagni – è colui che si occupa di indagare le dichiarazioni di personaggi pubblici e verificare se, in base ai dati e ai fatti che sono disponibili, ciò che hanno detto è vero. Di base, ciò che facciamo a Pagella Politica è prendere la dichiarazione di un politico, scomporla, cercando di individuare la fonte primaria dei dati, e così verificarla. Nel fare questo ciò che più conta è il metodo e l’attidudine mentale, mentre durante attività come il debunking – quando si cerca di capire da dove arriva una foto o un video che circola su internet – si fa maggiore ricorso a strumenti tecnici».         

Giovanni Zagni

QUANTO MENTONO I POLITICI ITALIANI? Se a livello internazionale il fact-checking è in uno stato di espansione – iniziato alla fine del 2016 con i dibattiti sviluppatisi intorno all’elezione di Donald Trump e alla Brexit – in Italia sono poche le realtà che si occupano della materia utilizzando questa etichetta. Una di queste è Pagella Politica, che dal 2014 ha verificato centinaia di dichiarazioni dei leader politici. Da Matteo Salvini a Luigi Di Maio, passando per Matteo Renzi, tutta la classe politica nazionale degli ultimi anni è passata sotto lo “scan” della redazione, con verdetti che oscillano tra il “Vero”, il “C’eri quasi”, “Nì”, “Pinocchio Andante” e la “Panzana pazzesca”. Come quando il leader della Lega, ospite di Barbara D’Urso, vantando i successi del governo in tema di immigrazione, affermava che nel 2019 nel Mediterraneo fosse stato recuperato un solo migrante morto. Ebbene, un meticoloso articolo di “Pagella Politica” segnalava come questa dichiarazione fosse fuorviante e come, secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, da inizio anno i morti nel Mediterraneo fossero stati oltre 230.

TRACCIA IL CONTRATTO. La sottoscrizione del “contratto di governo” da parte della Lega e del Movimento 5 stelle all’inizio dell’attuale legislatura, ha offerto ai fact-checkers un’opportunità senza precedenti: «La promessa al Paese – continua Zagni – è stata del tipo: faremo un governo nel quale realizzeremo solo ciò che c’è scritto nel contratto. Noi abbiamo raccolto la sfida, prendendo tutte le promesse precisamente verificabili, confutandole». Il risultato? Fino allo scorso giugno, su 317 promesse gli impegni portati a termine erano poco più del 10%, mentre per il 55% non era stato fatto ancora nulla di significativo. In 8 casi, invece, il governo aveva fatto l’esatto opposto di quanto scritto nel Contratto».

UNO STRUMENTO D’ANALISI, NON DI CONDANNA. «In un certo senso – spiega ancora il direttore di Pagella Politica – la figura del fact-checker è assimilabile a quella di un magistrato. Egli infatti deve cercare di mettersi in una posizione terza e alternativa rispetto sia alle forze politiche che nei confronti del pubblico. Per il semplice motivo che chi un giorno ha fatto un’affermazione che non è verificata come corretta, domani potrà dichiarare il vero. Il nostro lavoro non è quindi quello di “squalificare” (o promuovere ndr) integralmente una figura politica, ma di fornire al lettore – che poi diventerà elettore – tutti gli strumenti per orientarsi nel mondo che lo circonda». Ma qual è l’impatto di tutto questo in un contesto in cui la veridicità sembrerebbe più importante della verità? «La gente che ha votato Donald Trump – continua Zagni – era consapevole che non dicesse tutte cose vere, tuttavia ha pensato: dice delle balle, ma non mi interessa. Non si tratta di una partita di Trivial Pursuit in cui è indispensabile dare sempre la risposta corretta». In che modo, allora, i fatti possono fare la differenza? La risposta potrebbe stare in uno sguardo sinergico verso il futuro. Oltre alle collaborazioni con diversi attori italiani – dalla Rai all’Agi, fino a Facebook, con cui collabora da oltre un anno alla lotta alle fake news – infatti, Pagella Politica ha condiviso progetti legati ad altre 19 realtà europee dedicate al fact-checking riunite nel sito “Fact-chek.eu”, nato in occasione delle elezioni europee.

UNA PROFESSIONE IN DIVENIRE. «Oggi – conclude il direttore – c’è poca richiesta di persone che scrivano editoriali sulla crisi politica, e maggiore necessità di professionalità come quelle impegnate nel fact-cheking. Per questo il “giornalismo che verrà” secondo me vedrà una fase di iper-specializzazione. In un periodo in cui siamo invasi da informazioni molteplici e confuse, abbiamo bisogno di spazi e di persone che facciano da filtro con autorevolezza. Il lettore deve potersi fidare di ciò che legge e ciò che sente. Credo sia fondamentale che esista un posto, da qualche parte su internet, in cui se una notizia è falsa ci sia qualcuno che la smonti e lo dica». In fondo, non tutti gli eroi indossano una maschera.

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