Benché considerato soltanto un servizio, oggi nelle case il bagno è un vero e proprio vano arredato con gusto, con scelta di sanitari dotati di ogni comfort, piastrelle e accessori vari. Un tempo invece il bagno era… un càntaro portatile!

Etimologia e varianti. Il termine càntaro deriva dal greco κάνθαρος (/kàntaros/), parola usata per indicare una coppa da vino finemente decorata a figure rosse o nere. Essa era contraddistinta da uno stelo, un’ampia coppa e due anse laterali. Un utensile di forma simile, seppur di dimensioni maggiori, venne adoperato nelle abitazioni siciliane ottocentesche in diversi modelli dalla capienza variabile. In origine la tradizione vuole che i primi càntari potessero contenere proprio un càntaro, antica unità di misura siciliana corrispondente a 79 kg che potrebbe aver contribuito alla nascita di questo termine. In tal caso, il lemma all’origine di quello italiano sarebbe l’arabo qinṭār, che si riferisce ad un’unità di misura pari, all’incirca, al quintale. In ogni caso, il càntaro siciliano aveva degli usi ben diversi da quelli del cugino greco. Nelle case più povere, infatti, il càntaro era una grande tazza in ceramica posta in una stanza umida e buia con dei fogli di giornale o una sola pezza appesa per tutta la famiglia al posto della più moderna carta igienica. Nelle abitazioni di livello sociale medio-alto esso era un vaso da notte riposto nella parte inferiore dei comodini in camera da letto e svuotato una volta al giorno. Solo le case nobiliari avevano una stanza riservata con una sorta di cassapanca in legno nella quale era incastonato il vaso in terracotta, nascosto alla vista. Non a caso questo modello appare nelle scene de “Il Gattopardo” di Luchino Visconti.

Da gabinetto a soprammobile. Alla fine del ‘700 con l’invenzione del gabinetto collegato alla rete fognaria, per merito dello scozzese Alexander Cummings, il cantaro pian piano perse ragione d’esistere, anche se in Sicilia resistette fino al ‘900. Divenuto ormai inutile da un punto di vista pratico, la fantasia e l’estro artistico dei Siciliani trasformarono il cantaro in un soprammobile, un vaso in ceramica finemente decorato con i motivi tipici della tradizione siciliana. Una sorta di ritorno alle origini, a quella prestigiosa coppa greca dipinta a mano.

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