Il connubio di chef Cicero: «Ingredienti siciliani e cucina internazionale»

Giovanissimo e pronto a cogliere ogni nuova sfida che gli si presenta, il modicano classe 1995 da qualche settimana si è messo alla guida di Mùrika – tradizione sicula moderna, ristorante di famiglia riaperto da marzo dopo un periodo di restyling che gli ha donato nuova vita e che punta sulla tecnica per sfornare piatti d’eccezione

Mùrika, ristorante all’interno del Modica Palace Hotel in passato conosciuto come Quasimodo, richiama la genesi più antica del primo nome della città di Modica, nonché la volontà di trarre spunto dalla tradizione aggiungendo però quel pizzico di modernità e uno sguardo sul mondo che caratterizzano i suoi piatti.

E dopo sei anni trascorsi tra Londra e Dubai, Giorgio ha preso in mano le redini del ristorante nel cuore della città del cioccolato, che negli ultimi anni, insieme alla zona del ragusano, sta puntando molto sul turismo enogastronomico. Punto di forza per il territorio o rischio di concorrenza? Per Giorgio Cicero non c’è dubbio. «Non voglio essere presuntuoso ma non abbiamo concorrenza, perché ogni chef e ogni ristorante offre un prodotto, che sia gourmet o da trattoria, completamente differente l’uno dall’altro».

«Il turista ormai è cambiato ed è aperto al buon consumo – aggiunge il giovane chef – e noi operatori di settore col tempo ci stiamo rendendo conto che il turismo può essere una risorsa per tutto il territorio e sotto diversi punti di vista, non solo legati all’architettura, ma anche alla cucina». Ed è proprio dietro i fornelli che esce la vera anima di Giorgio, che prepara piatti a base di vegetali e prodotti del territorio, anche attingendo dal suo orto biologico personale. «La qualità della materia prima è importante al cento per cento per la riuscita di un piatto. Sembra un concetto banale ma non lo è, e tra i nostri obiettivi c’è proprio quello di operare una scomposizione delle verdure, prendendo i diversi elementi che le compongono – radice, foglie, stelo, fiori – e utilizzarle indistintamente».

Il piatto forte è l’insalata di burrata e pomodori, nel menù sin dall’apertura del locale e che difficilmente verrà sostituita. Ma anche tonno e carne vanno forte. Piatti preparati con ingredienti del territorio apprezzati in particolar modo dai tanti turisti inglesi, olandesi, tedeschi che vanno a trovare Giorgio al ristorante. «Non lavoriamo tanto sulle rivisitazioni di piatti tipici della tradizione, che ormai sembrano più una moda. Preferiamo invece concentrarci sulle tecniche, dando vita a una cucina internazionale che usa ingredienti siciliani a tutti gli effetti», afferma Cicero, che ha iniziato appena quindicenne a lavorare nella sala dell’albergo per la stagione estiva e dopo il primo anno di Liceo Scientifico – realizzato che la matematica non faceva per lui – ha deciso di buttarsi sul mondo della cucina. Prima per gioco, poi iscrivendosi all’Istituto alberghiero e successivamente facendo esperienza in ristoranti internazionali di grande prestigio, come il Maze di Gordon Ramsay di Londra (ai tempi una stella Michelin), il Pollen Street Social di Jason Atherton (una stella Michelin) e il Marina Social Dubai di Jason Atherton.

«Le intenzioni inizialmente erano quelle di rimanere fuori, ma piano piano ho maturato il desiderio e la voglia di stare vicino alla famiglia, nel nostro ristorante», dice Cicero, che ha avuto la conferma che quella della cucina fosse la strada migliore per lui quando ha vissuto la prima esperienza fuori dalla Sicilia, in Toscana, da dove è rientrato consapevole e deciso di quello che voleva fare. «Ho sempre avuto voglia di girare, scoprire nuovi posti e confrontarmi con ciò che non conosco, con l’ambizione di fare sempre di più. E anche tornare a casa non è un punto di riferimento per sempre, ma un’altra sfida che ho voluto cogliere».

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Sono cresciuta in una famiglia di giornalisti e ho avuto quindi la possibilità, fin da piccola, di stare a contatto con giornali e studi televisivi, mentre pian piano maturavo l'idea di percorrere le orme dei miei genitori e intraprendere quella strada, di certo oggi più tortuosa, ma sempre affascinante. Così, quando è arrivato il momento di scegliere l'Università da frequentare, non ho avuto dubbi: sarei stata una studentessa del corso di Laurea in Scienze della Comunicazione nella mia città, che amo immensamente, a cui è seguito il biennio di specialistica in Comunicazione della Cultura e dello Spettacolo. Inutile dire che non mi sono mai pentita della mia scelta, apprezzando giorno dopo giorno, anno dopo anno, la comunicazione, il giornalismo e l'organizzazione di eventi legati a questi ambiti, approfonditi anche tramite esperienze lavorative in Fondazioni d'arte, librerie, Festival culturali. Insomma, non so proprio stare con le mani in mano! Sono curiosa di ciò che mi circonda e mi nutro delle storie delle persone con cui entro in contatto, probabilmente deformazione professionale.

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