“Arriccioli tagghiu a pezzi / Comu fussiru mmistini / Aju sardi e masculini”, sono le voci della Pescheria di Catania che Alfio Antico ha registrato nel brano Storii di Pisci. Risuonano nella Vecchia Pescheria di Marano Lagunare, paese di cultura veneziana situato nell’omonima laguna in provincia di Udine, fra Lignano e Grado. Cacciati dalla Sicilia, riccioli, sardi e masculini sono dovuti emigrare in laguna e mescolarsi a passere, anguille e ghiozzi gialli per farsi conoscere all’estero. Cantati dalla voce del percussionista lentinese e decantati dalle mani dello chef Carmelo Chiaramonte sono finiti in un video premiato dal Ministero degli Esteri e che farà il giro degli Istituti di cultura italiani nel mondo. Poteva essere occasione per promuovere eccellenze artistiche ed enogastronomiche della Sicilia, invece sarà il Friuli a mettersi in vetrina.

«Avevamo proposto il progetto in Sicilia, a Lentini, la città di Alfio, ma non abbiamo ricevuto risposta», racconta Govind Singh Khurana della Niafunken, l’agenzia di produzione. «È comunque stata anche una scelta dettata da una questione di praticità, di logistica. Noi operiamo al nord, Alfio vive a Ferrara e, visto l’emergenza pandemia, l’unico che si sarebbe dovuto spostare da lontano era Carmelo».

E così riccioli, sardi e masculini sono andati a finire sui banconi della Vecchia Pescheria friulana dove è stato ambientato Ahiu Fami, il video del “concerto gastronomico” scelto poi dal Ministero degli esteri tra le oltre 150 proposte inedite di musicisti e artisti di musica jazz e classica contemporanea che da tutta Italia hanno risposto all’iniziativa della Farnesina “Vivere all’italiana in Musica” per sostenere la ripresa e il rilancio delle produzioni musicali italiane sui mercati internazionali dopo lo stop dovuto all’emergenza Covid-19. «È stata un’idea apprezzata, anche per l’unione tra musica e cibo: è un progetto innovativo, completamente inedito», sottolinea Govind Singh Khurana. «Da questo video nascerà uno spettacolo che andrà in giro per l’Italia in un formato più ampio».

Ahiu Fami apre tra campanacci, suoni di sax e tastiere in sottofondo alle immagini della laguna, di barche e pescatori, fino alla Vecchia Pescheria restaurata. Poi appare Carmelo Chiaramonte mentre con le mani e con il coltello schiaccia spicchi d’aglio. Entrano i musicisti e Alfio Antico, alla chitarra battente, comincia a dialogare con i “suoni” della cucina dello chef modicano e con le tastiere e il synth di Giorgio Pacorig, il contrabbasso di Amedeo Ronga e i fiati di Piero Bittolo Bon. Come il jazz ed il blues delle origini traggono i loro suoni dai ritmi del lavoro quotidiano e della fatica, dai canti di lavoro, i rumori e i suoni della cucina entrano a fare parte della performance. Il filo conduttore è proprio la preparazione del piatto che dura l’intero spettacolo nel quale il mondo ancestrale di Alfio Antico si contamina con il jazz, nelle sue forme più tradizionali e anche sperimentali. Soltanto nel finale sarà rivelato il piatto in preparazione.

Lo schema narrativo parte con Supra Mari seguita da Storii di Pisci. Carmelo Chiaramonte canta poi L’autra sira, brano dall’atmosfera ironica e conviviale, che lascia il posto a due brani fondamentali nel repertorio di Alfio Antico, Silenzio d’amuri e Anima ‘ngignusa. Lo chef modicano pesta, taglia, setaccia, spadella, entrando in sinergia anche con l’elettronica e i synth modulari. I due protagonisti si scambiano i ruoli nel brano A Sinapa, quando è il percussionista a snocciolare la sua particolare ricetta basata sulla tipica erba spontanea e commestibile raccolta nelle campagne dell’isola. Improvvisando sulla filastrocca di Lu vermi efacendo leva sulla sua lunga esperienza teatrale, Alfio Antico fa poi nascere Ahiu Fami, brano dai toni primitivo-futuristi che dà il titolo all’intero progetto.

Il finale è geniale, tutto all’insegna dell’improvvisazione, con i campanacci del lentinese che duettano con il passaverdure, la padella e la frusta dello chef: «Sono dodici movimenti di cucina», spiega Chiaramonte. «Una lunga suite strumentale che comprende Setacciatura dei ceci, Passaverdure e Pasta cà sarsa e al termine della quale viene svelato il piatto».

Il piatto preparato nel corso del concerto è un cuscus di frutti di mare, ma lo spettacolo non finisce: Alfio Antico, solo con tamburo e voce, esegue Boretto (zuppa di pesce tipica del luogo, omaggio alla regione ospitante) e Vendemmia; brano ipnotico, che rimanda alle feste legate all’agricoltura nel Meridione, con una carica e un’energia trascinanti, che lo rendono contemporaneo. Musica da mangiare, cibo da ascoltare. Ispirazione, genio, talento, dedizione, sono i tratti comuni di questa sorprendente combinazione.

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