Era il 7 gennaio 1826 quando, al teatro Carolino di Palermo (poi diventato Bellini), debuttava Alahor in Granata, opera lirica del celebre Gaetano Donizetti. All’epoca il compositore bergamasco era maestro di cappella e direttore musicale del teatro siciliano, dove rimase fino al febbraio successivo, e se qualcosa già si sapeva della composizione in sé e della storia dell’Alahor, ora le informazioni in nostro possesso saranno più accurate e dettagliate, dal momento che un manoscritto autografo di Donizetti è stato in questi giorni individuato nella biblioteca del Conservatorio di Palermo.

UN GIACIMENTO DI MANOSCRITTI. A fare la scoperta è stato Edoardo Cavalli, studioso del Centro Studi Donizetti, che è collegato al Donizetti Opera Festival della città di Bergamo. Le ricerche su Alahor sono legate al progetto Donizetti200 del festival che ogni anno mette in scena un’opera che “compie” 200 anni. Nel 2026 toccherà proprio a questa, rimasta nell’oblio per 150 anni: «La biblioteca del Conservatorio di Palermo continua a rivelarsi un giacimento di preziosi manoscritti e partiture utili a ricostruire pezzi mancanti della storia della musica», ha commentato non a caso il direttore del Conservatorio, Daniele Ficola, come riporta l’ANSA. Questo, infatti, non è il primo ritrovamento donizettiano fatto nel capoluogo siciliano: il bibliotecario del Conservatorio, Dario Lo Cicero, aveva di recente scoperto «anche gli autografi di due cantate di Donizetti, delle quali si conoscevano solo i titoli».

Adesso inizierà una fase di studio del manoscritto che «permetterà di avere una partitura pienamente attendibile di quanto Donizetti scrisse nel 1826» realizzando l’edizione critica

LA STORIA DEL MANOSCRITTO. La composizione di cui parliamo, un’opera seria in due atti, ebbe al momento del suo debutto un tiepido successo. Fu riproposta lo stesso anno al San Carlo di Napoli, e poi nel 1830 nuovamente a Palermo, assente Donizetti. Ed è la copia della partitura di questa messa in scena che finora era l’unica identificata. Infatti, su questa, si sono fondati gli studi per la ripresa contemporanea dell’opera nel 1998 al Teatro de la Maestranza di Siviglia (di cui esiste un’incisione su CD) e poi nel 1999 al Teatro Massimo di Palermo, con le scene di Ezio Frigerio e Simone Alaimo nella parte del protagonista. Il manoscritto di Alahor autografo era da anni oggetto di studio, ma «nessuno prima di oggi aveva confermato la sua autenticità», ha sottolineato Ficola. Adesso inizierà una fase di studio del manoscritto che «permetterà di avere una partitura pienamente attendibile di quanto Donizetti scrisse nel 1826» realizzando l’edizione critica, ha osservato Paolo Fabbri, direttore scientifico del Centro Studi donizettiani, che intende «organizzare, auspicabilmente col Conservatorio e con l’Università di Palermo, una giornata di studi sul soggiorno siciliano di Donizetti».

VERSO NUOVE SCOPERTE. Dal presidente del Conservatorio, Giovanni Angileri, è arrivato inoltre un ringraziamento agli studiosi che hanno fatto la scoperta e alla Soprintendenza per i Beni Culturali di Palermo, perché l’opera «dopo il necessario restauro sarà senz’altro valorizzata». Ma il lavoro non finisce qui. «Siamo molto felici e orgogliosi – ha concluso Giorgio Berta, presidente della Fondazione Teatro Donizetti – per i risultati scientifici raccolti in questi mesi dal Centro Studi Donizetti: Edoardo Cavalli ha identificato questo prezioso manoscritto di Alahor in Granata e Candida Mantica sta lavorando per la ricostruzione della partitura del Piccolo compositore di Mayr. Si studia e si lavora, insomma, su tante altre opere del genio bergamasco».

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