Dal canto “agli astri, al ciel” di Puccini ad I like Chopin, l’hit parade di Gazebo, il passo è lungo. Ma, D’altro Canto, come recita il titolo del suo ultimo album, Tiziana Tosca Donati, per i palcoscenici solo Tosca, è abituata ad andare dove la porta la voce senza domandarsi troppo se e come. Così questa estate potete incontrarla in giro per il Paese a presentare il documentario Il suono della voce, per il quale è stata riconosciuta Protagonista dell’anno ai Nastri d’Argento Doc 2020, oppure a parlare di musica con qualche suo ospite nella forma di ConversaConcerto, o ancora con la Roma Sinfonietta per Omaggio a Ennio Morricone, concerto con le musiche create dal Premio Oscar per la cantante portoghese Dulce Pontes e con brani tratti dalle più famose colonne sonore. Ma soprattutto con Morabeza, lo spettacolo che porta il 28 luglio all’anfiteatro di Zafferana Etnea, anteprima della XVII edizione dell’Alkantara Fest, e con il quale tornerà il 9 settembre alla Tonnara Florio di Palermo.

«D’Altro Canto, uscito in febbraio, è stato piuttosto un fuori programma, legato a una trasmissione radiofonica, una sorta di regalo agli ascoltatori», tiene a sottolineare Tosca, poco prima di salire sul palco del Napoli Jazz Festival. «Ho ripreso l’album Morabeza per il quale avevo lavorato per un anno e che non volevo far nascere sotto pandemia. Si è accumulato tutto il lavoro del 2020 bloccato dal lockdown. A questo si è aggiunto il non programmato omaggio a Morricone, inaspettato perché avrebbe dovuto esserci Dulce Pontes, che non ha potuto partecipare, e così la Roma Sinfonietta si è rivolta a me».

Morabeza, l’album per cui nel 2020 ha ottenuto due Targhe Tenco, miglior interprete di canzoni e migliore canzone con Ho amato tutto (già premiata al Festival di Sanremo), è diventato un concerto-spettacolo, una colorata giostra. Sul palco spicca un grande mappamondo rosso, quasi a simboleggiare il dolce connubio messo in scena dall’artista che si destreggia tra francese, portoghese, arabo, italiano, napoletano e romanesco in ben dieci lingue, celebrando l’intreccio e la contaminazione fra i popoli, l’accoglienza, l’ascolto come via di salvezza per l’uomo. Temi attuali, travolti dall’amore e dalla passione, centro nevralgico del suo disco. Tosca dà voce alla nostalgia, al ricordo, abbraccia il passato e si dirige verso il futuro servendosi di musica e parole attraverso un dialogo continuo con i suoi musicisti.

«In inverno, il mappamondo sarà sostituito da un albero», annuncia Tosca. «L’albero della vita, le cui radici s’intrecciano fra di loro. Il mio viaggio nelle musiche d’altrove è anche alla ricerca di me stessa. Nelle altre sonorità trovi te stessa. La tua radice si addice alle altre. È un po’ il mio segreto: cerco me nella musica africana, non vado lì per imitare un artista del posto. E anche quando canto in una lingua straniera esce fuori la mia anima italiana. In Brasile mi dicono che sentono il mare quando canto nella loro lingua. Morabeza è un concerto-spettacolo che ha una sua ambientazione, un fil rouge».

Canzoni e teatro, frutto anche del rapporto di vita e di lavoro con Massimo Venturiello che ha curato lo spettacolo. D’altro canto, è proprio dietro un sipario che una allora diciottenne Tiziana Donati cominciò a fare i primi passi. «Io sono sempre stata una ragazzina indipendente, non volevo assolutamente pesare sulle spalle dei miei genitori, ho detto a mio padre che non volevo fare l’università. Quasi tutti gli artisti della mia generazione infatti non sono laureati. Allora lavoravo in teatro, il Rossini, a Roma, in una compagnia dialettale con Checco Durante, che era il De Filippo romano, e mi davano 16mila lire a spettacolo ed io non ci vivevo. Così, dopo aver recitato, andavo a Borgo Pio a cantare in un locale, e lì ho conosciuto Renzo Arbore. Dopo quell’incontro, le mie priorità si sono ribaltate».

Prima vocalist nei cori di Indietro Tutta con Paola Cortellesi, D.O.C, Il caso Sanremo, con Arbore e Lino Banfi, fino alla nascita di Tosca, alle collaborazioni con i più importanti artisti del cantautorato italiano come Lucio Dalla, Riccardo Cocciante e Renato Zero ed al trionfo sul palco dell’Ariston al Festival del 1996, in duetto con Ron, autore di Vorrei incontrarti fra cent’anni.

«È stato intorno ai 30 anni che ho riscoperto il teatro. Con l’omaggio a Roberto Murolo, lo spettacolo su Pessoa. E anche in Morabeza ci sono alcuni testi che fanno da legame tra le canzoni tratti dal Canto alla durata di Peter Handke».

Nel viaggio attraverso i suoni del mondo, mercoledì 28 luglio è prevista una passeggiata in Via Etnea, canzone dedicata a Catania e contenuta nell’album Appunti musicali dal mondo (2017), nella quale Tosca mescola il tango con l’Africa, seltz e limone. Né mancherà il ricordo di due amici che dimoravano a un tiro di schioppo da Zafferana. «Di Lucio (Dalla) interpreterò Piazza Grande, che ho portato anche a Sanremo, mentre di Battiato, con il quale purtroppo non ho avuto modo di approfondire l’amicizia, sto studiando come poter inserire nel contesto di Morabeza la canzone Mesopotamia (Che cosa resterà di me). La cantavo nello spettacolo Esperanto che misi in scena nel 2006. Non so se riuscirò a fare questa sorpresa al pubblico di Zafferana, certamente nella ripresa invernale».

Musica e teatro non sono gli unici fronti sui quali è impegnata l’artista romana. Da otto anni, infatti, è fra le anime dell’Officina Pasolini, laboratorio di alta formazione artistica del teatro, della canzone e del multimediale della Regione Lazio e Hub culturale di eventi su Roma. «È un luogo di incontro e di aggregazione per dare un segnale a tanti ragazzi, ovvero che c’è un futuro anche da artisti indipendenti. Puoi fare il talent in tre mesi oppure cominci a mettere a poco a poco un mattoncino sull’altro per crearti una strada più sicura». Una attività che ha messo in contatto Tosca con il tessuto sociale della sua città, tanto da voler contribuire come artista a progetti di rinascita. «Faccio parte del comitato scientifico culturale di una lista civica, Liberare Roma, che rientra nel calderone della sinistra ecologica», annuncia. «Voglio stare sul campo, costringere i politici ad ascoltare i bisogni e le necessità di chi sta in basso».

E Tosca chiede di non arenarsi nell’approvazione del ddl Zan contro l’omotransfobia. «È sacrosanta la presa di posizione di Fedez, ma poi bisogna continuare», sostiene. «Si è annacquato il senso del disegno di legge: è giusto tutelare persone che non lo sono. In Italia non c’è una parità di genere. Magari in Francia, in Gran Bretagna, qui quando vediamo un ragazzo con i capelli lunghi ancora sghignazziamo. Ed è giusto che noi artisti ci assumiamo le nostre responsabilità. In altri Paesi, come in Brasile, l’arte, la musica è temuta per l’influenza che può avere sulla gente».

Questo, però, è il Paese in cui «con la cultura non si mangia», come asseriva un ex ministro, e serve solo a divertire, sosteneva un ex premier. «Si è visto come noi artisti siamo stati trattati durante la pandemia, ci hanno lasciato morire di fame», protesta Tosca. «Certo, anche fra noi esistono contraddizioni. Quando tutto sarà passato, quando ritornerà il benessere, nessuno penserà al problema. Anche per questo motivo ho deciso di scendere in campo. Viviamo una deriva culturale. Sono stanca della politica dei tweet, dei post, di Instagram. Bisogna procedere spediti, senza attendere i “like”».

E alla “politica” Tosca non sfugge il “caso Sicilia”: «Da voi in Sicilia la situazione appare ancora più grave, quasi irreparabile: c’è uno stato di degrado e di abbandono», constata con amarezza. «Si sperperano denari pubblici, ad esempio mi riferiscono di sfilate di Dolce & Gabbana, e si lasciano chiudere festival che operano attivamente da sette anni sul territorio come l’Indiegeno, che significa lasciare senza lavoro tante famiglie. È un peccato».

Dopo il concerto di Tosca a Zafferana, da giovedì 29 luglio a domenica 1 agosto l’Alkantara Fest si sposterà a La Cisternazza di Pisano, dove sono attese formazioni da Turchia, Gran Bretagna, Ungheria, Francia, Polonia, Messico e Danimarca.

Articolo aggiornato alle ore 18.25 del 24/07/2021

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