Due cose non stupiscono della figura di Giuseppe Balsamo. La prima: che avesse parecchi nemici e che la sua vita, costellata qua e là di inganni e menzogne, lo abbia esposto tanto alla fama quanto alla diffidenza e all’invidia dei contemporanei. La seconda: che nel XXI secolo si discuta ancora sulle sue vicissitudini e se ne pubblichino addirittura dei saggi

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]C[/dropcap]agliostro! Chi era costui?» avrebbe esclamato don Abbondio al posto di una celebre frase de I promessi sposi manzoniani, se solo Giuseppe Balsamo da Palermo, noto anche come conte di Cagliostro, fosse nato un secolo prima. Fonti discusse a lungo sostengono che sia invece venuto al mondo, almeno per convenzione, il 2 giugno 1743 da una povera famiglia di mercanti dalla discendenza illustre. Perché se ne sente parlare fino ad oggi? Perché questo personaggio è passato alla storia come uno dei più poliedrici nell’Europa intera: mago, alchimista, esoterista, taumaturgo e truffatore, rimane una delle personalità siciliane più controverse di tutti i tempi.

Per una curiosa coincidenza, l’apice del suo successo iniziò nel 1777 nella capitale inglese che in precedenza lo aveva visto dietro le sbarre. Qui venne iniziato alla loggia massonica L’Esperante e divenne un punto di riferimento fra i più potenti sovrani del Vecchio Continente, al punto da essere ritenuto un illustre guaritore e medico, nonché un chimico e perfino un chiaroveggente, in grado di predire con attesa finanche la morte di Maria Teresa d’Austria nel 1780. A ciò, naturalmente, si aggiungevano le numerose leggende circolanti sul suo conto, che rendevano un uomo carismatico già di per sé in uno dei beniamini di intere società, raffigurato a scopo celebrativo addirittura in anelli, ventagli, bagattelle e tabacchiere. Due cose, di conseguenza, non stupiscono affatto sul suo conto. La prima: che avesse parecchi nemici e che la sua vita, costellata qua e là di inganni e menzogne, lo abbia esposto tanto alla fama quanto alla diffidenza e all’invidia dei contemporanei. La seconda: che nel XXI secolo si discuta ancora sulle sue vicissitudini e se ne pubblichino addirittura degli studi. Nello specifico ci riferiamo a Cagliostro. La doppia vita e l’intrigo maltese, un puntuale saggio pubblicato dalla casa editrice ennese Bonfirraro nel 2017 e scritto da Frans Sammut, considerato uno dei più grandi scrittori, saggisti e drammaturghi maltesi.

Celebre in patria e all’estero per avere approfondito la cultura mediterranea e italiana e per avere ricevuto svariati premi, l’autore scomparso nel 2011 decide di approfondire di Cagliostro proprio il rapporto con l’isola di Malta, che stando ad alcuni documenti il conte raggiunse per la prima volta nel 1766, quando aveva appena 23 anni. Non aveva ancora conosciuto la futura moglie Lorenza, né era riuscito a sbarcare il lunario liberandosi della cattiva fama di debitore e impostore che lo seguiva di viaggio in viaggio. Così, per due anni si dedicò alla contemplazione filosofica e all’alchimia sotto la supervisione del Gran Maestro Manuel Pinto de Fonseca, e a conclusione del suo percorso venne ammesso ufficialmente all’Ordine dei Cavalieri di Malta.

Fu proprio in quell’occasione che, come tutti i nuovi adepti, dovette scegliere un altro nome per sé stesso e divenne il conte Alessandro Cagliostro in onore di uno zio, appellativo con il quale sarebbe rimasto conosciuto anche a distanza di secoli. La scelta di Sammut di indagare una specifica tappa della formazione di Giuseppe Balsamo è interessante, specie se si tiene conto dello scetticismo di alcuni circa l’intero periodo passato sull’isola. «Contrariamente a quanto argomentato da questi – scrive per esempio Giuseppe Maddalena Capiferro nella prefazione al volume – non credo nella reale e storica presenza di Giuseppe Balsamo a Malta e ritengo favoleggiante le circostanze e i racconti dell’avventuriero circa il cosiddetto “intrigo maltese”».

Un affascinante mistero continua quindi ad avvolgere la sua figura, che ad ogni modo nel saggio viene sviscerata con argomentazioni dettagliate e documentate, fra cui non mancano approfondimenti etimologici, socio-politici e filosofici in grado di rendere la lettura gustosa e attendibile al tempo stesso, e di conferire ancora una volta visibilità a un celebre e poliedrico personaggio siciliano.

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