«La mattina studio Paganini, la sera suono serenate sotto la finestra»

Filippo Di Pasqua, chitarrista trentottenne catanese diplomato alla scuola di musica Cpm di Milano: «Ho cominciato due anni fa a fare serenate e da allora ho avuto modo di vedere che esiste una grande richiesta. Chiamano un po’ tutti, fidanzati, sposati, single, coppie in crisi in cerca di riappacificazione»

Nel 1994 Jovanotti cantava “Affacciati alla finestra amore mio” nella sua famosissima “Serenata rap” che richiamava in tono moderno e anche un po’ dissacrante un classico della tradizione “romantica” che vede un innamorato cantare il proprio amore all’ amato/a sotto il suo balcone o finestra che sia. Sembrano scenari lontani e inusuali, ma in realtà l’usanza di fare le serenate è ancora tutt’oggi viva e in Sicilia, ma non solo, sono molti i musicisti che si prestano a questo tipo di esibizione.

FORMAZIONE CLASSICA E SERENATE. Apparentemente due mondi inconciliabili: lo studio della musica, una formazione classica, i concerti, i teatri e le serenate fatti per lo più di brani popolari e legati alla tradizione. Molti musicisti si organizzano per rendere la serenata un modo come un altro per esibirsi e contemporaneamente riuscire a “sbarcare il lunario”, perché in tempi di “economia liquida” anche i musicisti devono in qualche modo adattarsi ed essere versatili. «Oggi un musicista oltre ad insegnare, collaborare con studi di registrazione, deve riuscire anche a trovare altre strade. Suonando le serenate il ritorno economico c’è: basti pensare che esibendosi per 4-6 minuti si riesce ad avere lo stesso cachet che si riceve per un concerto di 2-3 ore». A parlare è Filippo Di Pasqua, chitarrista trentottenne catanese diplomato alla scuola di musica Cpm di Milano in chitarra moderna. «Io ho cominciato due anni fa a fare serenate – racconta il chitarrista- e da allora ho avuto modo di vedere che esiste una grande richiesta. Chiamano un po’ tutti, fidanzati, sposati, single, coppie in crisi in cerca di riappacificazione e anche coppie gay, come ci è capitato ultimamente con una coppia di lesbiche». Nella vita Filippo è un musicista a tempo pieno e oltre a esibirsi in serenate si occupa di trascrizioni musicali, collabora con uno studio di registrazione di Palermo, insegna e suona in più gruppi.

HEMIOLIA. Come lui molti altri musicisti catanesi hanno deciso di intraprendere questa strada attrezzandosi per mettere su un vero e proprio “ensemble” pronto per tutte le occasioni. A contattare Filippo, infatti fu Michele Russo, un violoncellista anche lui catanese diplomato al conservatorio Vincenzo Bellini di Catania e in procinto di specializzarsi al biennio al conservatorio “G.B. Martini” di Bologna. Il gruppo messo su da Michele si chiama Hemiolia, e mentre prima nasceva come un quartetto d’archi, adesso è composto da una formazione variabile, dato che si necessita un’elevata flessibilità.  «Ho cominciato quasi per gioco otto anni fa, unendomi con altri miei colleghi musicisti e mettendo annunci nei vari siti di offerta di lavoro, quali e-bay annunci o Kijiji. Fin dalla prima volta che ho iniziato a fare le serenate mi è molto piaciuto l’effetto che crea nelle persone. Ovviamente questo mi permette di guadagnare qualcosa, soprattutto di integrare con l’esperienze legate alla musica classica».

UNA FONTE DI GUADAGNO E NON SOLO. Per Michele oltre a essere una indubbia fonte di guadagno, le serenate rappresentano anche un momento diverso per mettersi in gioco, lontano dagli schemi classici a cui è abituato: «Credo sia molto bello essere partecipe e artefice di un momento così “fuori dal tempo” fatto da un lato dallo sbalordimento di chi riceve la serenata e dall’altro dalla tensione di chi la commissiona. Una cosa che mi entusiasma molto è proprio il contatto umano che si crea in queste occasioni, perché credo che la musica non sia solo note ma anche e soprattutto emozione».

UN’USANZA NON ANCORA DIMENTICATA. Il repertorio proposto varia molto e può andare dalla musica classica, fino ai brani della tradizione popolare siciliana come l’intramontabile “E vui durmiti ancora” cavallo di battaglia di molte formazioni che si dilettano con il mondo delle serenate. Ma lo scollo con la musica classica non è in realtà così profondo come possa sembrare: il modo di eseguire e il pubblico a cui ci si rivolge oggi è sicuramente differente, ma in passato sappiamo che già dalla metà del Settecento l’usanza di fare serenate era molto diffusa e non solo nel Meridione d’Italia, ma anche in Austria, dove il genere tradizionalmente canoro, sfociò in vere composizioni con diverse sequenze per più strumenti. Tra le più famose ci sono quelle di Mozart, come quella del 1776 composta per il matrimonio della figlia di un ricco commerciante, nota appunto come serenata Haffner o la famosa Piccola serenata notturna n.6.

Insomma, molte sono gli esempi da poter citare e quella che parrebbe un’usanza  ormai dimenticata e in controtendenza con una società improntata sulla velocità, pare essere invece ancora viva più che mai.

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