Nel Medioevo, quando medicina e magia erano legate tra loro e l’accusa di stregoneria contro le donne era una consuetudine, sembra impossibile che una donna possa aver conquistato il titolo di medico. Virdimura, della quale non si conosce molto, ci riuscì. Figlia di un dottore, moglie del medico Pasquale de Medico di Catania ed ebrea, Virdimura aveva acquisito conoscenze mediche tali da permetterle di operare ancor prima di ottenere la licenza. La donna però non si accontentò e volle essere riconosciuta ufficialmente come medico: il 7 novembre 1376, dopo aver superato la prova di abilità con “lodabile fama”, Virdimura fu proclamata a Catania dutturissa da una commissione di esperti della famiglia reale. Nella certificazione, custodita all’Archivio di Stato di Palermo, si legge: «curare et praticare in scientia et arte medicina et fisice»

Per i bisognosi. In Sicilia, dopo la peste del 1347, la necessità di personale medico e l’assenza di un’università di medicina avevano portato molti dottori ebrei a trasferirsi nell’isola, creando una grande comunità. In essa, la magister Virdimura riuscì a distinguersi non solo per il suo sesso, ma anche per la sua generosità. Chiese infatti di poter continuare a esercitare la professione medica, come faceva già prima della licenza, a favore degli indigenti. Inoltre, il suo operato fu rivolto anche verso le donne, in un’epoca in cui molte di loro ricorrevano alla chirurgia plastica per nascondere la perdita della verginità ed evitare il disonore di non potersi sposare.

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