«Questa sera celebriamo la gioia, la vita, la libertà, la pace, la giustizia e l’eguaglianza». Lakecia Benjamin, musicista e compositrice newyorchese, non tradisce il suo spirito engagé nell’apertura del suo concerto al Teatro Metropolitan di Catania, all’interno della rassegna Catania jazz, diretta da Pompeo Benincasa. Entusiasta per questa sua “prima volta” in Sicilia, Lakecia rivela, sin dalle prime note, il suo talento di sassofonista e compositrice, accompagnata da un trio di musicisti statunitensi di alto livello: Oscar Perez al pianoforte, Elias Bailey al contrabbasso, Enoch Jamal Strickland alla batteria.

«Ho realizzato Phoenix sulla mia storia personale di crescita e dimostrazione di resilienza e come ispirazione per gli altri che guardano per continuare a lottare per i loro sogni obiettivi»

L’ALBUM. Il suo ultimo album Phoenix (Whirlwind), chiaro riferimento all’uccello mitologico che rinasce dalle proprie ceneri, non è solo una grande prova di maturità e talento musicale ma anche il risultato di un percorso di rinascita dopo un difficile periodo che l’ha vista protagonista di un grave incidente d’auto, e dopo  una serie di lutti familiari. Rinascita, quindi, e resilienza. Che nell’album si traduce in una grande energia vibrante e sintesi tra le radici musicali di Lakecia Benjamin e la cultura musicale americana: dal free jazz al latin jazz, il soul, l’Rnb, l’hip hop, il funk e tutta la Black music della migliore tradizione a stelle e strisce. Un disco che ha ricevuto tre nominations per i premi Grammy, nelle categorie migliore album di jazz strumentale, migliore performance di jazz strumentale per il brano “Basquiat” e migliore composizione strumentale per “Amerikkan Skin.” Phoenix è anche un album che, con orgoglio, abbraccia le rivendicazioni sociali afroamericane dando voce all’universo delle donne, numerose in questo lavoro. A cominciare dalla co-produttrice Terrì Lyne Carrington, Dianne Reeves, Georgia Anne Muldrow, al frammento recitativo dell’attivista Angela Davis in “Amerikkan Skin”, a “Peace is a Hake Song”, costruita attorno al recitativo dell’omonimo poema di Sonia Sanchez, e una cover di “Jubilation” di Patrice Rushen. «Ho realizzato il mio album Phoenix sulla mia storia personale di crescita e dimostrazione di resilienza e come ispirazione per gli altri che guardano per continuare a lottare per i loro sogni obiettivi» rivela Lakecia Benjamin . «La donna nell’album rappresenta ciò che significa essere resilienti. È un album che mette in risalto artisti che ho cercato e voluto. Tutto ciò che hanno realizzato è frutto del duro lavoro e della costanza necessari per cercare di raggiungere i loro obiettivi. E anche oggi, continuano a lavorare e a cercare di essere artisti migliori» – conclude la musicista newyorchese.

«New York è ancora uno dei posti in cui vivere per gli artisti, anche se alcuni locali hanno chiuso, ne sono sorti nuovi. È la natura di una grande città in continua evoluzione»

LA GRANDE MELA. Nata a cresciuta nella fucina musicale e creativa per eccellenza, la Grande Mela, Lakecia si nutre della cultura musicale latina di Washington Heights, quartiere a nord di Manhattan storicamente abitato da una numerosa popolazione dominicana. Un talento che esprime sin da bambina e che la porta dritta alla prestigiosa scuola di New York La Guardia High School of Music & Art and Performing Arts. Alla New School ha studiato con veterani del jazz tra cui Billy Harper, Workman, Buster Williams e Gary Bartz. Quest’ultimo, diventa il suo mentore introducendola all’apprendimento delle tecniche strumentali e facilitando il suo interesse per la musica dei sassofonisti jazz tra cui Charlie Parker, John Coltrane e Jackie McLean. Ha anche suonato e si è esibita con gli Young Titans of Jazz di Clark Terry e con alcuni ensemble di Workman. Mentre faticava ad arrivare a fine mese, vinse concerti pagati con Missy Elliott e Alicia Keys, ampliando il suo approccio. «New York è uno dei tanti posti in cui vivere per gli artisti, ma ce ne sono sicuramente altri in tutto il mondo. La scena musicale è ancora vivace e succedono molte cose. Alcuni locali hanno chiuso ma altri hanno aperto. È la natura di una grande città in continua evoluzione».

Immagine cortesia di Catania Jazz

STILE PERSONALE. Nella sua carriera discografica – che inizia con il suo album di debutto Retox, seguito da Rise up e Pursuance: The Coltranes – ripercorre la storia della Black Music con uno stile personale che non rinuncia al rhythm and blues, al funk, capace di generare, con il suo sax alto, un groove accattivante che l’ha già resa come uno dei talenti musicali più interessanti della scena jazz internazionale. «Tutti questi elementi e generi musicali fanno parte della nostra cultura afroamericana. Non li vediamo come generi diversi ma come parte della nostra vita ed esperienza quotidiana. Potresti ascoltare il Vangelo domenica mattina, un po’ di musica soul dopo la messa, vai a una festa r&b per poi addormentati con un po’ di jazz. Tutto nello stesso giorno». Una rinascita quella di Lakecia Benjamin sotto il segno della tenacia, della resilienza e del talento musicale. Phoneix ne è la piena prova. Non solo musicale ma anche di consapevolezza e orgoglio rispetto a certe tematiche sociali. Lakecia però ci tiene a precisare che “non è un album politico”. «Assolutamente no. Non ha alcun messaggio politico. Piuttosto, è un voler ispirare gli altri a perseguire i propri sogni».

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