Lo sceneggiatore si racconta: dalla creazione di personaggi disneyani come Rock Sassi e la collaborazione con Cavazzano e Baricco fino alle sceneggiature per Bonelli

Sceneggiatore, scrittore, musicista: Tito Faraci è un istrione che ha saputo tenere incollati ai fumetti grandi e piccoli sia in Italia che all’estero. Tra i suoi contributi più famosi troviamo titoli che farebbero sognare qualunque autore di Fumetti: Topolino, Diabolik, l’Uomo Ragno, Martin Mistére e Capitan America ma anche Paperinik, Lupo Alberto e Zagor. Grazie a collaborazioni importanti come quella storica con Giorgio Cavazzano, giunta al ventesimo anno e alla più recente con Sio, il fumettista dell’assurdo. Nell’ultimo periodo ha anche aperto una strada verso i romanzi con la pubblicazione di La vita in generale, titolo del 2015. Lo abbiamo incontrato a Etna Comics e ci ha svelato i suoi segreti.

Lei ha lavorato per l’italiana Bonelli e l’americana Marvel. Quali sono le differenze tra i fumetti nostrani e quelli d’oltreoceano?
«Innanzitutto il formato: qui in Italia ci sono periodici che hanno anche cento pagine, impensabile per il mercato americano che ne concepisce venti. Certamente l’Italia ha un modo di raccontare che privilegia la sceneggiatura: c’è una fortissima vena popolare nei racconti di avventura e una grande tradizione di fumetto comico. Basti pensare che il fumetto disneyano distribuito nel mondo è prodotto per il 70% di storie scritte in Italia».

C’è il rischio, in Italia, che il fumetto in Italia spieghi troppo la storia?
«Come nelle fiction televisive, del resto: bisognerebbe stare attenti a non essere molto didascalici. D’altro canto, il rischio del fumetto americano è che sia molto confuso e che abbia le scene madri un po’ scollegate tra loro ma per fortuna queste cose stanno cambiando».

Quest’anno ha festeggiato vent’anni di collaborazione con Giorgio Cavazzano. Cosa le ha portato un legame professionale così lungo?
«Abbiamo festeggiato in forma privata, senza grandi clamori. Da “La Lunga notte del commissario Manetta” ne abbiamo passate tante. Non solo Disney, ma anche L’Uomo Ragno, Dylan Dog, Diabolik. Ci sono amici e colleghi che restano increduli quando dico che noi abbiamo creato il famoso personaggio di Rock Sassi (il poliziotto texano che sostituisce l’ispettore Manetta quando viene promosso ndr). Nonostante lui si definisca un professionista, ritengo Guido un vero artista: mi ha insegnato come si racconta una storia ma soprattutto a non soccombere alla routine. Al di là del rapporto umano e professionale, per me è un esempio a non fermarmi mai».

Lei ha sceneggiato Novecento di Alessandro Baricco con disegni di Cavazzano. Qual è la difficoltà maggiore nel trasporre un romanzo in fumetto?
«Il rischio è forzare la psicologia dei personaggi. Nel caso del romando i personaggi stavano benissimo: ad esempio ci siamo subito resi conto che Pippo era perfettamente calzante alla storia: la parte del protagonista non poteva che essere sua».

Non solo sceneggiatore di fumetti ma anche scrittore: cosa la porta a cambiare direzione?
«Ho voluto cambiare la cassetta degli attrezzi e tornare a farmi delle domande, sempre per non cadere nella routine. L’ho visto come un momento di rinascita che vorrei proseguire».

Come si trovano sempre nuovi spunti?
«Le idee si auto alimentano: si leggono nuove storie, si osserva e si trova ispirazione. Bisogna essere curiosi e avere un occhio critico sulla vita di tutti i giorni per poter calare le situazioni nelle storie: in questo senso Paperoga e Topolino possono essere dei buoni esempi di quotidianità».

Che consiglio darebbe ai giovani che vogliono intraprendere il suo stesso percorso?
«Fare lo sceneggiatore è un lavoro faticoso che richiede grande applicazione, studio e disciplina. Bisogna imparare molte tecniche ed avere molta pazienza. Certamente non si può bluffare».

Qual è il suo rapporto con la Sicilia?
«Faraci è un cognome che tradisce fin da subito le mie origini Siciliane: vengo spesso in Sicilia e a Catania e quando sono da queste parti anche per lavoro, come nel caso di Etna Comics, cerco sempre di ritagliarmi un momento per andare al mercato e per fare una passeggiata in centro. Mi fa sempre un certo effetto immergermi in queste strade».

Quali sono i progetti futuri?
«È appena uscito “Ridi Paperoga”, un mondo divertente in collaborazione con il mio amico Sio con cui ho avuto grande piacere a collaborare perché mi seguiva anche prima ed era molto legato a me. Il primo giugno è uscito per Bonelli “Cico e il muro del tempo” una miniserie dedicata al fedele amico di Zagor: credo sia un lavoro ben fatto. Credo che continuerò a scrivere. Vedremo».

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