L’autunno dell’anima nei volti rigati di pioggia: Michele Catti, il viandante malinconico
L’artista palermitano fu l’unico, tra i grandi paesaggisti, a prediligere toni plumbei, scene di intima sospensione che oscillano tra dolcezza e inquietudine, dove lo spazio diventa luogo della memoria. Appassionato di arte giapponese, amò sempre la solitudine e l’indipendenza. Anche quando molti degli intellettuali del capoluogo gli manifestarono il proprio apprezzamento. Anche quando Ignazio Florio in persona si disse innamorato delle sue opere