Ieri avrebbe festeggiato il compleanno, mentre fra 4 giorni rivivremo con dolore i fatti di Capaci. Il grande magistrato amava dire che gli esseri umani passano, ma i nobili valori di cui sono portatori continuano a vivere incorrotti. È per questo che il suo esempio è più vivo che mai e non va sprecato, perché ci insegna che ognuno di noi è responsabile e può fare la differenza

Non so se la definizione di eroe sia mai stata adatta per definire certi uomini fuori dal comune. Non tanto perché le loro imprese non abbiano avuto le stimmate dell’eccezionalità agli occhi delle comunità che ne sono state testimoni, ma piuttosto perché loro stessi hanno spesso rifiutato l’idea di essere considerati tali. Il concetto di eroe, del resto, è associato a qualcuno capace di risolvere le criticità con mezzi inattesi, di andare oltre i limiti della normalità. Giovanni Falcone, quasi unanimemente, è considerato un vero eroe, ma è probabile che, se potesse leggere queste righe, avrebbe da ridire. Perché era fermamente convinto di non essere un deus ex machina che aveva scovato una verità misteriosa, ma una persona normale che credeva nei suoi normali valori: la legge, il coraggio di agire, la speranza che anche dopo di lui ci sarebbero state generazioni con la medesima speranza. Ieri Giovanni Falcone avrebbe festeggiato il suo compleanno; tra 4 giorni ricorderemo con dolore i fatti di Capaci. Forse non sarà stato contento di essere etichettato come eroe: eppure, i messaggi che ci ha lasciato rimbombano ancora con la stessa forza nelle orecchie di chi è disposto ad ascoltare.

«Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini». Era questa convinzione, più forte della paura e di ogni momentaneo scoraggiamento, che spingeva Falcone e tutti gli altri ad adempiere al loro dovere. Sì, dovere: che si tratti di combattere la mafia o di tutelare il bello delle nostre città – che insomma si stia affrontando una sfida di portata più o meno vasta – il nostro essere umani ci impone di confrontarci con il nostro senso di responsabilità, con la coscienza che ogni nostra scelta non è mai ininfluente e che, tristemente, già il non scegliere è una scelta decisiva. Questo è il nucleo del messaggio di Falcone: non tutti dobbiamo essere magistrati o poliziotti per fare la differenza perché tutto comincia da ogni volontà individuale, da ogni senso di disgusto per un mondo che è come non vorremmo che fosse. Ma cambiare le cose non è possibile se l’intervento è solo di facciata: ognuno, in rapporto alle proprie capacità e alle proprie possibilità di intervento, non deve dubitare nemmeno per un secondo che la realtà non possa essere incisa, smossa, sconvolta anche dall’intervento più apparentemente insignificante. Il risultato, d’altronde, non sempre si giudica dagli effetti immediati che produce: nessuno ha fatto tanto contro la mafia come Falcone e Borsellino, eppure la piaga non è stata debellata del tutto, anzi; allo stesso modo ogni cittadino dotato di buon senso non può permettersi di fermarsi a un vago tentativo, ad un timido e preconfezionato “vorrei ma non posso”. Ognuno di noi dovrebbe prendere a modello le fasi della semina: non sempre la stagione è propizia per fare in modo che l’albero dia i suoi frutti migliori, non sempre il terreno è abbastanza fertile, ma questo non giustifica l’abbandono del campo. Si può sempre arare, seminare, insegnare ai più giovani i segreti dell’agricoltura. E aspettare: aspettare che qualcuno ne faccia tesoro e abbracci quell’eredità; che qualcuno raccolga i risultati di quel secolare lavoro.

Qualcuno diceva che le idee, a differenza dei fragili uomini che se ne fanno portavoce, non sanguinano e sono a prova di proiettile. Per questo, quando si perde una persona di grande spessore, il dolore può essere mitigato dalla considerazione che l’esempio che questa ha lasciato dietro di sé potrà vivere molto più a lungo. Le persone possono dare vita a nuove generazioni, è vero, ma scientificamente nessun individuo potrà mai risultare identico ad un altro. Ma anche qui le idee ci vengono miracolosamente in soccorso: loro, se sono valide e nobili, non mutano, non si corrompono, non si sgretolano. Restano fieramente in piedi fino alla vittoria, anche se il suo raggiungimento è lontano anni luce, anche se gli ostacoli diventano via via più minacciosi. Giovanni Falcone credeva con tutto se stesso che prima o poi la vittoria si sarebbe resa visibile. 27 anni dopo noi crediamo ancora nello stesso sogno. Sarà che le idee sono sopravvissute al tritolo. E che continuano ad essere quelle giuste.

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