«Di fronte alla crescente sfiducia che i lettori manifestano nei confronti dei media tradizionali, più volte mi sono chiesto quale fosse il senso del mio lavoro. E ogni volta mi sono dato questa risposta: il giornalismo deve avere un impatto e servire la comunità in cui opera. Le sue parole devono lasciare la scia»: così Giorgio Romeo, direttore del Sicilian Post, ha aperto la serata realizzata in collaborazione con il Teatro Stabile di Catania Le parole hanno la scia (Palazzo della Cultura, 5 giugno), che ha segnato l’inaugurazione della quinta edizione del workshop Il giornalismo che verrà, iniziativa di sistema promossa dal Sicilian Post con i patrocini dell’Università degli Studi di Catania, della Scuola Superiore di Catania, dell’Accademia di Belle Arti di Catania, di Isola.Catania, della Fondazione OELLE, del Teatro Stabile di Catania, dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e Rai per la sostenibilità ESG. In loro rappresentanza sono intervenuti Carlo Zimbone (vicepresidente del Teatro Stabile di Catania), Daniele Malfitana (presidente della Scuola Superiore di Catania), Lina Scalisi (presidente dell’Accademia di Belle Arti di Catania), Daniele Ditta (segretario dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia) ed Erica Todaro (community manager di Isola.Catania). «La cosiddetta crisi del giornalismo – ha spiegato Giorgio Romeo durante il suo intervento in apertura di serata – è in realtà la crisi di un certo tipo di approccio alla realtà. Il workshop vuole essere un modo per esplorare queste possibilità, facendo di Catania un modello di formazione virtuoso in controtendenza: lo dimostra il fatto che il 40% dei corsisti quest’anno proviene da fuori regione».

Da sn: Sgroi, Silipo, Zagni, Tiberga, Cruciata. Foto di Dino Stornello

IL PESO DELLE PAROLE. Quale potrà essere, dunque il senso e il compito del giornalismo negli anni a venire? A rispondere a questa domanda un panel costituito da alcuni nomi di spicco dell’informazione del nostro Paese e moderato dalla giornalista del Corriere della Sera Ornella Sgroi, co-conduttrice della serata insieme al direttore Romeo. «Le parole hanno grandi responsabilità – ha sottolineato Raffaella Silipo, responsabile spettacoli de La Stampa – per questo il bravo giornalista deve essere in grado di soppesarle: la troppa leggerezza e il lavoro scontato e trascinato senza impulsi fanno perdere la fiducia del lettore». Un richiamo alla responsabilità condiviso da Guido Tiberga, già caporedattore centrale del quotidiano La Stampa: «Viviamo in un momento storico in cui a catturare l’attenzione sono le presunte scie chimiche rilasciate dagli aerei. In verità, ciò di cui dovremmo preoccuparci sono quelle, davvero nocive, che false notizie come quella si lasciano dietro». Proprio per porre un argine al dilagare delle fake news e di notizie che poggiano su fonti scarsamente attendibili negli ultimi anni nuove frontiere dell’informazione come il fact checking stanno conoscendo un rapido sviluppo: «Tradizionalmente – ha affermato Giovanni Zagni, direttore di Pagella Politica e FactaNews – il giornalista era abituato a verificare le notizie di cui entrava in possesso prima della pubblicazione, non preoccupandosi del dopo. Oggi l’approccio è radicalmente cambiato e grazie al fact checking siamo nelle condizioni di appurare la veridicità di un fatto o di una dichiarazione anche dopo che questi sono stati messi in rete. Cercare questa corrispondenza tra quanto si dice e quanto realmente accade, e scrivere apertamente quando questa non esiste, ci rende più trasparenti e meno inclini a generare sfiducia». Ad essere cambiate non sono soltanto le coordinate del lavoro di chi fa informazione, ma anche gli strumenti a sua disposizione. «Anche se sembra azzardato, credo che oggi viviamo in un’età dell’oro del giornalismo – sono state le parole di Gabriele Cruciata, giornalista freelance – perché abbiamo strumenti tecnologici che con pochi click ci mettono a disposizione un immenso archivio storico. Il giornalismo d’inchiesta attuale si basa sulla scia metodologica di quello del passato, ma riadattato ai mezzi del presente». 

L’Orchestra MusicaInsiemeaLibrino. Foto di Dino Stornello

IL PREMIO. Altro momento cruciale della serata è stato la consegna del premio “Il giornalismo che verrà” alla giornalista catanese Laura Silvia Battaglia al-Jalal, freelance e docente di giornalismo presso l’Università Cattolica di Milano. «La traiettoria seguita da questa straordinaria professionista, partita molti anni fa dalla nostra città e arrivata a collaborare con le più prestigiose testate internazionali, – ha dichiarato il giornalista e coordinatore del workshop Giuseppe Di Fazio – così come la sua integrità nel raccontare pagine tragiche della nostra contemporaneità, come la guerra civile in Yemen, sono un esempio di quel giornalismo coraggioso e al servizio delle persone di cui tanto abbiamo bisogno».

Ad arricchire ulteriormente la serata è stata l’esibizione musicale curata dall’Orchestra giovanile MusicaInsiemeaLibrino, che da anni, in uno dei quartieri più difficili di Catania, mira a generare bellezza ed inclusione attraverso il Sistema venezuelano José Antonio Abreu, che promuove la pratica collettiva della musica e garantisce l’accesso libero alla didattica musicale ai ragazzi di tutte le classi sociali. Il momento musicale, che ha visto i musicisti impegnati nell’esecuzione della Suite di Don Chisciotte di Georg Philipp Telemann, è stato accompagnato dalla lettura di un testo originale, firmato dal giornalista e coordinatore del Sicilian Post Joshua Nicolosi ed ispirato al celebre romanzo, affidata all’attrice Anna Aiello. Un modo per omaggiare la figura letteraria che per antonomasia incarna la volontà inesausta di esplorare strade inedite.

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