Dopo mesi che non mi capitava, ieri pomeriggio ho riaperto quella cartellina lì. Incompleti, l’ho chiamata. È il luogo virtuale in cui conservo tutti i miei racconti che non hanno ancora visto una fine. Di tanto in tanto attingo a loro per qualche idea, più raramente riesco a ritrovare l’ispirazione e li concludo, come dopo un incantesimo invisibile. Ebbene: ieri, anche se non l’avrei mai detto, è stato uno dei giorni in cui quell’incantesimo si è verificato.

Il merito è stato di una citazione tratta da La Confezionista (Keller, traduzione di Scilla Forti), il nuovo romanzo della scrittrice tedesca Mariana Leky che ho finito di leggere da pochi giorni, e che mi è tornato in mente all’improvviso mentre navigavo fra titoli provvisori e frasi ancora da limare: «Tutte le decisioni importanti vengono prese necessariamente sulla base di dati incompleti». Un aforisma che mi ha spinto a seguire i dati incompleti della mia ispirazione per rimettermi all’opera. Se l’esperimento ha funzionato, però, non è stato merito solo di queste parole, bensì più in generale dei tanti passaggi tratti dal romanzo che hanno fatto capolino di quando in quando nella mia memoria.

Copertina de “La Confezionista” di Mariana Leky

Perché La Confezionista è un testo basato su elementi surreali e impossibili, su dettagli esilaranti e tenerissimi, che mi sono rimasti impressi al punto da guidarmi lungo la strada di una nuova narrazione. Dopotutto, chi non resterebbe incantato nel leggere la vicenda di una donna che, quando sembra avere perso ogni cosa, si ritrova a fare i conti con un pompiere sconosciuto che ama il karate e con il fantasma timidissimo di un ex vicino di casa? Una vicenda piena di paradossi e di piccoli segreti da svelare, di battute di spirito e di riflessioni profonde, in grado di lasciar correre la fantasia a briglia sciolta e di catapultarci in un microcosmo fatto di freschezza e ironia.

Non appena mi è toccato cimentarmi con uno dei miei Incompleti e con una trama che aveva ancora bisogno di essere sbrogliata, è quindi alla penna di Mariana Leky che ho fatto riferimento, prendendo spunto dalla sua lingua sciolta e delicata per ritrovare la mia. È stata un’esperienza unica nel suo genere, che mi ha rimessa in contatto con il mondo dell’assurdo e con quello dei sentimenti. Non per niente, secondo Fabrizio Caramagna, «l’ispirazione è quando dalla tua penna esce fuori la scrittura di qualcun altro più bravo di te», e quando magari quella scrittura ti ricorda fino a che punto la letteratura possa avere un impatto sul modo in cui pensi e sulle immagini mentali alle quali ti aggrappi.

Io, per esempio, dopo aver portato a termine La Confezionista sono ancora legata a un fenicottero fucsia di porcellana, a un flaconcino di Tears Again, agli appunti di un fantasma e alle traduzioni creative della protagonista. Provate a dargli un’occhiata anche voi, chissà che non finiscano per tenervi compagnia questi e altri fantasmagorici spunti.

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