Lo spazio della vera inclusione: “Centro Respiro” e il sostegno
ai bambini autistici

Inaugurato lo scorso 2 dicembre presso il Parco Commerciale “I Portali” nel catanese, il progetto sarà attivo ogni sabato e domenica fino al 6 gennaio, con l’auspicio di essere rinnovato o prolungato. Un esperimento volto a sensibilizzare su un disturbo relativamente moderno e ancora avvolto dai pregiudizi, che supporta le famiglie e indica un nuovo modo per combattere l’esclusione sociale

Ci sono sedie e banchi colorati, giochi da tavolo, matite per disegnare su fogli di carta bianchi. C’è una bottega, in un noto centro commerciale catanese, che si trasforma in un luogo dove crescere, confrontarsi, giocare e trascorrere alcuni momenti di spensieratezza in uno spazio fatto su misura, mentre lì fuori, nella confusione di una normale domenica pomeriggio, le «famiglie con autismo» godono di alcuni momenti di svago, passeggiando tra le vetrine dei negozi e facendo un po’ di shopping natalizio.

E poi c’è la speranza che questo spazio, il “Centro Respiro”, ideato e gestito dall’associazione Autismo Oltre e inaugurato lo scorso 2 dicembre nel Parco Commerciale “I Portali” di San Giovanni La Punta, sia uno dei progetti virtuosi che dalla Sicilia, da Catania, si estenda toccando le corde di questa società a volte sorda, a volte cieca, per parlare davvero di inclusione sociale.

EMOZIONI DA VIVERE. «Il Centro Respiro offre a noi genitori con bambini e ragazzi autistici la possibilità di vivere un tempo di normalità – dichiara Orazio Valenti, genitore del piccolo Gian Sebastiano -. Troppo spesso i centri commerciali diventano veri e propri tabù perché la musica spesso troppo alta e la confusione innervosiscono i nostri ragazzi. Sono felice che qualcosa a Catania si stia muovendo, perché anche i nostri figli devono vivere le loro emozioni, socializzare con gli altri bambini e nel contempo noi genitori abbiamo bisogno di non sentirci più soli».

La bottega, con tanto di pareti colorate e operatori specializzati pronti ad accogliere i bambini con autismo, è stata concessa gratuitamente dalla proprietà de “I Portali” ed è aperta ogni sabato e domenica fino al 6 gennaio, ma «c’è la speranza che questa esperienza possa proseguire oltre, creando una realtà consolidata proprio all’interno di un centro commerciale», dichiara Enrico Orsolini, presidente dell’associazione Autismo Oltre. «Da quando abbiamo evidenziato il problema della musica troppo alta in galleria – prosegue -, la direzione de I Portali ha accolto non soltanto la nostra richiesta, ma ci ha concesso uno spazio dove i genitori con figli autistici possono vivere la vita familiare in maniera ordinaria. In tal senso, la scelta di dare il via al progetto durante il periodo natalizio è stata deliberata: volevamo dare ai genitori, durante il momento familiare per antonomasia, la possibilità di “respirare” per alcune ore facendo compere».

FAMIGLIE ISOLATE. Il cuore del progetto è dunque diffondere l’idea che l’autismo coinvolge tutta la famiglia. «Quando in casa c’è la presenza di un bambino con autismo – continua il presidente dell’associazione – è l’intera famiglia a diventare autistica. L’esclusione da determinati contesti sociali o da alcune esperienze di vita coinvolgono tutti i membri della famiglia. Succede molto spesso che la stessa famiglia venga isolata, che gli amici scompaiano. Le persone hanno paura e si creano pregiudizi attorno all’autismo». L’autismo diventa quindi un vero e proprio modo di vivere, soprattutto quando le famiglie usano terapie comportamentali applicate che necessitano di un lavoro costante con il bambino. «I nostri figli anche se sanno già leggere – spiega Orsolini – hanno difficoltà ad associare le parole ai loro significati, a meno che non si spieghi loro che, ad esempio, nella bottega sopra cui sta scritto “panificio” si compra effettivamente del pane. Questo vuol dire essere famiglie con autismo, cioè essere coscienti che si tratta di un modo di vivere costante».

L’ACCOGLIENZA NON BASTA. Dai banchi colorati del “Centro Respiro” a quelli tradizionali delle scuole. Come vivono il percorso di formazione e crescita i bambini autistici? Possiamo davvero parlare di inclusione sociale? «Accogliere e includere sono azioni completamente diverse – sostiene Orsolini -. Il modello inclusivo della scuola/società italiana è forse quello giusto per le altre forme di disabilità, ma non per l’autismo, che è una disabilità nuova e moderna. L’errore più comune è pensare che il ragazzo autistico debba adeguarsi al modello esistente. Soltanto il cambio di questa prospettiva può generare inclusione sociale». E prosegue: «Mio figlio ha 13 anni, è un bambino autistico e frequenta le scuole medie. Fa i propri compiti, colora, ma qual è il vero momento di inclusione con gli altri compagni? Includere significa spiegare agli altri ragazzi e a noi stessi come relazionarci con le persone autistiche. Non pensare che siano loro a dover trovare un modo per connettersi con noi». Investire sulla formazione, creando persino delle materie ad hoc per spiegare le disabilità, le esigenze e costruire dei modi di approccio, sono gli strumenti che secondo Orsolini possono fare invertire la rotta: «Bisogna partire dalla scuola e soltanto questo consentirà alla società di includere e non limitarsi soltanto alla semplice accoglienza».

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