L’anno in cui a un mio racconto hanno assegnato il Premio Campiello Giovani, ero sicura che quell’edizione l’avrebbe vinta in realtà la storia di qualcun altro. Le due che davo per favorite, cioè altre due finaliste con cui insieme a tutto il gruppo ho passato le giornate prima della finale, erano Loreta Minutilli e Anja Boato.

La prima ha una penna elegante, fuori dagli schemi, e ha poi esordito nel 2019 con Elena di Sparta per Baldini+Castoldi, una riscrittura mitologica che incanta dalla prima all’ultima pagina e che infatti è diventata un trampolino di lancio per altri progetti, altri libri, altre storie. La seconda, Anja, è invece arrivata in libreria da pochi giorni con il suo primo romanzo, che si intitolata Madama Matrioska e che è stato pubblicato da Accento Edizioni.

L’ho scoperto per caso, spulciando le nuove uscite della casa editrice, e ho fatto di tutto per procurarmi il testo senza dire niente ad Anja. Perché prima di risentirla, di rievocare i vecchi tempi e di sapere come stesse, avevo il desiderio di sapere intanto come se la stesse cavando la sua scrittura. E così ho preso fra le mani questo piccolo grande esordio e ci ho messo un attimo a capirlo: anche stavolta Anja ha fatto centro.

Si percepisce che è cresciuta, che è maturata, ma che i suoi personaggi sono rimasti i tipi bizzarri di sempre: persone giovani, complesse, che navigano fra le manie e le speranze, fra le ossessioni e il caos esistenziale, cercando di dare un senso a un mondo sempre più grosso di loro, spesso inclemente, che li costringe a fare i conti con qualunque scheletro avessero sepolto in fondo all’armadio.

Quando eravamo più piccole e leggevamo i racconti l’una dell’altra nel gruppo che avevamo creato con gli altri finalisti del Campiello, glielo dicevo sempre: «La tua scrittura è un porto sicuro». È conturbante e tremenda, ma è anche una certezza. Perché ribalta le idee che ci siamo già fatti sulla vita e sulla morte, e ci porta verso orizzonti che non immaginavamo potessero nascere da carta e inchiostro.

Qui, in particolare, abbiamo otto personaggi per otto capitoli, più uno (chiamato Otto e ½) in cui trovano spazio «tutti gli altri o quasi», come scrive Anja stessa, «ovvero altre cose che sono successe che in fondo non era necessario raccontare perché questo è un romanzo e i romanzi non sono come la vita vera: hanno un inizio, una fine e spesso anche uno scopo». Una trovata che è molto da lei, a ben pensarci, e che la porta nuovamente con un piede nel canone e l’altro nella fantasia, sempre in bilico fra la verosimiglianza e il surrealismo.

Tutti elementi che con il tempo sembrano essere sbocciati e aver trovato la loro strada, ma che in questo caso si accompagnano pure a misteri, domande e suggestioni inedite. Madama Matrioska è infatti una scatola cinese di vicende, fra i cui meandri sono nascoste verità sulla vita che forse non vorremmo ascoltare fino in fondo, anche se a modo loro ci inseguono da sempre e ci conoscono meglio di quanto ci illudiamo di conoscere noi stessi.

Ma non solo: è anche un portagioie sofisticato, di quelli che nei cassetti più piccoli ci svelano informazioni sull’autrice, sulle sue esperienze e sulla sua sensibilità. Così, quantomeno, mi è parso di osservare. Dovrò contattare Anja, ora sì, e chiederle se sia vero. Le dirò che la sua penna è già arrivata lontano, se mi ha raggiunta senza che avessimo parlato del libro per conto nostro, e che il miglior biglietto da visita che possa portare con sé è la consapevolezza di essere rimasta nel frattempo straordinariamente fedele a sé stessa.

Il nostro impegno è offrire contenuti autorevoli e privi di pubblicità invasiva. Sei un lettore abituale del Sicilian Post? Sostienilo!

Print Friendly, PDF & Email