“Minchia”: la parolaccia
preferita dai siciliani
è meno scurrile
di quel che sembra
Se in forma esclamativa il termine ha il medesimo valore di un caspita! in lingua italiana – lo stesso non si può dire quando viene utilizzata in veste di rafforzativo. In tal caso, infatti, funge per lo più da intercalare particolarmente colorito, perdendo il suo valore semantico
Chi arriva in Sicilia da un’altra regione magari la considera una voce scurrile al pari di cazzo, senza sapere che, per chi è originario dell’isola, minchia e i suoi derivati hanno diverse sfumature di significato, molte delle quali non sono volgari in senso stretto. Una persona etichettabile come un minchiùni, per esempio, è per antonomasia un po’ tonta, facile da raggirare, mentre una cosa fatta a minchia è stata portata a termine senza la dovuta organizzazione, in maniera disordinata.
Sparari minchiati significa, poi, semplicemente mentire, e cchi minchia facìsti? è la tipica domanda da rivolgere a qualcuno di cui non approviamo il recente operato, che si tratti di un gesto avventato, di una frase fuori luogo o di una decisione presa senza consultare le altre parti coinvolte. Rùmpiri ‘a minchia è, invece, l’attività preferita di chi è assillante o rompe le scatole per altre ragioni, ed essere una testa ‘i minchia corrisponde a essere un cretino.
L’esclamazione minchia! da sola, inoltre, ha il medesimo valore di un caspita! in italiano – ma lo stesso non si può dire di minchia utilizzato in veste di rafforzativo. In tal caso, infatti, la sua funzione semantica viene meno e lo si considera per lo più un intercalare particolarmente colorito, come in una frase del tipo Cchi minchia di pani accattasti?, traducibile con Che razza di pane hai comprato? fuor di dialetto. Ciò vuol dire che, la maggior parte delle volte, in una conversazione informale si fa ricorso a questo termine senza correre il rischio di apparire maleducati.
Un’eccezione tipica si verifica nel momento in cui viene utilizzato un tono di rimprovero, di irritazione o di fastidio, nel qual caso ci vuole poco a diventare sgarbati con cognizione di causa. Più di rado la parola sostituisce in senso stretto il pene e, se per alcuni è curioso che il genere femminile del sostantivo designi l’organo riproduttivo, al contrario, del sesso maschile, in realtà il cerchio quadra se pensiamo alla sua etimologia latina, lingua in cui il membro virile era chiamato appunto mentǔla (da cui menchia e poi minchia).
Un bisillabo che racchiude, insomma, l’intera essenza di un popolo, a metà fra il tabù e la goliardia.