«Non sono sicuro che mi abituerò mai alla Sicilia; mi sorprende costantemente, mi spiazza ad ogni angolo e proprio quando penso di aver capito, c’è ancora l’ignoto. È proprio vero che i posti migliori del mondo mantengono un’aria di mistero». Michael Roberts, 75 anni il 2 ottobre, fotografo, regista, artista e giornalista, nel 1987 ha visitato per la prima volta la Sicilia e si innamora perdutamente. Da alcuni anni si è stabilito a Taormina. «Mi sono infatuato di questa meravigliosa terra – racconta Michael – e adesso la considero casa mia. Adoro la gioia che provano i siciliani guardando qualcosa di così bello da poterti cambiare la vita. C’è un legame emotivo con l’estetica di questo luogo, e questo potrebbe avere a che fare con la sensazione di ballare sull’orlo di un vulcano. I siciliani sono fatalisti e questo mi piace».

Di nazionalità britannica, Roberts ha lavorato come direttore di moda con “Vanity Fair”, con il “The New Yorker”, nonché redattore di moda del “Sunday Times”. Dagli anni ’90 in poi comincia a girare tutta la Sicilia in lungo e in largo, si appassiona dei luoghi, dei volti degli abitanti dell’isola fino a contemplare molti vicoli sperduti senza nome, accumula centinaia di fotografie. Il lockdown dovuto alla pandemia gli permette di evitare la ressa dei turisti e di esplorare siti della nostra terra sconosciuti anche agli stessi abitanti.

Il “safari fotografico” diventa un progetto ben preciso quando Roberts, sostenuto da alcuni amici, riesce a pubblicare un’opera di alto livello. Rilegato in lino color glicine, nel 2021 viene pubblicato un libro di 200 pagine dal titolo “Island of Eternal Beauties”. Una vera e propria odissea personale, con le osservazioni scritte di Roberts sui miti e sulla storia della Sicilia, corredate da tante sue belle immagini.

«L’isola è enorme – spiega – e da alcuni punti di osservazione non si sogna nemmeno che sia un’isola». Costellata da primi piani meticolosi dei tanti mosaici ammirati da Roberts, l’opera “L’isola delle bellezze eterne” è un percorso dello stupore. Un viaggio da Oriente a Occidente, da Messina ad Acitrezza, Catania e Taormina, dal barocco alla Valle dei Templi passando per Palermo, dove brillano gli interni dorati di Palazzo Reale e persino la Santuzza. E ancora il porto di Marsala, passando per l’affascinante perla archeologica di Mozia, la Madonna Nera di Tindari, Erice, Palazzolo Acreide, la Scala dei Turchi, i mosaici delle ragazze in “bikini” della Villa Romana del Casale, fino ai vicoli sperduti senza nome.

Le immagini dei panorami mozzafiato sono intervallate da scatti che ritraggono dolci spolverati di zucchero, pesce fresco e fiori di mimosa dall’odore che fa sognare chi li coglie.

L’immagine scelta ritrae uno dei templi del sito archeologico della Valle dei Templi di Agrigento, che è stato inserito tra il patrimonio dell’Unesco dal 1997. Per secoli quest’area ha incantato scrittori, storici e artisti, tra cui soprattutto Goethe che si entusiasmò durante il suo soggiorno nella zona.

Il tempio di Ercole rappresenta il più antico edificio dorico di Agrigento e fu costruito intorno alla fine del VI secolo a.C. L’attribuzione del tempio all’eroe si basa su un passo scritto di Cicerone che parla di edificio religioso proprio dedicato alla figura mitica presso l’agorà, che è stata riconosciuta dagli storici nell’area immediatamente a nord della Valle dei Templi.

Roberts incornicia il tempio con fichi d’india e con un albero simile a quello di ulivo, piante che caratterizzano la nostra terra, utilizzando un teleobiettivo medio così da annullare la distanza con il soggetto della foto. Ritratto volutamente in controluce, il tempio esercita un fascino ancora più profondo sull’osservatore, quasi invitandolo a oltrepassare la cornice delle piante in primo piano e a recarsi di persona sul posto per ammirarlo in tutta la sua maestà.

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