Eclettico e stupefacente, il percorso di immagini proposto dalla mostra “Sicilia mai vista”, fruibile in quel di Modica fino al 6 gennaio 2019, si propone, con uno sguardo esclusivo, di indagare l’anima isolana di ieri e di oggi, scenari antichi e moderni sempre in bilico tra le loro contraddizioni

Scatti unici, prodezze aviatorie, tesori nascosti. Così il fotografo sciclitano Luigi Nifosì coniuga la passione per la fotografia e per l’archeologia in un grandioso progetto: raccontare la sua terra d’origine adottando una nuova prospettiva. Dall’alto, per la precisione. “Sicilia mai vista”, in esposizione a Modica presso l’ex Convento del Carmine e la Fondazione Grimaldi fino al 6 gennaio 2019, risponde all’esigenza di restituire all’uomo uno scenario inedito, catturando le bellezze naturalistiche della Sicilia ed omaggiando il suo patrimonio culturale come mai prima d’ora, in un repertorio composito, variegato ed irripetibile.

SPICCARE IL VOLO. Eppure, sebbene difficile a credersi, l’indomito fotografo, prima del 1998, soffriva di vertigini. La paura delle altezze lo attanagliava sin dall’infanzia, «da ragazzo persino la pertica sembrava un’impresa troppo grande», ci dice. Tutto cambia quando gli vengono commissionate le prime foto aeree della sua carriera, necessarie al riconoscimento di Scicli come Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Nifosì accetta al volo e nel mese di maggio di quell’anno sale a bordo del suo primo elicottero. Il fotografo vince la paura e scopre così la propria vocazione: «La mia città, la costa, le borgate di Scicli, non mi erano mai parse così belle, capii allora di dover volare ancora». Ottenuto l’accredito presso le forze dell’ordine, il mese successivo è di nuovo tra le nuvole, a bordo di un elicottero monomotore NH500, pronto a immortalare il patrimonio monumentale dei comuni della provincia di Siracusa. Le sue foto fanno il giro del mondo e «dopo dieci anni di attività, di collaborazioni prestigiose – come quella con Ulisse (Alitalia) – pubblico nel 2008 il mio primo libro di foto aeree» spinto dall’ambizione di fotografare tutta l’Isola dall’alto e denso di materiale sulla Sicilia sud-orientale.

LA MOSTRA. Per Nifosì «l’archeologia è parte indissolubile del paesaggio», così dopo la collaborazione con il programma Rai Linea Blu e l’incontro con Dominique Fernandez, il fotografo siciliano continua la sua conquista dei cieli a bordo di elicotteri militari e paramilitari con un nuovo partner: il Dipartimento di Archeologia dell’Università degli Studi di Catania. Sono ben cento i siti archeologici censiti da Nifosì, che guarda non solo alla Sicilia ma anche ad altre isole del Mediterraneo, come Malta, nell’esercizio di una professione alimentata da passione bicefala, votata sia alla fotografia che all’archeologia. Nasce così l’idea di una mostra, “Sicilia, l’isola mai vista”, che sappia compendiare i suoi lavori più significativi, dando risalto alla paesaggistica ma anche all’anima antica della Sicilia, al respiro atavico dei luoghi dimenticati come Paliké, Thapsos, celebre per la sua necropoli, Mokarta, conosciuta come terra del misterioso popolo degli Elimi. Monte Jato, Akrai, Tornambè, le immancabili Siracusa e Morgantina, Montagna dei Cavalli e altri ancora. La mostra si sviluppa perciò in due spazi, di cui uno – la Fondazione Grimaldi – interamente dedicato all’archeologia, l’altro – l’ex Convento del Carmine – alle coste, al mare, alle isole e all’entroterra, al profilo inconfondibile degli edifici di ieri e di oggi. Il risultato è un atlante imprevedibile, quasi bizzarro, che pilota chi lo contempla in uno spazio nuovo. Miraggio di terre lontane, coste lambite da mari mai esplorati, civiltà perdute.

La collezione aerea guida e disorienta insieme i suoi spettatori, in bilico tra lo stupore e l’incredulità. Cento scatti, cento e più volti di un’isola vasta, eclettica, coacervo di incantevoli contraddizioni. E laddove l’immaginazione subisce una battuta d’arresto interviene l’olfatto, stimolato dall’odore del cacao e del cioccolato di Chocomodica 2018, rendendo ancora più intenso, se non multisensoriale, il viaggio ideale inaugurato dalla mostra che esplora il territorio con uno sguardo alla storia della colonizzazione greca e non solo. «Le città siceliote osservate dall’alto rivelano siti archeologici ancora neonati, permettendoci di osservare in volo una storia altrimenti invisibile. Questa è l’originalità e la bellezza della foto aerea applicata all’archeologia», sottolinea lo storico Uccio Barone curatore della mostra, nonché di una recente “Storia mondiale della Sicilia” (Laterza) che cala la realtà archeologica siciliana in un contesto internazionale.

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