Come quelle copertine che da qualunque lato giri disegnano sempre un’immagine di senso, così la filosofia narra da millenni storie e pensieri che, in qualunque secolo li leggi, riecheggiano attuali. È il caso del mito della caverna di Platone. Il filosofo greco paragona la condizione degli uomini a quella di prigionieri incatenati nel fondo di una caverna e che prendono per vere le ombre proiettate sulle sue pareti. Il mito descrive il percorso educativo che dalle false credenze conduce verso il sapere, il cammino che ci porta a slegarci e a guardarci intorno, a interrogarci su valori e costumi fino a quel momento adottati per divenire cittadini attivi e consapevoli. Insomma, è l’emblema del viaggio dal buio dell’ignoranza alla luce della verità. Ma cosa dovrebbe rivelarci di nuovo la metafora platonica? Cos’è che noi, Homo Sapiens del 2020, stiamo ignorando?

COSTRUIRE ECO-REPUBBLICHE. Melissa Lane, docente di politica all’Università di Princeton e autrice di Eco-Republic. What the Ancients Can Teach Us about Ethics, Virtue, and Sustainable Living (Princeton University Press, 2011) non ha dubbi: «Ho insegnato il mito della caverna del libro VII della Repubblica a centinaia tra studenti e professionisti, fino a chiedermi: aggrappandoci alle comode abitudini basate sui combustibili fossili, non ci stiamo forse intrappolando in una versione moderna della caverna di Platone?». Secondo la studiosa – intervenuta con una lectio magistralis dal titolo “È possibile una repubblica ecologica oggi?” al Festival del Classico trasmesso in streaming dalla Fondazione Circolo dei lettori di Torino – Platone ci incoraggia a liberarci dagli errori di valutazione per riconoscere il disastro ecologico. «Non parlava certo dei problemi ambientali ma di stabilità sociale cioè della coerenza tra desideri dei cittadini e obiettivi della società». Come si raggiunge? Puntando al Bene.

RIPARTIRE DALL’ETICA. «Il Bene – ha chiarito la studiosa di Princeton – è una sorta di proprietà di cui siamo istintivamente alla ricerca. Se devo prendere una medicina voglio che sia una medicina buona, non cattiva. Vale anche per il cibo, gli amici, il vaccino contro il coronavirus. Il problema è che le apparenze possono ingannare. L’indaffarata arroganza di questo ordine politico è costruita su fondamenta di sabbia. Le persone combattono con le ombre, sgomitano per ottenere superiorità, ma restano prigioniere inconsapevoli di illusioni. I prigionieri della caverna vedono oggetti reali in quelle che sono soltanto ombre». Il Bene, secondo Lane, deve quindi restare una luce che ci sprona a rimettere in gioco le prospettive sulla realtà per smascherare ipocrisie e raggiungere quella coerenza tra ciò a cui aspira il singolo e ciò a cui aspira la società. Che oggi equivale ad affrontare il caos ambientale. «Di fronte al cambiamento climatico, il filosofo greco ci spinge a ripensare il modo di intendere il danno, slegandolo da ciò che è immediato e tangibile; i costi, non più unico criterio di scelte private e politiche; e la crescita, svincolandola dal Pil, indice dimentico delle conseguenze dell’inquinamento». Lo dichiarano i 17 Sustainable Development Goals dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: la sostenibilità ha al centro l’etica tanto quanto la scienza.

CON PLATONE OLTRE PLATONE. Il bello di ogni filosofia è che vuole essere messa in discussione. Così possiamo accettare la sfida di Platone ma rifiutare il modello gerarchico di società delineato ne La Repubblica. Secondo il filosofo, infatti, solo una classe di pochi illuminati è capace di rompere le catene della prigionia e guidare il cambiamento sociale. Lane invece ha voluto sottolineare quanto pesi la responsabilità di ognuno. «Dobbiamo chiederci – ha proseguito – in che modo tutti, a ogni livello, possiamo contribuire a ridisegnare creativamente l’ethos». E ha chiosato: «Alla fine del mito Platone descrive cosa accadrebbe se colui che slegatosi dalle catene cercasse di mettere in guardia i rimasti prigionieri: sarebbe deriso nel migliore dei casi, ammazzato nei peggiori. Se ridefiniamo ciò che è un bene come ciò che giova a noi e agli altri, il modo in cui vediamo il mondo cambia e persino la percezione del ridicolo. Ma non dobbiamo avere paura di cambiare. Possiamo essere l’avanguardia di un nuovo senso del ridicolo. Un nuovo senso del necessario. Sentiamoci cittadini di eco-repubbliche che condividono un bene comune e si assumono la responsabilità della sua co-produzione. Adesso. Altrimenti perderemo ciò che i greci chiamano kairos: il momento opportuno per agire alla luce del bene».

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