Oltre Punta Secca: «Perché il cineturismo in Sicilia non finirà con Montalbano»
Motore, ciak, azione: con l’estate alle porte e un bilancio del settore turistico alquanto disastroso, alla Sicilia non resta che puntare sul travolgente potere mediatico del cineturismo. Per il 2021, sono già stati stanziati dalla Regione 3,4 milioni di euro per la realizzazione sull’isola di film, serie tv e documentari. Ma ciò basterà a rilanciare le nostre bellezze paesaggistiche e culturali? Ne abbiamo parlato con Enrico Nicosia, docente di “Cineturismo e Territorio” presso l’Università di Messina e consulente dell’Assessorato regionale al Turismo per i progetti riguardanti la valorizzazione e la promozione del territorio siculo nell’industria dell’audiovisivo.
“MONTALBANO” CERCA UN EREDE. Lunedì 8 marzo si è presumibilmente esaurito, a malincuore e non senza sorprese, il capitolo Montalbano, un fenomeno letterario e televisivo che nell’ultimo ventennio ha segnato la storia del nostro paese. E adesso che succede? Sono in molti a chiederselo, dai fan, che non vogliono rassegnarsi a quello che sembra un addio, agli abitanti del sud-est siciliano, che hanno a lungo beneficiato della fama dell’amato commissario interpretato da Luca Zingaretti. «Il ciclo di vita della destinazione “Montalbano” è giunto oggi in una fase di maturità – spiega Enrico Nicosia – quei territori dovranno presto intraprendere un processo di ringiovanimento e di implementazione dei servizi, altrimenti il loro successo potrebbe scemare nel medio-lungo termine. Ci auguriamo tutti di vedere la serie completata con la trasposizione televisiva di Riccardino, l’ultimo romanzo generato dalla penna di Andrea Camilleri. Lo si deve agli appassionati e soprattutto alla memoria dello scrittore siciliano». Nel frattempo, assistiamo sul piccolo schermo a una sorta di passaggio di testimone tra commissari/detective, da Salvo Montalbano a Saverio Lamanna (Claudio Gioè), il protagonista della nuova fiction siciliana “Màkari” che debutterà lunedì 15 marzo su Rai 1. «Le riprese effettuate nel trapanese tra San Vito lo Capo, la Riserva Naturale dello Zingaro, Scopello e le altre località limitrofe, puntano proprio a valorizzare un territorio che possiede dal punto di vista naturalistico delle peculiarità potentissime – afferma Nicosia – ovvero il giusto appeal per tramutare gli spettatori di “Màkari” in probabili cineturisti». Riuscirà la nuova serie, tratta dal romanzo di Gaetano Savatteri, a conquistare i cuori degli spettatori? Ai posteri l’ardua sentenza.
TURISMO DI PROSSIMITÀ. Nell’attesa di una pronta e auspicata ripartenza del settore turistico, secondo Nicosia bisognerebbe puntare in Sicilia su un’offerta varia e convincente, che possa coinvolgere allo stesso tempo l’insieme di cittadini e di imprese locali: «Tra le strategie da mettere in campo in vista di future restrizioni, quella vincente dovrebbe valorizzare gli itinerari che inglobano le location che hanno fatto la storia della nostra cinematografia isolana, come ad esempio i luoghi di Savoca e Forza d’Agrò, resi immortali da Francis Ford Coppola ne “Il Padrino”. Al contempo, bisogna prestare attenzione a non alterare gli equilibri degli ecosistemi locali e il loro limite massimo di accoglienza, in modo che i benefici economici e sociali restino sempre maggiori dei costi». La nuova frontiera del turismo sembra quindi voler aprire piacevoli orizzonti sull’entroterra siciliano, favorendo un ritorno alle realtà rurali e all’esplorazione dei piccoli borghi, all’insegna della sostenibilità ambientale, di prodotti a km 0 e di acquisti volti al sostentamento dell’artigianato locale.
COOPERAZIONE E SINERGIA. Non bastano però solo paesaggi mozzafiato per dipingere la storia e l’identità di un territorio, non basta suscitare l’emozione negli spettatori se poi l’esperienza della pratica turistica risulta essere disomogenea e poco strutturata. Ecco perché Enrico Nicosia torna a ribadire la necessità di investire su un vero e proprio network che elabori, attraverso tutti i comparti, una strategia in termini di promozione, valorizzazione e fruizione: «Solo attraverso un obiettivo comune e condiviso da tutti gli enti del territorio, pubblici e privati, sarà possibile prolungare e consolidare anche in altre parti dell’isola l’effetto “Montalbano”». Resta ancora aperta la questione sul “Perché le fiction siciliane parlano solo di mafia?” e su come riuscire a sdoganare l’immagine di una terra violenta e arretrata, protagonista di tante, e forse troppe, produzioni televisive e cinematografiche. A tal riguardo, Nicosia lancia un appello rivolto particolarmente ai giovani e a tutti gli artisti emergenti: «Per svecchiare la Sicilia da cliché e stereotipi ormai diffusi e rinsaldati, abbiamo bisogno da un lato di idee nuove e vivaci che sappiano tratteggiare le innumerevoli caratteristiche e tipicità della nostra identità, e dall’altro di risorse competenti e specializzate che alimentino la ripartenza del comparto turistico».