«In molte città europee sono cresciuti gli investimenti sul verde urbano, riconoscendone non solo un ritorno economico, ma anche effetti positivi per l’ambiente e le popolazioni», spiega il professor Giovanni Sanesi, relatore di un incontro sul tema all’Università Mediterranea di Reggio Calabria

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]S[/dropcap]e le città, dove la maggior parte di noi vive, sono il luogo di un ambiente malato, anche le persone si ammalano più facilmente e in questo caso la presenza diffusa di aree verdi è ancor più importante per la salute e il benessere fisico e psichico degli individui e delle comunità». Con queste parole Salvatore Di Fazio (professore ordinario e delegato ai servizi di Biblioteca del dipartimento di Agraria all’Università Mediterranea di Reggio Calabria), ha accolto Giovanni Sanesi, professore ordinario di Assestamento forestale e selvicoltura e direttore del dipartimento di Scienze agro-ambientali e territoriali dell’Università di Bari. L’incontro digitale “Urban and peri-urban forestry: gli alberi salveranno le nostre città (anche il pianeta?)” ha avuto come oggetto di discussione l’importanza di una riconversione al verde delle città.

IL “CASO” LOMBARDIA. In un periodo in cui non si è avuta la possibilità di muoversi dalla propria residenza, è stato constatato che i cittadini con possibilità di affacciarsi su spazi verdi hanno vissuto in maniera meno drammatica la reclusione forzata dovuta all’emergenza Covid-19. Pochi i fortunati in tal senso. In Lombardia – come messo in luce da Sanesi – l’urbanizzazione è stata talmente intensa da arrivare a portare i confini dell’area metropolitana a contatto con le aree urbanizzate delle regioni limitrofe, come Veneto e Piemonte. A questo si aggiunge che alcune forme di agricoltura fortemente industrializzata hanno contribuito all’impoverimento delle risorse ambientali. Nella stessa regione però si sono registrati casi di inversione di tendenza: «Proprio nell’area metropolitana milanese – spiega il professore – registriamo interventi, sia legislativi sia realizzativi, molto significativi già dalla fine degli anni Ottanta: Parco Nord di Milano, Boscoincittà, Bosco delle Querce, dieci foreste di pianura, interventi di forestazione compensativa nel quadro del PSR, progetto regionale della rete dei sistemi verdi, ecc. Abbiamo condotto diversi studi che hanno mostrato l’efficacia di tali interventi, ad esempio sulla biodiversità o nella mitigazione dell’effetto isola di calore».

L’EUROPA E L’ITALIA. In Europa, nel periodo 2000-2006, si è registrata un’occupazione del suolo da costruzioni a discapito delle risorse naturali del 3.4%: «La progressiva impermeabilizzazione dei suoli e la perdita di vegetazione – continua il docente – hanno avuto gravi conseguenze sull’ambiente globale. Si pensi all’effetto “isola di calore” nelle città, con incremento delle temperature e conseguenti difficoltà respiratorie dei cittadini, ai problemi di deflusso delle acque meteoriche e al dissesto idrogeologico». In Italia oltre il 60% della popolazione vive in aree urbane spesso afflitte da tali problemi, con densità abitative molto alte: «Nella penisola, durante il periodo 2001-2011 sono stati urbanizzati 160.000 ettari, con una perdita di suolo pari a 45 ettari al giorno e un tasso di incremento della superficie urbanizzata largamente superiore a quello di crescita della popolazione». Il relatore ha poi fatto notare come in ambito nazionale il recente “decreto clima” (CdM, DL 14.10.2019 n. 111) abbia introdotto misure urgenti che comprendono azioni per la riforestazione, nonché programmi sperimentali di messa a dimora di alberi, di reimpianto e di silvicoltura, e per la creazione di foreste urbane e periurbane, con particolare riferimento alle città metropolitane.

IL FUTURO. L’inderogabilità di questi interventi per la salvaguardia del pianeta già da qualche anno si è resa evidente a livello comunitario portando all’individuazione di tre obiettivi: il primo è la limitazione del consumo di suolo, preferendo per le nuove costruzioni interventi di riuso di suoli già impermeabilizzati. Il secondo la mitigazione della copertura del suolo, ricorrendo a materiali più permeabili per la raccolta delle acque piovane. Il terzo consiste in misure di incentivo o dissuasione tendenti a favorire la liberazione di superfici di suolo impermeabilizzate e a scoraggiare con pesi  fiscali interventi negativi. A testimoniare la volontà dell’Europa di raggiungere questi  scopi, Sanesi ha detto: «Le strategie dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile rispetto a molti obiettivi fanno leva proprio sui servizi ecosistemici fornibili dalle risorse naturali. In molte città europee sono cresciuti gli investimenti sul verde urbano, riconoscendone non solo un ritorno economico, ma anche effetti positivi per la salute dell’ambiente e delle popolazioni». Il relatore aggiunge: «L’approccio che favorisce le Green infrastructures è ulteriormente consolidato dalla risoluzione del Parlamento europeo del 12/12/2013 per il rafforzamento del capitale naturale in Europa»: questo significa più interventi per integrare il verde nelle città.

CITTADINI RESPONSABILI. In questo contesto si collocano i temi di silvicoltura, arboricoltura e agricoltura urbana, volti a migliorare la vita delle città. Imprese simili richiedono la partecipazione attiva dei cittadini, che non devono limitarsi a proporre, ma impegnarsi a rinvigorire e mantenere il verde urbano. «La recente pubblicazione delle linee guida FAO su Urban and Peri-urban Forestry (2016) – specifico oggetto di attenzione del Seminario – prova a mettere a sistema le cose dette, valorizzando e diffondendo le buone pratiche, nonché mostrandone l’efficacia ai fini del perseguimento degli obiettivi di sostenibilità».


Il ciclo di seminari

Open Green

 Nell’ambito del ciclo di seminari online “Open green: il verde oltre lo schermo” promosso dalla Biblioteca del Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, l’incontro inaugurale ha avuto come tema “Urban and peri-urban forestry: gli alberi salveranno le nostre città (anche il nostro pianeta?)”. Relatore d’eccezione è stato il Prof. Giovanni Senesi (ordinario di Assestamento forestale e selvicoltura e direttore del dipartimento di Scienze agro-ambientali e territoriali all’Università di Bari). A moderare l’incontro il prof. Salvatore Di Fazio (professore ordinario e delegato ai servizi di Biblioteca del dipartimento di Agraria all’Università Mediterranea di Reggio Calabria). Hanno portato i loro saluti il Magnifico Rettore della Mediterranea Prof. Santo Marcello Zimbone e il direttore del Dipartimento di Agraria Prof. Giuseppe Zimbalatti.

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