Poliziotto, filosofo, acrobata della lingua: lo strano caso del geniale Antonio Pizzuto
Tra un’indagine e l’altra, tra un viaggio per l’Interpol e un impegno da questore, lo scrittore palermitano coltivava una sfrenata passione per la letteratura, che lo portò ad essere una delle figure più singolari del’900. Traduceva con la stessa abilità Platone e Joyce, Kant e Shakespeare, e poi rielaborava la sua sterminata conoscenza in romanzi per nulla convenzionali, ricchi di neologismi e con frasi costruite in maniera fantasiosa. La sua fama fu grande: ma poi, tra gelosie e incomprensioni, su di lui cadde l’oblio
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