Le lucine colorate lampeggianti ci ricordano che il Natale e la fine dell’anno sono vicini: è tempo di resoconti tra l’immancabile cartone di Anastasia, infusi speziati e frasi e pacchi di ringraziamento, sulla scia delle parole di un filosofo che non guastano mai

Primo lunedì di dicembre. Sciarpe quadrettate avvolgono profumi di spezie da tè e infusi stretti per riscaldare polpastrelli e malinconia. Il Natale appanna le finestre: le lucine colorate viaggiano sulle strade bagnate e, con le loro intermittenze come rintocchi, ricordano ai passanti o agli studenti dalla scrivania l’ultimo mese dell’anno, cercando unisono con quei bpm. È il suono dei resoconti. Quanto devo a questo anno? Certo, è anche quello dell’ansia da: «Cosa regalo al mio fidanzato?» Ma in fondo ogni regalo, che sia per compleanni, festività, giorni qualsiasi, non è un modo per dire grazie alle mani che lo riceveranno?

Ma che significa esattamente grazie? «In tedesco e in inglese, il verbo ringraziare danken e thank è in rapporto con denken e think, nel senso di avere nel pensiero, ricordarsi di qualcuno; colui che dice: ti ringrazio – ich danke dir – promette al suo interlocutore di conservarlo nella memoria». È quanto scrive il filosofo Martin Buber nel 1963 nella lettera di ringraziamento indirizzata a coloro che gli avevano fatto pervenire gli auguri per il suo 85esimo compleanno. E continua notando che in ebraico «la forma verbale hodoth significa, innanzitutto, dare la propria adesione a qualcuno e, solo in secondo luogo, ringraziare». Per l’austriaco ebreo: «Il fatto non si produce soltanto all’interno dell’anima, ma procede da essa verso il mondo per divenirvi atto ed evento. Ora, dare le propria adesione a qualcuno in questo modo significa confermarlo nella sua esistenza». L’etimologia ebraica del verbo evidenzia quindi l’apertura all’altro e alla relazione. E non è il sorriso la prima porta che si apre all’altro e quella che lo saluta? In punto di morte quando le parole sfumano ecco che affiora per quei volti in cui gli occhi si riflettono: si è grati per il tempo a cui quelle vite hanno dato senso. Grazie è la forma udibile di un sorriso che resta nell’aria che respiriamo. «Grazie di tutto»: un tatuaggio su carta che resta nella pelle ad accapponarla nel ricordo delle emozioni condivise. Così anche in punto di vita. Il bebè nel momento in cui riconosce i genitori sorride per la prima volta. Lo diceva Virgilio nelle Bucoliche già nel I a.C. per cui ne deduceva nella Egloga IV che chi non riconosce col sorriso il genitore non è degno dei banchetti delle divinità né del letto di una dea. E così ci riconosciamo nell’altro, nell’esistenza che l’altro ci ha dato. Ti riconosco, ti sono riconoscente e ti sorrido. Che può anche essere letto all’inverso. Cosa vogliamo dire però quando diciamo non c’è bisogno che mi ringrazi? Che quella persona per noi esiste già. Esistere è stare nel cuore e nella mente di qualcuno, fare parte del suo universo di sentimenti che è un universo di reciprocità. Nel film d’animazione della Fox Animation Studios, che in questo periodo dell’anno è difficile non riguardare, Dimitri non accetta i 10 milioni di rubli dall’imperatrice per averle fatto riabbracciare l’amata nipote Anastasia a cui aveva ridonato l’identità, persa insieme alla memoria. Perché ha cambiato idea? «È stato un cambiamento dettato dal cuore». Era diventato un dono e ogni dono, in quanto vero incontro, è gratuito. È gratiis da gratia, direbbero i latini. La ricerca di una fanciulla dalle fattezze della principessa non era più questione di denaro: aveva conosciuto il volto di Anya di fronte al quale non c’era più posto per l’imbroglio e neanche per ricompense.

Primo lunedì di dicembre. Come ogni lunedì merita dei buoni propositi. Non quelli per l’anno che verrà, ma quelli per l’anno che è stato. È un proposito retrodatato per invitarci a lasciare il grigio su cui ci fissiamo e dire grazie all’anno passato per i colori che ci ha dato. Non è la tristezza un errore di focalizzazione? Un grazie per ogni giorno da qui alla notte di San Silvestro è forse il miglior calendario dell’avvento e il più originale pacco da incartare. Un esercizio che ci fa sorridere per allenarci a sorridere nel prossimo anno.

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