Dal 2010, osserva il mare dall’altura in cui è posta. La sua posizione è decisamente simbolica: si trova, infatti, nel segmento in cui il 38° parallelo attraversa la Sicilia. È la cosiddetta Piramide della Luce, l’imponente scultura che, con il suo caratteristico colore rosso opaco, si staglia di fronte al Mar Tirreno, abbracciando visivamente il tratto di costa compreso da Cefalù a Milazzo e allungando lo sguardo fino all’arcipelago delle Eolie. Formata di centinaia di lamiere d’acciaio corten saldate tra loro, è alta circa 30 metri, e si trova a Motta d’Affermo, nel messinese, nella cornice della Fiumara d’arte, un museo a cielo aperto costituito da sculture e installazioni di land art distribuite in diversi comuni.

RIFLESSI E MELODIE. Fu lo scultore toscano Mauro Staccioli a progettarla, nascondendo tra le lamiere un piccolo ma prezioso particolare. Sullo spigolo superiore è presente, infatti, una fessura dalla quale, solo durante il solstizio d’estate, si insinua la luce al sorgere del sole. L’interno della struttura, in queste occasioni, ne risulta illuminato in maniera suggestiva ed è da qui che la Piramide 38° parallelo trae la sua denominazione legata ai fenomeni luminosi. Non solo solstizio, tuttavia: in virtù del suo orientamento a nord-ovest, la struttura si lascia penetrare dalla luce del tramonto tutti i giorni; poco dopo, ha inizio un’altra magia: le pareti di corten si raffreddano gradualmente, scricchiolando e dando origine a una sorta di melodia.

COME VISITARLA? Il percorso che conduce alla Piramide della Luce è angusto, ma è sempre aperto per coloro che desiderano ammirarla dall’esterno. Per visitare l’interno, invece, bisogna attendere il solstizio d’estate. L’ingresso alla Piramide è consentito solo per tre giorni l’anno – proprio a cavallo del solstizio – ed è accompagnato da una serie di eventi, tutti volti a celebrare il trionfo della Luce sulle tenebre. 

Per accedere alla Piramide occorre addentrarsi in un tunnel di ferro, totalmente al buio. Questa parte del percorso è caratterizzata da una sensazione di smarrimento: sembra di perdersi, di scontrarsi continuamente contro le pareti; poi, all’improvviso, la luce penetra tra le insenature ed è possibile proseguire il percorso. Ma, per quanto inusuale, questa prassi è solo uno dei momenti che compongono un’esperienza ben più articolata.

IL RITO DELLA LUCE. Il passaggio dal buio alla luce è tanto reale quanto simbolico. Rappresenta infatti il punto focale del “Rito della Luce”, una celebrazione che viene ripetuta ogni anno in occasione del solstizio d’estate e che nasce dalla volontà di Antonio Presti, presidente della fondazione Fiumara d’Arte, di porre freno al torpore causata da quella che lui ha definito come una “analfebitazzione di emozione”. Ci si prepara al rito indossando abiti di colore bianco; la Piramide viene adornata come una sposa, le si gira intorno e si ricopre la terra su cui sorge con dei teli bianchi. Lì, tra un drappeggio e l’altro, è un pullulare di artisti e voci di persone, tutte alla ricerca di un’esperienza tanto unica quanto suggestiva. Si arriva, quindi, al momento dell’attraversamento del tunnel: una volta varcata la soglia, tutto cambia. Ci si scontra con il buio più profondo e con il quasi totale annullamento dei sensi. Si avanza su un suolo vergine di terra e sassi, senza vedere nulla, percependo solo la propria voce interiore. Il silenzio cela un intimo dialogo con la Piramide, che altro non è se non una sentita chiacchierata con sé stessi. Poi, uno spiraglio. Le tenebre si affievoliscono man mano che ci si dirige verso il centro della Piramide, rivelando presto un luogo del pensare, uno spazio in cui non è solo la luce del sole a penetrare: si accende la coscienza, che illumina la mente liberandola dall’ignoranza. A regnare rimane la Bellezza, il cui potere vibra sul cammino di chi la ricerca. Al concetto di immortalità, appartenente alla piramide faraonica, si sostituisce quello di transitorietà: della vita che anela all’eternità.

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