SabirFest: «Dalle parole ai fatti per rimettere al centro l’ospitalità del Mediterraneo»

SabirFest, scortesie per gli ospiti. È ironico ed emblematico il sottotitolo scelto per la quarta edizione del festival che ruota attorno ai temi di cultura e cittadinanza mediterranea, a Catania da 5 all’8 ottobre.

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]D[/dropcap]obbiamo passare dalle belle parole ai fatti concreti», dice Biagio Guerrera, presidente dell’associazione musicale etnea partner del progetto, facendo riferimento al fil rouge che lega gli appuntamenti della quarta edizione che si svolgerà contemporaneamente A Catania, Messina e Reggio Calabria. «Proviamo a rimettere al centro il senso e la pratica di quell’ospitalità che accompagna la storia delle genti del Mediterraneo ma che è sempre più compromessa dalle politiche neocoloniali, dal razzismo, dall’intolleranza e dall’ignoranza».

Obiettivo primario della manifestazione annuale resta, come sempre, accendere i riflettori sul Mediterraneo e sui popoli che lo abitano e nello spirito del sabir – la lingua franca che si parlava fino all’Ottocento nei porti e sulle imbarcazioni del Mediterraneo – rendere il nostro mare uno spazio di crescita culturale e di partecipazione sociale.

Tre le sezioni proposte da Sabir. In primis la mostra-mercato della produzione editoriale dal e sul Mediterraneo SABIRLIBRI, ospitata al Palazzo della Cultura, dove tanti editori avranno la possibilità di condividere i propri titoli e le novità con i visitatori, anche i più piccoli, che potranno a loro volta girare tra gli stand alla scoperta di storie, idee, libri e autori.

La sezione SABIRFESTIVAL, invece, propone quattro giorni di incontri a ingresso gratuito tra piazze ed edifici storici con scrittori, registi, giornalisti e artisti italiani e internazionali – tra cui Silvio Perrella, Gaspare Balsamo, Khaled Khalifa, Vanni Bianconi e Peter Waterhouse.

E ancora laboratori con gli studenti delle scuole siciliane, installazioni, mostre, cinema, teatro, concerti, reading di poesie e tavole rotonde sul tema dell’atavica ospitalità dimostrata dai popoli del Mediterraneo, messa oggi in discussione da razzismo e intolleranza.

«Pensiamo al Mediterraneo come a uno spazio di scambio che ha nella mobilità una sua caratteristica costitutiva – dice Guerrera, che aggiunge: Crediamo nella necessità di superare le diseguaglianze e di promuovere la redistribuzione, nel diritto alla democrazia e all’autodeterminazione contro ogni forma di estremismo, anche se tutto questo può sembrare utopistico di fronte a quanto stiamo vivendo».

Protagonista della quarta edizione sarà anche la prima stesura del pre Manifesto per la cittadinanza mediterranea nato all’interno del forum SABIRMAYDAN, percorso formativo e informativo che va avanti dal primo anno all’interno del quale attivisti provenienti da paesi diversi si confrontano in una serie di dialoghi aperti al pubblico o riservati agli addetti ai lavori.

«L’obiettivo è promuovere una rete di organizzazioni della società civile e di individui che progettano una nuova integrazione mediterranea attraverso iniziative e strumenti cittadini – chiarisce l’organizzatore -questa è la ragione per cui abbiamo scritto questo documento, che vuole rappresentare un appello per un “Mediterraneo Libero e Unito”, esattamente nel momento in cui nessuno ci scommetterebbe».

Ampio spazio verrà dedicato alle realtà del territorio. In programma la presentazione di San Berillo Web Serie Doc 1, film sullo storico quartiere catanese che mette insieme alcuni estratti dai dieci episodi della web serie documentaristica – on line sull’omonimo canale youtube da febbraio – realizzata all’interno del laboratorio di video documentazione tenuto dalla regista catanese Maria Arena e promosso dal progetto culturale dell’associazione Trame di Quartiere, vincitore del concorso di idee Boom! Polmoni Urbani 2015.

«San Berillo Web Serie Doc è un lavoro corale, un laboratorio, un cercare insieme sperimentando percorsi di conoscenza e comunicazione che vanno incontro alla realtà facendone esperienza», commenta la regista, che punta la sua attenzione sulla «documentazione della realtà, in particolare in quelle zone inespresse o male espresse dai media convenzionali».

La manifestazione ospiterà anche tanta musica, dai ritmi dell’Africa Occidentale di Nimba, orchestra popolare di percussioni formata da donne, che si esibirà venerdì 6 ottobre al Palazzo Platamone (direzione e concertazione di Carlo Condarelli) alle canzoni siciliane contemporanee della Piccola Orchestra Giovanile dell’Etna JACARANDA, in programma per domenica 8, diretta e arrangiata da Puccio Castrogiovanni. Immancabile anche la parte artistica, con il murales per abbattere i muri realizzato dall’artista siriana Diala Brisly in collaborazione con i ragazzi delle scuole siciliane. L’opera di street art verrà realizzata nel quartiere della Civita all’interno di un laboratorio con gli studenti del polo catanese di educazione interculturale e verrà inaugurata domenica 8 ottobre alle 11.

«Il SabirFest – conclude Biagio Guerrera – vuole coniugare insieme il sogno di un Mediterraneo diverso con l’azione concreta di artisti e attivisti che a questo sogno vogliono dare un aspetto concreto, a partire dalle giovani generazioni ma recuperando storia e memoria».

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Sono cresciuta in una famiglia di giornalisti e ho avuto quindi la possibilità, fin da piccola, di stare a contatto con giornali e studi televisivi, mentre pian piano maturavo l'idea di percorrere le orme dei miei genitori e intraprendere quella strada, di certo oggi più tortuosa, ma sempre affascinante. Così, quando è arrivato il momento di scegliere l'Università da frequentare, non ho avuto dubbi: sarei stata una studentessa del corso di Laurea in Scienze della Comunicazione nella mia città, che amo immensamente, a cui è seguito il biennio di specialistica in Comunicazione della Cultura e dello Spettacolo. Inutile dire che non mi sono mai pentita della mia scelta, apprezzando giorno dopo giorno, anno dopo anno, la comunicazione, il giornalismo e l'organizzazione di eventi legati a questi ambiti, approfonditi anche tramite esperienze lavorative in Fondazioni d'arte, librerie, Festival culturali. Insomma, non so proprio stare con le mani in mano! Sono curiosa di ciò che mi circonda e mi nutro delle storie delle persone con cui entro in contatto, probabilmente deformazione professionale.

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