Chiunque conosce il detto “Non tutte le ciambelle riescono col buco”, ed è ciò da cui è partita Arianna Campione, co-fondatrice – assieme alla cugina Anna Cacopardo – di Kymia, startup innovativa che utilizza il mallo del pistacchio di Bronte, ovvero la “buccia” che avvolge la parte commestibile del frutto e che viene solitamente scartata, nel campo della cosmetica. «L’idea è nata quando abitavo a Londra: mentre ero lì ho provato a coltivare dei pomodori in giardino, ma vedendo che non avevano lo stesso sapore di quelli siciliani ho realizzato come la mia terra sia capace di produrre tante altre cose straordinarie. Così ho deciso di lasciare Londra e il pomodoro e adottare il pistacchio».

Una simile lavorazione mira non soltanto a dare nuova vita ad un materiale di scarto, ma anche ad innescare un processo virtuoso di economia circolare. Un piccolo passo per salvaguardare il pianeta e coltivare una nuova consapevolezza ambientale anche in Sicilia: «Ѐ per questo che abbiamo deciso di adottare delle scelte eco-friendly, come ad esempio l’utilizzo di vetro riciclabile, o l’imballaggio che si scioglie nell’acqua, affidando le decisioni al nostro sustainability manager».

Una sfida che Arianna ha accolto, decidendo di tornare nella sua Sicilia e affrontare le difficoltà di un sud Italia ancora arretrato: «Restare in Sicilia dal punto di vista lavorativo non è semplice – spiega Arianna – perché ti ritrovi ad avere a che fare con una realtà ancora in via di sviluppo, ma ci sono numerose iniziative che facilitano l’imprenditoria siciliana: la voglia di cambiare le cose c’è, bisogna avere il coraggio di osare. Io ho rischiato, ho deciso di costruire qualcosa qui impegnandomi nel mio territorio. A Londra avevo la mia vita, ma c’era qualcosa che mi mancava: fare qualcosa nella mia terra e per la mia terra, perché la nostra ricchezza è ineguagliabile. Non potevo stare con le mani in mano, quindi sono tornata mossa dal sentimento di voler rinnovare le cose. Non sono la prima e spero di non essere l’ultima: le cose devono cambiare necessariamente e devono cambiare a partire dai giovani».

Un’esperienza che dovrebbe stimolare chi ancora non trova il coraggio di rischiare: «Il mio consiglio ai ragazzi, agli imprenditori del futuro – conclude – è quello di studiare, nel senso di aver voglia di imparare cose nuove ed avere sempre nuovi stimoli. È importante viaggiare, conoscere persone, impegnarsi, avere “fame” e documentarsi, fare nuove esperienze fuori dalla propria comfort zone. Non dobbiamo restare immobili, dobbiamo muoverci e far sì che le cose cambino, e mettere in pratica ciò che abbiamo appreso».

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