Sicilian Playlist #47: la magia dell’Etna nel piano di Corrado Neri e nel tamburo di Alfio Antico
Ogni settimana sottoporremo al vostro ascolto una playlist di canzoni di artisti siciliani. Brani vecchi e nuovi scelti dalla redazione, ma che potrete indicarci anche voi e, soprattutto, potranno inviarci cantautori, cantanti e band, di qualsiasi genere musicale. Inseriremo i vostri consigli e le proposte musicali all’interno della nostra playlist che sarà pubblicata anche su Spotify.
Potete inviare le vostre proposte (complete di link Spotify e YouTube) all’indirizzo sicilianplaylist@sicilianpost.it
“Etnea” Corrado Neri feat. Alfio Antico
Esce l’album “Music in a box?” che il pianista e compositore di Avola ha presentato in marzo in diretta streaming dal teatro comunale del centro siracusano. Cuore del progetto è “Etnea”, la canzone della rinascita, omaggio agli effetti benefici del vulcano: il tamburo che detta il ritmo dei passi, la corsa, gli sbuffi per la fatica e del vulcano, in un crescendo che si placa con il raggiungimento della pace dei sensi e l’uscita dal tunnel dell’ipocondria.
“Suoni di pietra lavica” / “Meriggio ai margini d’Europa” Rosalba Bentivoglio
Anteprima di un’opera inedita, pensata sognata e composta da Rosalba Bentivoglio, messa in scena lo scorso luglio in una delle serate del Festival Jazz di Zafferana. Seguendo i concetti della scuola nord europea del “Suono dell’Emozione Umana”, la jazzsinger esprime attraverso la sua voce la natura e le energie del vulcano Etna, trasformandole in un’opera musicale di grande intensità e pathos. In assenza ancora della versione digitale della nuova composizione, sulla playlist di Spotify ascolterete un classico della compositrice catanese.
“Chiamami” Gioele Tringali
Non lasciatevi ingannare dall’ambientazione milanese del video, l’autore della delicata ballata acustica arriva da Augusta, dove ha cominciato a suonare fin da bambino la batteria, seguendo le orme del padre. Dopo gli inizi in cover band, ha scelto la carriera di moderno menestrello, presentandosi in modo semplice voce e chitarra.
“Walking Alone” Helmet Project
Brano d’esordio di un progetto musicale dietro al quale si cela un giovanissimo musicista di Modica che nasconde la propria identità sotto un cappuccio. Il video è stato realizzato dalla fotografa e videomaker Federica Vero e prodotto da Isulafactory. Il singolo esprime lo stato d’animo di un adolescente che attraverso la musica cerca le risposte e le motivazioni che neanche gli adulti riescono a volte a dare. Rappresenta tutti i giovani che durante il periodo duro della quarantena hanno dovuto adattarsi ad una nuova realtà sociale. Il protagonista, interpretato dallo stesso musicista, vaga verso un posto indefinito, in una continua contrapposizione tra paura e fiducia, smarrimento e ricerca. Un continuo conflitto nell’ignoto più totale attraverso stanze vuote, che vogliono rispecchiare il vuoto d’animo che un giovane, come tantissimi altri, ha provato in questi mesi. Nella parte finale il protagonista trova il giusto percorso all’interno della propria coscienza “camminando da solo” verso l’esterno dove la luce rappresenta vita, fiducia e consapevolezza che presto tutto tornerà come prima.
“La mia libertà” Orazio Imparato
Nuovo singolo del cantautore siciliano, originario di Sambuca di Sicilia, dall’impronta rock. Il brano è dedicato al processo di ricerca di libertà individuale dell’artista e delle persone a lui vicine. In un mondo che in pochi mesi ha annullato le abitudini che ritenevamo essenziali alla sopravvivenza, il pezzo vuole ridare energia all’ascoltatore, per riprendersi con un sorriso la voglia di vivere ed essere sempre liberi da ogni pregiudizio.
“Cannibali” Canarie
Lo spettro sonoro sperimentato fin qui dal duo formato dalla catanese Paola Mirabella e dal marchigiano Andrea Pulcini si amplia tingendosi di un desert rock magnetico e tribale. “Cannibali” è il secondo assaggio di “Immaginari Pt. 2”, la seconda parte dell’omonimo disco attesa a novembre. Una nuova traccia in cui la voce sinuosa di Paola si muove tra gli incastri di chitarre elettriche taglienti e sapori nordafricani vicini ai Tinariwen. Un sound dalla tensione crescente, che aumenta fino a esplodere in un catartico finale heavy metal. In un’atmosfera post apocalittica, una delle ultime coppie superstiti dà vita a un ultimo rito tribale che vede il cannibalismo come supremo atto d’amore. Solo divorandosi a vicenda i due potranno appartenersi per sempre, pur perdendosi nel tempo.
“Aspetto che ritorni” Giuseppe Fava
Brano che segna l’esordio discografico da solista del cantautore siciliano Giuseppe Fava. «Diffidenza, gelosia, cose non dette, lasciate a fermentare, ricordi da conservare e altri da dimenticare, il desiderio di una vita “normale”, il sesso come unità di misura della coppia e l’attesa che ritorni, forse, anche l’amore. “Aspetto che ritorni” mischia emozioni contrastanti, ma apre le porte al desiderio di una vita normale e alla voglia di lasciare alle spalle alcuni ricordi, mentre altri lasciati lì a fermentare», spiega l’autore. «È il sentimento della diffidenza vissuto in chiave positiva, cioè quello fatto di parole e di emozioni semplici. La semplicità di una storia contorta e genuinamente vera. Il sesso, la complicità, l’affinità restituiscono valore e giustizia all’attesa di un ritorno».
“Stu pettu è fatto cimbalu d’amuri” Arianna Art Ensemble
È una tarantella della quale il gesuita tedesco Athanasius Kircher scrive nel trattato “Magnes sive de arte magnetica” (Roma 1641) sul tarantismo, rito religioso che permetteva, attraverso musiche e danze, di guarire i disturbi provocati dal morso di un pericoloso ragno velenoso. «Questa tarantella parla di un amante non corrisposto, che identifica le sue pene d’amore con il cimbalu, il clavicembalo, e in particolare con le parti che compongono lo strumento, come tasti, corde, rosa e martelli», spiega Paolo Rigano, liutista dell’ensemble palermitano. «Questo raro esempio di musica siciliana presenta caratteristiche popolari come il testo in dialetto e il ritmo di tarantella, ma lo strumento protagonista è il clavicembalo, sicuramente più adatto ad un contesto di musica colta, uno strumento presente nei palazzi nobiliari e ben conosciuto in tutte le sue parti da chi ha scritto la tarantella. Poco ci è stato tramandato attraverso la notazione musicale, ma da quanto emerge da una consistente documentazione dell’epoca, pare che le arie-canzuni siciliane fossero molto apprezzate in tutta Italia per le dolci melodie, le armonie ardite e per la bellezza dei versi, alcuni frutto della penna di famosi poeti», conclude il musicista.
“Saper perdere” Agata Lo Certo
Ha cominciato negli anni Novanta nei pub del centro storico di Catania rivisitando Ella Fitzgerald, Aretha Franklyn, Billie Holiday. Poi l’incontro con Carmen Consoli, la svolta cantautorale, il primo album, “Mutevoli sensazioni”, seguito dalla svolta tra pop e souljazz con lo straordinario “Chiave di volta”. Una voce splendida, potente, blues, malinconica, che sembrava destinata a grandi palcoscenici. Qualcosa è andato storto, peccato.
“Non dire una parola” Baby K, Alvaro Soler
In questo caso la Sicilia è protagonista come scenario. Dopo Coldplay, Zen Circus, Shaggy, alla lista di artisti che hanno scelto l’Isola come location per i propri video si aggiunge la coppia Baby K e Alvaro Soler. Nel video dell’ultimo singolo della cantante, Soler è ripreso ad Aci Trezza nello storico Cantiere Navale Rodolico; sullo sfondo, tra una chiglia colorata e un’altra, gli inconfondibili Faraglioni. Il video, scritto e ideato da Baby K per la regia di Mauro Russo (una produzione Boroalco.tv), vede protagonisti i due giovani artisti intenti a raccontare attraverso le immagini la storia di un amore giunto ormai ad un bivio. Come ha raccontato Baby K: «Da una parte c’è la voglia di libertà e dall’altra la paura di rinunciare a una storia importante».