Sicilian Playlist #56: Un oceano di suoni nel piano di Quaceci e il ritorno di un pioniere del rock etneo

Ogni settimana sottoporremo al vostro ascolto una playlist di canzoni di artisti siciliani. Brani vecchi e nuovi scelti dalla redazione, ma che potrete indicarci anche voi e, soprattutto, potranno inviarci cantautori, cantanti e band, di qualsiasi genere musicale. Inseriremo i vostri consigli e le proposte musicali all’interno della nostra playlist che sarà pubblicata anche su Spotify.

Potete inviare le vostre proposte (complete di link Spotify e YouTube) all’indirizzo sicilianplaylist@sicilianpost.it

“Colori d’autunno” Domenico Quaceci

È il singolo che, con azzeccata tempistica, accompagna i primi passi dell’album “Like an ocean”, debutto discografico del pianista di Misterbianco presentato giovedì scorso al Centro Zo di Catania. Album di piano solo, a metà strada fra Philip Glass e Giovanni Allevi, “Like an ocean” è fresco e godibile in tutte le sue dieci tracce. Le note come parole per esprimere sentimenti, riflessioni, descrivere emozioni, ricordi, raccontare esperienze, incontri. Un oceano si suoni, calmo e tempestoso, rilassante e travolgente, caldo e glaciale, profondo e misterioso. Classico e moderno, semplice ed essenziale, gioioso e malinconico, allegro e meditativo, è un disco ricco di trame e colori, come «l’immensità che si prova guardando un vasto cielo stellato, o un oceano per la prima volta», commenta lo stesso autore.

“Il tempo che non torna” Orazio Russo

Chitarrista e compositore, è uno dei pionieri della Catania rock, prima con gli Strike nel 1982, due anni dopo con i Coftwa, diventati nel 1996 Caftua. Dal 2017 ha intrapreso la carriera da solista che dopo quattro anni e un singolo sfocia adesso nella realizzazione del primo album, del quale questo brano è una anticipazione. Pop-rock di buona fattura.

“Hide show” Eleonora Montagnana e Filippo De Paoli

La selezione è tratta da “Contrasti”, il nuovo album del duo composto dalla violinista triestina Eleonora Montagnana e dal compositore messinese Filippo De Paoli, realizzato attraverso crowdfunding grazie a un pubblico che ha creduto nel potenziale del progetto. Coinvolti nella composizione di alcuni brani originali utilizzati come colonna sonora per una produzione internazionale, Filippo De Paoli ed Eleonora Montagnana si sono “virtualmente” trovati nel mezzo di una collaborazione che si è rivelata immediatamente e spontaneamente favorevole ed efficace. L’incontro ha dato inizio ad un processo istintivo e l’urgenza creativa dei due artisti è stata tale che il progetto musicale ha preso vita subito, con pochi messaggi vocali, qualche mail e una telefonata. I due musicisti non solo non si conoscevano prima e non avevano la minima idea che le loro capacità compositive si potessero rivelare così complementari, ma si sono incontrati per la prima volta dal vivo soltanto pochi giorni fa. “Contrasti” esprime il dinamismo di un moto costante. È sensualità, elettricità, epicità. Un viaggio di luci e ombre, di concretezza e fluidità. Il contrasto appare nella composizione, un processo così intimo svolto a centinaia di chilometri di distanza e nei suoni, un misto di classicità e contemporaneità. La ricercatezza delle atmosfere e l’essenza elettronica del progetto fanno ben presto emergere le potenzialità del violino elettrico, in grado di esplorare sonorità nuove, pur mantenendo la dolcezza e la cantabilità del principe degli strumenti ad arco.

“S. Rosalia” Giulia Mei

È il brano con cui la cantautrice palermitana si è aggiudicata, nel marzo scorso, la vittoria del premio “Genova per Voi” e della Targa Siae per la migliore autrice, traguardo che le ha permesso di firmare un contratto editoriale con Universal Music Publishing Ricordi. È una malinconica ballata indie pop, dove il synth pop e le atmosfere vintage delle tastiere si mescolano al sound rock di chitarre distorte, suoni morbidi e duri si sovrappongono per raccontare la dichiarazione d’amore di una palermitana alla sua città. «È un brano nostalgico e arrabbiato come chi si allontana dalla propria città, come chi dice arrivederci a un amore, e non vorrebbe mai», spiega l’autrice. «Ho scritto questo brano un paio di anni fa, il giorno del festino di Santa Rosalia, la santa patrona di Palermo, prima della pandemia, quando il festino era l’incredibile festa folkloristica fatta di gente che ogni 14 luglio si riversa per strada per accompagnare il carro della “Santuzza” dai Quattro Canti alla Cattedrale, mangiare “simienza” e aspettare i fuochi d’artificio della mezzanotte. Volevo raccontare quegli odori, quelle strade, quei posti, quella gente. Di lì a poco sarei partita per trasferirmi in una nuova città, allontanandomi da due amori, la persona a cui ero (e sono ancora) legata sentimentalmente e lei, Palermo, amica e nemica di tutta una vita. Così ho preso in mano la penna e ho cominciato a scrivere tutto, raccontare quel senso di inadeguatezza e di solitudine di chi vorrebbe restare, ma non può, di chi sa che ovunque vada si volterà sempre indietro a ricordare, e non c’è rimedio, perché la vita “ti rompe il culo” e, proprio come Palermo, “non è fatta per i deboli di cuore”».

“Cambiamento” Beatrice Campisi

Cantautrice siciliana trapiantata a Pavia e ama definirsi una “esploratrice musicale”. La sua formazione artistica è iniziata con lo studio di canto e pianoforte presso il Conservatorio Bellini di Catania ed è proseguita attraverso stages (come il campus formativo presso il CET di Mogol) e prestigiose collaborazioni (Claudio Lolli, Antonio Marangolo, Jono Manson). Il brano, che rappresenta il filo rosso dell’album in lavorazione, è «legato alla ricerca, al movimento necessario e incessante, anche doloroso, dell’uomo verso un altrove migliore, sia in senso figurato, sia letterale», racconta l’autrice. «L’ispirazione nasce dalla mia esperienza di insegnante presso la Casa Circondariale di Voghera; dall’incontro con i detenuti, di cui molti segnati da un passato di fuga da guerre e povertà, è scaturito un momento di profonda riflessione sulla sofferenza altrui, sulla necessità di un riscatto individuale che passi attraverso un percorso di catarsi, sull’importanza dell’accoglienza e del rispetto per il prossimo». Il brano vuole mettere in evidenza il parallelismo fra la traversata del Mediterraneo che compiono i migranti per cambiare le proprie vite, e il viaggio interiore che ogni essere umano deve affrontare per rinnovarsi.

“Voar (Nel blu dipinto di blu)” Mario Venuti

Come far diventare, forse la più popolare canzone italiana nel mondo, un “frutto negro” di Salvador di Bahia. L’adattamento in portoghese di Franco Cava è pieno di riferimenti alle divinità africane tuttora vive in Brasile. Un tappeto incessante di percussioni, pochi riferimenti armonici e le voci delle Glorius4 che punteggiano qua e là quella di Mario Venuti.

“Pluriball” Francesco Anselmo

Profondamente legato alla sua terra natia, nel 2012 fonda l’orchestra siciliana Treis Akria, di cui è voce e chitarra. Parallelamente inizia a lavorare a una sua produzione discografica da solista e dopo anni di lavoro e diversi riconoscimenti, tra cui la vittoria del “Festival della canzone popolare d’autore – Premio Giorgio Nataletti 2017”, pubblica nel 2018 il disco d’esordio “Il gioco della sorte”, finalista alle Targhe Tenco 2018 nella categoria “Miglior opera prima”, giudicato fra i cinque album d’esordio più belli dell’anno. Il nuovo singolo rivela il profondo legame del trentenne artista di Polizzi Generosa con la canzone d’autore. È la title track che anticipa il prossimo album di inediti, in uscita il 21 gennaio 2022 per l’etichetta Fenix Music.

“Adriatica” Cordepazze

Terzo singolo delle Cordepazze che anticipa il nuovo album in uscita nel 2022. «Adriatica è una bicicletta. Compagna di giorni interminabili nella città infernale. È lei che ha suggerito la canzone, è lei che ha parlato dell’equilibrio nascosto» spiegano i componenti della band palermitana. «L’equilibrio è quella cosa a cui non pensi mai quando pedali. Pensi a tutto: alla fatica, alle salite, ai pericoli, alle discese, alle macchine che sbucano all’improvviso. Eppure, non pensi mai all’equilibrio che ti fa andare. Come se fosse scontato, banale, dovuto. E invece non è così. È un fenomeno magico e assurdo, delicato e precario. Quell’equilibrio che ti serve per non impazzire per non pensare ai giorni migliori buttati nel cesso, alle occasioni mancate, alle catastrofi. L’inspiegabile, il miracolo, la telecinesi, la levitazione dei corpi. Fa parte di questa categoria l’equilibrio delle nostre vite in bilico».

“Alysia’s Dance” Libertango 5tet

Ritmica e gioiosa, è una delle canzoni di “Point of no return”, l’album che segna un nuovo punto di partenza per la formazione catanese che, alle musiche di Piazzolla, aggiunge la solarità del Mediterraneo, echi jazz di Bill Evans, Coltrane, Parker, Mulligan, ritmi latini di Antônio Carlos Jobim, João Gilberto, Carlos Santana, elementi pop.

“Stranizza d’amuri” Franco Battiato, Juri Camisasca, Osage Tribe

Una rarità del compianto Maestro di Milo, la prima versione di uno dei suoi brani più amati dal pubblico siciliano. È contenuta in “La Convenzione”, un album pubblicato nel 2002 da Pino Massara. È una raccolta di brani della defunta etichetta Bla Bla, uscita a nome di Franco Battiato per sfruttarne la fama. In effetti, sono soltanto quattro le canzoni dell’artista siciliano, tutte le altre sono di Camisasca e degli Osage Tribe. Le note di copertina datano 1975 questa versione di “Stranizza d’amuri”, in realtà risale a un paio di anni dopo. Il brano venne registrato quando ancora Battiato sperimentava su abbozzi di canzoni e “L’era del cinghiale bianco”, album che contiene la versione ufficiale di “Stranizza”, era solo una vaga idea nella sua mente.

https://youtu.be/NkCrbPegRI4

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