Perché, se dite di essere atterrati all’aeroporto “V. Bellini”, forse pochi catanesi vi capiranno

Chi arriva in Sicilia per svago, per lavoro, o perché rincasa con l’intento di ritrovare i propri amici e parenti, quando non passa per lo Stretto di Messina ha alcune alternative possibili: atterrare all’aeroporto di Trapani-Birgi, intitolato al celebre Vincenzo Florio, a quello di Palermo, che rende omaggio invece a Falcone e Borsellino, a quello di Comiso, che deve il suo nome a Pio La Torre, oppure arrivare a Catania, in un aeroporto che sulla carta si chiama Vincenzo Bellini, ma che di fatto tutti conoscono come Fontanarossa.

Che si tratti di una personalità più importante, per la cittadinanza, del brillante compositore che ha reso il capoluogo etneo un salotto della musica settecentesca e ottocentesca? Un eroe di guerra, magari, o un patriota? Un politico venerabile, un imprenditore fortunato, una figura dal destino indimenticabile?

Per quanto molti se lo chiedano, constatando l’insolita discrepanza fra il nome ufficiale e quello più usato dalla popolazione locale, la verità è che nessuna di queste ipotesi è quella corretta, e che per capire come mai l’aeroporto internazionale di Catania sia noto come Fontanarossa bisogna cambiare decisamente prospettiva.

Secondo la teoria linguistica più accreditata, infatti, l’appellativo deriverebbe dal fatto che l’area di Catania è da sempre stata vulcanica, motivo per cui uno degli spettacoli naturali a cui si assiste più facilmente nei dintorni – come anche in aeroporto, o atterrando e decollando dalle piste etnee – è proprio quella di una fontana di lava rossa che sbuca fuori dai crateri.

Sotto la definizione-ombrello di Fontanarossa, peraltro, sono incluse diverse parti della VI circoscrizione urbana, cioè quella degli agglomerati a sud del centro, quali Librino, Pantano d’Arci, Passo Martino, Pigno, Plaia, Primosole, San Giorgio, Villaggio Paradiso degli Aranci, Villaggio Sant’Agata, Villaggio Santa Maria Goretti e Zia Lisa.

Coincidente per lo più con l’omonima via Fontanarossa, quest’area del catanese è nata proprio in seno alla costruzione dell’aeroporto, all’inizio del XX secolo, e ha visto poi l’inaugurazione dell’aerostazione nel 1924, anno a partire dal quale – verosimilmente – si è imposto questo curioso toponimo fra gli abitanti del posto.

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Traduttrice di formazione, nonché editor, correttrice di bozze e ghostwriter, Eva Luna Mascolino (Catania, 28 anni) ha vinto il Campiello Giovani 2015 con il racconto "Je suis Charlie" (edito da Divergenze), tiene da anni corsi di scrittura, lingue e traduzione, e collabora con concorsi, festival e riviste. Ha conseguito il master in editoria di Fondazione Mondadori, AIE e la Statale di Milano, e ora è redattrice culturale - oltre che per Sicilian Post - per le testate ilLibraio.it e Harper’s Bazaar Italia. Lettrice editoriale per Salani, Garzanti e Mondadori, nella litweb ha pubblicato inoltre più di 50 racconti.

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