Tra digital divide
e voglia di normalità,
la nuova avventura
di insegnanti e studenti

Confusione iniziale, senso di smarrimento, ricerca di soluzioni e una dose di inventiva. Così scuole e università si attrezzano per continuare il proprio lavoro, in un periodo di emergenza in cui bisogna fare di necessità virtù

Istruzione e mondo digitale, un connubio che costringe docenti e studenti a confrontarsi con un mondo fino a ieri sconosciuto: niente suono della campanella, né cattedre o banchi. La classe, in tempi di covid-19, si vive tutta sulle piattaforme. Queste ultime, spesso abbastanza semplici da usare, in realtà nascondono delle peculiari insidie: da un lato alcuni docenti – ma neanche i ragazzi sono esclusi – hanno bisogno di un periodo di adattamento all’uso di strumenti tecnologici per loro nuovi; dall’altro rimane l’annosa questione del digital divide. A confermare il quadro non sempre incoraggiante è Gianpaolo, insegnante di storia e filosofia: «Purtroppo non tutti i ragazzi hanno la connessione Internet o i dispositivi adatti». Fortunatamente alcuni istituti hanno fatto fronte a questi ostacoli: «Il nostro preside, di comune accordo con le famiglie – afferma Simona, insegnante di inglese presso una scuola media in provincia di Milano –  sta fornendo a coloro che ne hanno bisogno i computer appartenenti alla scuola per far sì che i ragazzi possano seguire regolarmente le lezioni».

VIDEO-LEZIONI. Ma chi ha la possibilità di prendere parte attiva come ha reagito ad un così radicale cambiamento nelle proprie abitudini? Seppure esista ancora una minoranza di ragazzi che preferisce non mostrarsi in video, più per defilarsi dalla lezione che per reale vergogna, molti invece dimostrano consapevolezza e maturità, specie considerando il delicato momento che stiamo attraversando. «Per gli studenti ‒  spiega infatti Maria Luisa, insegnante di inglese ‒ l’appuntamento quotidiano in videochat è un grande stimolo a ritrovare un po’ di normalità. Magari, questa esperienza li porterà ad apprezzare il valore della didattica in presenza». Didattica a distanza, infatti, non è appena assegnare compiti e caricare materiale, ma piuttosto, come sostiene Floriana, docente universitaria di cultura angloamericana al Disum di Catania, «un’occasione per parlare con i ragazzi e per riflettere insieme a loro». Insegnare, del resto, vuol dire essere punti di riferimento e garantire la propria presenza nella vita degli studenti anche di fronte ai limiti imposti dalla situazione attuale.

NUOVE COMPETENZE. Infine, quali elementi propri della didattica online potranno tornare utili una volta che le classi avranno riacquistato la loro normalità? «Gli strumenti adoperati in questo periodo – dice Massimo, docente di letteratura presso l’Università di Catania – permetteranno a chi si trova all’estero, come gli studenti Erasmus, di sostenere gli esami senza la necessità di prendere un aereo». Ma i vantaggi potrebbero riguardare tutti: «Si potrà pensare con più facilità – conclude la professoressa Floriana – di coinvolgere gli studenti in maniera più diretta, ma anche di agevolare coloro che non sono in grado di frequentare». Quel che è certo, come nota l’ insegnante di inglese Silvia, «è che questo nuovo modo di vivere la scuola, con le sue note positive e negative, lo porteremo con noi per tutta la vita».

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Cantante rock, classe ʼ90, laureata in Lingue per la Cooperazione Internazionale, con la musica ha scoperto la forza della condivisione, del mettersi in gioco, il piacere del sentirsi parte di qualcosa. Studiando lingue (inglese e spagnolo) ha stimolato la sua curiosità verso il mondo e ritrovato quella per la sua terra, la Sicilia. Il suo approccio agli articoli è lo stesso dei testi: uno sguardo mai sazio di stupore e meraviglia da trasmettere agli altri.

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