Vivere alla luce del sole: 100 passi per uscire fuori dalla caverna di Platone
Recenti eventi di cronaca hanno aperto spiragli di speranza alla lotta contro la malavita; piccoli spiragli di luce, gialli, come i limoni della nostra terra che crescono a pioggia e lacrime. Cosa ci suggeriscono a riguardo le immagini utilizzate in “La Repubblica” dal filosofo ateniese?
Roma: blitz contro i Casamonica. Continuano lo sgombero e la demolizione delle villette abusive simbolo della criminalità. Catania: ancora provvedimenti della Procura ai danni dei fratelli Placenti e dei loro affiliati, legati alla famiglia Santapaola-Ercolano, gruppo Lineri-Misterbianco, svelano gestione mafiosa di scommesse online. Torino: smascherati concorsi pubblici truccati per incarichi universitari e professioni sanitarie. Docenti, ricercatori ed esponenti del sistema sanitario piemontese, indagati per turbative d’asta, corruzione e falso ideologico. Napoli: stanato il camorrista Antonio Orlando, tra i 100 latitanti più pericolosi d’Italia, ricercato da 15 anni. Sono questi piccoli spiragli di luce, gialli, come i limoni della nostra terra, cresciuti a pioggia e lacrime, a rischiarare la speranza di vivere al sole, 100 passi fuori dalla caverna della malavita. È la lotta di Platone, l’utopista che non si arrende e bussa alle porte di Siracusa per costruire la sua città possibile, soleggiata e illuminata dal buono, l’idea prima inter pares che si incontra nei libri centrali della Repubblica.
Cosa significa per Platone vivere alla luce del Sole? Il sole, illuminando con la sua luce il mondo sensibile, svolge una funzione analoga a quella del buono che illumina gli enti intellegibili (le idee). Come inoltre il calore del sole genera e accresce la dynamis della natura, il bene attiva la dynamis del conoscere e fornisce alle idee quella proprietà che hanno tutte in comune: l’esser-vero. Si delinea così la funzione etico-pratica che il filosofo ateniese attribuisce al buono e al sole, in ossequio al carattere politico del dialogo. Cosa significa che una cosa è buona? Che è efficace, utile e vantaggiosa (To Agathon). È in sua funziona che le altre conoscenze diventano utili. Buono è ciò che è utile alla realizzazione di una vita buona, cioè felice, da felix «fertile»: la luce che rischiara ombre, segreti e crimini fa germogliare la natura come la società. È una norma etico-politica che ci orienta e ci spinge verso tutte le altre virtù in quanto vantaggiose. Che utilità avrebbe, ad esempio, la conoscenza della giustizia senza la conoscenza del bene? Vivere alla luce del sole è vivere alla ricerca della fertilità.
Come vivere allora alla luce del sole? Uscendo fuori dalla caverna, emblema della condizione umana e simbolo del processo educativo e conoscitivo, in cui, incatenati, siamo spettatori passivi di modelli e norme proiettati su pareti. Non è certo semplice: la vista del sole è dolorosa per gli occhi degli ex abitanti dell’antro, come quando dalla nostra stanza usciamo in balcone d’estate. Il passaggio dal caos alla chiarezza, dall’ignoranza alla conoscenza, dal buio alla luce, è graduale; alla legalità andiamo educati, oltre le patine di pseudo-antimafie da comizi. Per conoscere qualcosa bisogna innanzitutto che i nostri occhi si abituino a vederla. Se siamo cechi di fronte alla criminalità non possiamo eliminarla. Ma se siamo cechi di fronte ai tentativi di Roma, Catania, Torino e Napoli, non saremo in grado di sperare che la situazione possa cambiare. Nell’antichità greca e latina, Elio è dio della luce e quindi della possibilità di vedere. Ma ha anche notazioni etiche: svela azioni infami, trame e inganni, simbolo di verità e di purificazione, soprattutto con l’associazione ad Apollo, dio del sole e delle arti. Nascono così i nessi luce-divinità e luce-sapienza. È la luce che infiamma gli occhi dei tanti martiri contro la mafia. Mafiosi erano i filodossi ai tempi di Platone. Mafia è uno stato mentale e di vita, quello di chi sceglie a testa bassa banconote rosse, chat segrete, kamikaze, pizzo e silenzi. E passa la vita a nascondere e a nascondersi, perché cu mancia fa muddichi.
Che non sia soltanto sole di novembre, effimera estate di San Martino. Noi, in Sicilia soprattutto, siamo meteoropatici: abbiamo bisogno di queste giornate di sole per sentirci vigorosi. L’uscita dalla caverna è possibile. Ed è vantaggiosa per tutti.