Per tutta la vita, a chi gli chiedesse quale fosse la vocazione, il dott. Angelo Torrisi diede sempre una risposta ben precisa: «Medico-giornalista». Aveva ben chiaro, infatti, che questi due mondi apparentemente lontani condividono, invece, una fondamentale caratteristica: quella di essere al servizio del prossimo. E chi meglio di lui poteva esserne consapevole, alla luce di una carriera più che cinquantennale spesa con egual impegno tra la cura dei suoi pazienti e la divulgazione scientifica dalle colonne del quotidiano La Sicilia?

Non a caso, infatti, a coloro che insistevano per una risposta più secca, il medico pneumologo originario di Zafferana Etnea e scomparso nell’ottobre del 2022, rispondeva: «Scegliere, per me, sarebbe impossibile. Il giornalismo mi ha fatto crescere come medico dandomi l’opportunità di partecipare a congressi scientifici di livello mondiale. Dall’altro lato, la professione medica e il contatto quotidiano con i pazienti, mi hanno fatto capire quanto sia importante e sentita l’informazione sui problemi della salute». 

Nato nel 1933 in una famiglia di medici, la passione per il giornalismo lo investì già dalla giovinezza grazie all’esperienza del padre, corrispondente da Zafferana dello stesso quotidiano per cui anche lui, in seguito, scriverà: «Per me – raccontò nel 2007 in un’intervista su “La Sicilia”, rilasciata in occasione della consegna del Premio Ippocrate da parte della Cassa assistenza dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Catania – era già una grande emozione, da ragazzino, occuparmi della spedizione del “fuori sacco” con gli articoli di mio padre. Poi, quando cominciai a collaborare col giornale, quasi non riuscivo a credere di vedere il mio “pezzo” e la mia firma. Per me era come una malattia. Una febbre che non è mai guarita».

Il dott. Torrisi (a destra) insieme al Premio Nobel Rita Levi Montalcini

Ed è proprio sull’onda di quella febbre che Angelo Torrisi divenne uno dei divulgatori scientifici più influenti del Paese. A testimoniarne il valore e la sensibilità, le numerose e prestigiose interviste ad alcuni giganti del ‘900, da Salvatore Quasimodo, a cui strappò un intervista durante un incontro casuale in un albergo di Zafferana, a luminari della medicina di fama mondiale come Rita Levi Montalcini, il virologo Albert Sabin, a cui si deve la vittoria sulla poliomielite, il fisico Allan Cormack, inventore della Tac e il chirurgo Christiaan  Barnard. 

Interviste importanti attraverso le quali Torrisi raccontò mezzo secolo di progressi, contribuendo a consolidare la cultura scientifica di molti siciliani. Una grande Storia che il medico-giornalista non si limitò a raccontare dalle pagine della sua rubrica ma che visse anche in prima persona. «Uno dei momenti più emozionanti della mia carriera fu un viaggio a Parigi durante il quale assistetti nell’arco di poco tempo alle prime applicazioni di tecniche avveniristiche. Dall’espianto di un cuore, al suo trasferimento in ambulanza con il contenitore proprio sulle mie gambe verso l’ospedale La Pitié fino al trapianto eseguito con la tecnica da poco introdotta da Christiaan Barnard, che avevo da poco conosciuto di persona».  

Oggi, quell’eredità fatta di inesausto impegno a favore di un’informazione di qualità, viene raccolta e proseguita dalla famiglia del compianto dott. Torrisi. Infatti, alla memoria del medico-giornalista verrà intitolata una borsa di studio per uno dei 30 corsisti che prenderanno parte alla quinta edizione del workshop internazionale “Il giornalismo che verrà”. 

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