La cantautrice siciliana si è raccontata a tutto tondo: dai suoi inizi influenzati dallo zio e da Charlie Parker al sogno di esportare la potenza della parlata siciliana all’estero, passando per la necessità, specialmente per una donna, di ritagliarsi con forza uno spazio personale nella società

Canta Mina e Billie Holiday con lo stesso vibrante trasporto, ha studiato canto lirico e barocco ed è attualmente una compositrice e cantautrice di spicco nel panorama jazzistico: parliamo di Daniela Spalletta, siciliana di origini e di formazione, che però è ormai cittadina del mondo grazie alla sua arte riconosciuta in tutta Europa. Speaker di apertura del TEDxCataniaWomen, il giovane talento ci ha parlato del suo rapporto con la musica in quanto donna di origini meridionali.

L’IMPORTANZA DI AVERE VOCE IN CAPITOLO. «Quando ero piccola amavo cantare davanti a parenti e ad amici di famiglia durante le ricorrenze, perché mi allettava la prospettiva di riuscire ad avere voce in capitolo a ogni costo. Crescendo ho capito che questa possibilità, la cui etimologia deriva dall’espressione latina ire ad capitali (cioè avere diritto di parola nei collegi ecclesiastici, anche detti capitoli), è preziosa a patto che vada però di pari passo con l’autorevolezza. Una comunicazione arrogante o vuota, infatti, è per me inconcepibile, dal momento che baso la mia espressività sull’onestà intellettuale intesa come dovere e sulla libertà concepita come diritto inalienabile», dichiara con fermezza la compositrice. Per tale ragione i punti cardine della sua poetica sono l’accettazione e la riconciliazione: «Solo scendendo a patti con la nostra imperfezione possiamo scongiurare il rischio della staticità e della rassegnazione, e rispondere per le rime a chi rivolge battute o considerazioni di cattivo gusto alle donne, pretendendo da loro l’adesione a un canone artificioso e irrealistico».

TUTTO MERITO DI CHARLIE PARKER. Al suo carattere combattivo fiero si unisce una voce calda e trascinante, che Daniela Spalletta ha scelto di votare principalmente al genere jazz. «Ricordo che all’età di circa quattordici anni – ci racconta – avevo un ottimo rapporto con uno zio chitarrista amante delle sonorità fusion, che una volta mi ha regalato la registrazione di un concerto di Charlie Parker. I suoi brani mi sono piaciuti punto da convincermi a intraprendere quella stessa strada, dalla quale dopo decenni non mi sono ancora allontanata». Il talento che si accompagna alla sua passione l’ha già portata a ottenere dei riconoscimenti prestigiosi, per quanto il successo del grande pubblico non sempre sia scontato. «Probabilmente sarebbe meglio se il pubblico italiano fosse più preparato quando assiste a un’esibizione jazz, altrimenti la difficoltà di essere capita e di arrivare all’auditorio aumenta, rendendo complicata la condivisione tra chi canta e chi assiste a una performance», osserva non a caso.

IL SICILIANO COME LINGUAGGIO TRANSCULTURALE. Oltre a ciò, già da tempo Daniela Spalletta ha scoperto nella dimensione del siciliano un’autenticità impossibile da ignorare. Dopo un primo brano sull’innamoramento scritto nel suo dialetto d’origine, infatti, nel 2016 il giovane talento ha inciso un intero album con Giovanni Mazzarino dal titolo Sikania, in cui viene celebrato un intero mondo di tradizioni, colori, personaggi, scenari e stati d’animo tipici della Trinacria. «Credo di avere scoperto la dimensione del dialetto a partire dal sentimento più intimo e ancestrale che esista, dopodiché mi sono resa conto del fatto che la nostra lingua andrebbe riscoperta ed esportata nel resto del mondo, potente come appare anche agli occhi di non ne capisce le singole parole». Nonostante le numerose sfide da affrontare, l’arrangiatrice siciliana ha dunque le idee chiare sul proprio futuro e mantiene un atteggiamento fiducioso anche nel rivolgersi alle nuove generazioni: «Quando ci si impegna a fini artistici (e non meramente commerciali o economici), emergere davvero non è semplice. Eppure, la gratificazione di trovare persone curiose e desiderose di emozionarsi attraverso la musica dà un significato a qualsiasi sforzo. Affermarsi in questo ambito può richiedere dei sacrifici, ma, se si ha la fortuna di fare ciò che si ama, bisognerebbe dedicarcisi anima e corpo senza ripensamenti».

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