Quattro mani, due punti di vista, un’idea in comune: è questo che ha portato Marcella Brancaforte e Giuseppina Norcia siciliane a collaborare nella realizzazione de “I doni degli dei”, libro tridimensionale per lettori giovanissimi e unico finalista siciliano al più importante riconoscimento italiano nel campo della letteratura per l’infanzia
[dropcap]«[/dropcap][dropcap]L[/dropcap]a collana “libri da parati” ideata da “VerbaVolant” mi ha affascinata subito, sin dal primo libro, e parlandone con l’editore Fausta Di Falco è stato quasi naturale pensare di dedicarne uno al Mito, grande fonte di ispirazione del mio lavoro», ci ha raccontato Giuseppina Norcia, divulgatrice culturale specializzata nel mondo dell’antica Grecia e della storia siracusana, che ha collaborato per dieci anni con la Fondazione Inda (Istituto Nazionale del Dramma Antico) e che cura corsi e laboratori per ragazzi, progetti universitari e contributi su riviste specializzate. Dal canto suo, la pensa così anche la catanese Marcella Brancaforte, illustratrice che è docente di Grafica all’ITGC “E. Fermi” di Tivoli, lavora per numerose riviste e ha insegnato presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone, dopo essere stata docente alla “Scuola del Fumetto” di Milano, “Fabbrica della Favole” di Macerata e “Lorenzo de’ Medici” di Tuscania. Attiva con laboratori creativi, festival e associazioni culturali, la disegnatrice collega «le arti e le attività che sconfinano, partono e tornano al libro: dalla lettura scenica al teatro di figura, dal “cunto” al video per immagini» ed è direttrice artistica di “Librimmaginari”, «festival dedicato alle trasversalità che collegano il Libro illustrato all’Arte contemporanea»,
UNA STORIA CHE ACCENDE L’IMMAGINAZIONE. «Questa casa editrice mi è subito piaciuta», ha dunque dichiarato. «Sono giovani, intraprendenti e coraggiosi. Ho ricevuto il testo già pronto ed è scattata subito la scintilla giusta, perché si tratta di una storia che accende l’immaginazione. Secondo qualcuno è un libro scarno, mentre io lo definirei sapiente: quella di Giusi è una scrittura colta, che si fa amare».
PROSA E POESIA. La stima professionale è più che reciproca, tant’è che Giusi ha evidenziato: «Per la sua stessa struttura il libro da parati deve avere un testo breve che abbia la capacità di contenere un racconto forte. È scritto in prosa ma deve avere l’intensità della poesia. È come l’essenza rispetto al profumo. Questo significa che in alcuni casi lo scrittore deve affidarsi all’illustratore e “consegnargli” ciò che vede ma non può dire. Con Marcella, artista e professionista di grande valore, questa osmosi è stata appassionante; ci ha dato l’opportunità di condividere il divino dono dell’immaginazione. Forse è anche questo dialogo profondo e creativo tra editore autore e illustratore l’aspetto speciale di questo libro, quello che lo ha portato tra i finalisti del premio Andersen».
RICHIAMI AI CANTASTORIE. Entrambe d’accordo sui richiami dell’opera alla narrazione dei cantastorie e alle leggende più antiche della Trinacria, le coautrici ci hanno spiegato forma e contenuto della loro creazione. «Questo libro che si apre e diviene sempre più grande ha in sé qualcosa di magico e antico», ha ammesso Giuseppina. «Ho voluto raccontare una dea a cui sono molto legata. Questa “Atena ragazza” che ne è protagonista è dotata della freschezza e della potenza della gioventù, ma nello stesso tempo è una dea fondatrice di città che dona un albero molto speciale, l’ulivo simbolo del Mediterraneo ed elemento unificante tra popoli e culture diverse».
IL LEGAME CON L’ANTICA GRECIA. L’altra protagonista del libro è proprio Atene, culla di una cultura antichissima a proposito della quale Marcella ha sottolineato: «Il legame con l’antica Grecia per noi siciliani è fondamentale, abbiamo un patrimonio immenso da tramandare. Dobbiamo imparare a radicarci in ciò che abbiamo di più vicino a noi, se vogliamo andare lontano. Ne abbiamo letteralmente la responsabilità».E in che modo la si può mettere in pratica al giorno d’oggi? «Attraverso l’educazione alla contemplazione e all’ascolto», ha proseguito l’artista. «In un momento di disorientamento come questo, sia da parte di chi educa sia da parte dei figli, io credo al racconto che cura. Credo che sia importante lasciare annoiare i più piccoli, tenerli lontani dai giochi elettronici e fare sì che si dimentichino del tempo che passa mentre sono assorti nelle loro attività. Va bene iniziarli anche al formato ebook, dopotutto non sono contraria – l’importante è non esagerare».
DIFFONDERE LA CULTURA ALLE GENERAZIONI DI DOMANI. Idee chiare da parte di tutt’e due e forte desiderio di diffondere il più possibile la cultura, insomma, a partire proprio dalle generazioni di domani. Il mercato del libro per ragazzi, dopotutto, è al momento molto florido e, stando all’opinione delle due intellettuali, la Sicilia sta vivendo un momento quasi di resurrezione, che non è esente da certa demagogia ma che consente alle Accademie di mantenere un livello molto alto e ai festival di sgomitare per ospitare quanti più eventi possibili. «La nostra è una militanza», ha sottolineato in effetti Marcella, «e ci vuole un grande impegno politico per evitare la dissipazione totale. Quando ho terminato gli studi non avevo voglia di andarmene dalla Sicilia, ma sono stata quasi “deportata”, costretta ad allontanarmi per trovare un posto di lavoro nonostante avessi delle radici culturali (e non nostalgiche) in Sicilia. Non lo trovo giusto e ritengo che sia altrettanto inaccettabile lavorare per niente o venendo sottopagati. Casi come questi non sono rari e andrebbero denunciati. Noi siamo artisti: militiamo, ma non chiediamo l’elemosina».
LEZIONI-SPETTACOLO. Altrettanto risoluta è Giusi, che ci ha parlato in particolare del suo futuro professionale: «Sto lavorando a molti progetti, editoriali, artistici, formativi». Lezioni-spettacolo su Antigone, laboratori sulla mediazione dei conflitti, riscrittura del “Mito della caverna” di Platone con i detenuti della casa di reclusione di Augusta, conferenze drammatizzate con la Scuola della magistratura e l’Università di Trieste per esplorare, attraverso il teatro classico, i grandi temi filosofici legati alla Giustizia. «E poi ancora romanzo dedicato al mito di Achille, una mia personale riscrittura della storia di questo eroe, che ho “affrontato” con un particolare punto di vista, per parlare del mistero della morte e della vita, del dolore della guerra, dell’amore assoluto».
LA CULTURA AL SERVIZIO DELLA FELICITA’. «Ciò che più conta», ha constatato l’autrice, «è il fil rouge che lega questi progetti: l’idea che la cultura sia al servizio della felicità. Perché è questo il desiderio che abbiamo da sempre in fondo al cuore». E Marcella le ha fatto da eco sostenendo che, a prescindere da come andrà al Premio Andersen, «io non smetterò mai di lavorare a questi progetti culturali con entusiasmo, per creare un buon circolo virtuoso che non si esaurisca mai».