Durante l’evento, organizzato dall’associazione Lievito Urbano e svoltosi presso la sede del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Ateneo catanese, si è parlato di cibo a 360 gradi con una particolare attenzione alle opportunità offerte dal mercato statunitense

L’interesse nei confronti del mondo del food continua a crescere tanto che è nata l’esigenza di creare un appuntamento ad esso dedicato per discutere di territorio, tradizione, cultura e innovazione. Nasce così il primo “Specialty food summit”, organizzato dall’associazione catanese Lievito Urbano, con il supporto del Comune di Catania, del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Catania e della Italy – America Chamber of Commerce di New York, e svoltosi oggi, 23 maggio, presso la sede della facoltà a Palazzo Pedagaggi. «Volevamo fare qualcosa di concreto su tre linee di sviluppo: quella del territorio a livello sociale, quella che riguarda il lato economico e quella più culturale – ci spiega Alessandro Maiocchi, responsabile del centro studi Lievito Urbano. Tanti gli argomenti all’ordine del giorno, dai nuovi distretti economici del cibo alla blockchain nella filiera agroalimentare, dai trend e le prospettive del marchio “tavola italiana” al consumo di cibo come pratica sociale. Grande attenzione soprattutto al panorama d’oltreoceano, con gli interventi di esperti del settore.

IL MERCATO USA. Come comunicare il made in Italy ai nuovi consumatori americani? Lo racconta Muriel Nussbaumer, Ceo Export Usa New York – Brussels, società di consulenza che si occupa di mercato americano e aiuta le aziende italiane a entrare con successo nel territorio statunitense. «Le nuove aziende non devono sottovalutare il nuovo segmento formato dai millennials e dalla generazione Z. Sono nuove generazioni che acquistano prodotti alimentari con lo smartphone e vogliono essere educati su quello che acquistano. È giusto, a questo punto, che il prodotto italiano negli Stati Uniti abbia un nuovo vestito, ci vuole un buon lavoro di comunicazione per arrivare nel cuore dei consumatori, che comunicano in modo diverso dalle vecchie generazioni».

NUOVE OPPORTUNITÀ. Sempre parlando si USA si è addentrato nel mondo dello specialty food e agroalimentare di qualità Federico Tozzi, Secretary General and Director Italy – America Chamber of Commerce, che ha indicato strade e opportunità per aziende italiane e siciliane. «Quello di oggi è stato un primo passo per strutturare una collaborazione di più lunga durata con gli amici di Lievito Urbano, con Catania e con la Sicilia – esordisce. Ma cosa ha a che fare l’agroalimentare con gli States? Negli Stati Uniti, parlando di specialità alimentari, l’Italia viene riconosciuta come un Paese leader, anche a seguito dell’esperienza di Eataly. Si presta sempre più attenzione alla ricerca dell’autenticità, di ciò che è legato ai territori, al come raccontare storie attraverso il cibo». È quindi possibile mangiare mediterraneo anche in America? «Tradizionalmente in un’area come quella di New York molti prodotti italiani sono presenti – chiarisce Tozzi. L’obiettivo che dobbiamo porci è quello di trasferire queste opportunità anche nella provincia statunitense, in aree in cui la domanda è presente ma non è ancora arrivata l’offerta. E l’incontro di oggi vuole essere quindi un punto di partenza e non di arrivo, per portare le persone a vivere questa esperienza».

TECNOLOGIA E TRASPARENZA. Ha ragionato sul tema del territorio, delle produzioni e delle filiere rapportati al digitale e all’innovazione tecnologica Pietro Torresan, docente di Economia dei Sistemi Agroalimentari al Politecnico di Milano. «Le tecnologie entrano prepotentemente in questo mondo, rendendo sempre più urgente l’esigenza di integrazione tra i vari settori, che costringe a progettare insieme. Infatti, insieme ai beni alimentari esportati transitano anche informazioni sul territorio, sulla tipicità delle nostre tradizioni e sui processi produttivi. Per governare questi flussi, che arrivano al consumatore, bisogna essere più chiari e trasparenti. E questa rappresenta un’ulteriore valorizzazione del territorio. Perché se devi essere trasparente non puoi barare, e il territorio non può che uscirne avvantaggiato».

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