Tutti gli occhi sono puntati sull’emergenza sanitaria ed economica, ma chi era già fragile continua ad aver bisogno di assistenza

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]L[/dropcap][dropcap]’[/dropcap]emergenza non si respira soltanto nelle terapie intensive, ma anche nelle case delle famiglie abbandonate. Da parte mia, sono consapevole che questa attività non è solo volontariato, ma una responsabilità alla quale non posso sottrarmi. Il nostro impegno non va in quarantena». In tempi di Covid-19, quando restare a casa è l’unico modo per evitare il contagio, fermando così la diffusione del virus, le esperienze di partecipazione diffusa messe in campo soprattutto dai giovani assumono un valore del tutto particolare. È il caso della ventottenne siciliana Claudia, volontaria di Servizio Civile alla Misericordia San Leone di Catania. «Ogni giorno – continua – riceviamo decine di richieste di aiuto: anziani soli che non vedono i loro figli da settimane e che hanno bisogno di essere accompagnati alle visite mediche urgenti, persone disabili che non possono più contare sui servizi di assistenza. Tutte fragilità che hanno bisogno di essere rassicurate anche con una parola di conforto».

Il lockdown che ha interessato il nostro Paese ha fatto sì che alcune attività si fermassero. I volontari del Servizio Civile si sono trovati davanti a un bivio: fermarsi o continuare?

TRA SICUREZZA E RESPONSABILITÀ. Il lockdown che ha interessato il nostro Paese ha fatto sì che alcune attività si fermassero. Tra queste perfino la Caritas catanese e altri servizi che quotidianamente danno supporto ai più bisognosi. Il Servizio Civile, che pur ha interrotto tutti i progetti non relativi all’attuale emergenza, ha posto i suoi volontari davanti a un bivio: fermarsi o continuare? «Anche io come Claudia e altri colleghi – racconta il ventunenne Giuseppe – ho scelto di non fermarmi per sostenere la rete di volontariato che in questi giorni si sta dimostrando una risorsa vitale per i bisogni dei più fragili. Per fortuna noi del Servizio Civile siamo tutelati e indossiamo mascherine e guanti, ma in questo ci sentiamo quasi dei privilegiati: da Nord a Sud gli altri volontari stanno offrendo il loro impegno senza ricevere tutti i presidi di sicurezza».

UN’OCCASIONE DI CRESCITA. «Paura? Sì, ne ho di essere contagiata ma soprattutto di mettere a rischio la salute della mia famiglia. Ciononostante sento di fare la cosa giusta». A raccontarlo è la diciannovenne Natalia, che nel Servizio Civile ha trovato un ambiente ideale per la sua crescita umana. «Sin da quando ero piccola ho sempre avuto difficoltà a relazionarmi con gli altri e spesso venivo esclusa a causa del mio carattere timido e sensibile. Questo aspetto della mia personalità, tuttavia, mi hanno dato la spinta per mettermi in gioco e aiutare chi vive in condizioni di marginalità. Sto imparando a guardare e ascoltare, a toccare con mano la sofferenza e ho capito quanto questo sia importante anche in un momento così delicato come quello che stiamo vivendo».

La volontaria: «Ai miei coetanei, ai giovani che fanno fatica a restare a casa, dico di impegnare questo tempo per aiutare chi ha bisogno»

RISCOPRIRSI COMUNITÀ. Per Natalia questi giorni di quarantena possono diventare inoltre un’opportunità per avvicinare i giovani al volontariato. «Ai miei coetanei, ai giovani che fanno fatica a restare a casa, dico di impegnare questo tempo per aiutare chi ha bisogno. Per esempio, attraverso i social media, si possono organizzare gruppi di supporto scolastico e lezioni di musica per i bambini che provengono da contesti difficili oppure promuovere letture condivise. Ѐ importante riscoprire il senso di comunità e solidarietà anche sul web».

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