La manifestazione, inserita nel programma del Cooking Fest, ha trasformato la Villa Bellini a Catania in una cucina a cielo aperto affollata da una miriade di cappelli bianchi a lavoro e golosi visitatori. Ma qual è il volto della gastronomia italiana oggi?

“C” come cibo, condivisione, cultura: «La cucina italiana è tra le più popolari al mondo e dobbiamo esserne orgogliosi così come lo siamo della nostra storia e della nostra cultura. Essa costituisce un elemento identitario». Con queste parole Domenico Maggi e Thomas Gugler (rispettivamente Direttore Worldchefs del Sud Europa e Presidente mondiale dei cuochi Worldchefs) hanno sottolineato l’importanza della cucina mediterranea nel mondo in occasione del 30° Congresso Nazionale della FIC -Federazione Italiana Cuochi – tenutosi al centro fieristico le Ciminiere di Catania dal 31 marzo al 2 aprile 2019. La manifestazione rientra nel programma del Cooking Fest (svoltosi nella stessa location) e ha accolto al proprio interno un evento che ha animato la Villa Bellini quale “Cibo Nostrum”, che ha riempito i giardini di stand che offrivano agli affamati catanesi la possibilità di provare il meglio dell’enogastronomia nazionale.

Chef senza frontiere. Una sfilata di chef, accolti dalle principali autorità cittadine (il Sindaco On. Salvo Pogliese, l’Assessore alla Cultura Barbara Mirabella), e provenienti da tutte le regioni d’Italia e da varie parti del mondo ha inaugurato il Congresso. «Non c’è patria, nazione, frontiera: c’è solo un cuore nella pentola»: così dicono i cuochi internazionali calorosamente accolti da una solare Sicilia. Essere chef infatti non è solo un mestiere, è un’arte che non pone alcuna barriera: «Molti cuochi italiani – afferma Rocco Pozzulo, Presidente della Federazione Italiana Cuochi (FIC) – per avere successo sono andati all’estero, ma questo contribuisce alla valorizzazione della cucina italiana nel mondo e all’esportazione della nostra eccellenza agroalimentare oltrepassando ogni confine territoriale».

Cucina italiana ed estera. Che la varietà di materie prime italiane sia un elemento imprescindibile della nostra identità gastronomica è testimoniato anche da alcuni chef facenti parte della FIC Brasilian e ospiti al congresso: «Tra i piatti italiani di cui siamo più innamorati rientrano i bucatini all’amatriciana, la pasta con il pesto alla genovese e gli gnocchi con il pomodoro. È incredibile quanti tipi di pomodori abbiate: la vostra ricchezza è paragonabile alla nostra abbondanza di fiori commestibili e frutti esotici che qui non hanno ancora trovato spazio». Se è vero infatti che la cucina italiana, per necessità (si pensi all’emigrazione degli Italiani all’estero nel ‘900) o per virtù, è diffusa in tutto il mondo e spesso “imbastardita” per mancanza di prodotti originali – come sottolineato da Giuseppe Casale, chef FIC del Dipartimento Sezioni Estere – non tutte le cucine del mondo sono note e apprezzate in Italia. Per questo Cibo Nostrum è stato un’occasione per scoprire sapori nuovi della cucina estera o di quella locale rivisitata: si pensi alla celebre siciliana “brioche col tuppo” realizzata con un impasto salato e farcita con un gelato al gusto di fragola e radicchio!

Dall’innovazione alla tradizione. Cucina senza frontiere significa che ogni tradizione culinaria può oltrepassare qualsiasi confine, lasciarsi contaminare, ma senza dimenticare le proprie origini: «L’internazionalizzazione della cucina è una faccenda moderna: eventi come Cibo Nostrum contribuiscono a far conoscere le cucine straniere e a prenderne qualche elemento per “contaminare” moderatamente la propria tradizione». Sono le parole di Seby Sorbello, creatore di Cibo Nostrum. Della stessa idea anche lo chef il pluristellato Ciccio Sultano: «Non bisogna avere paura di innovare, è necessario correre il rischio: la tradizione di oggi è l’innovazione di ieri. La Sicilia è un’isola al centro del mondo e in quanto tale può esportare facilmente prodotti e produttori e accogliere le innovazioni dall’estero».

Cucina e solidarietà. Cibo Nostrum infatti è la festa della cucina italiana e non solo ed è quindi il mezzo ottimale per promuoverla: alla manifestazione tenutasi recentemente alla Villa Bellini  sono accorsi oltre 25000 visitatori che hanno consentito di raccogliere 60000 euro. Il ricavato è stato devoluto in beneficenza alla Comunità di Sant’Egidio, alla Locanda del Samaritano e al Dipartimento Solidarietà Emergenze FIC, rappresentato dal suo Presidente Roberto Rosati. Maria Campagna, una delle principali cuoche nelle situazioni d’emergenza, ha espresso le difficoltà e le soddisfazioni di cucinare per i più bisognosi: «Cucinare in abbondanza in situazioni di calamità necessita di una certa preparazione: solitamente noi cuochi con più esperienza nella grande ristorazione assegniamo i compiti e dirigiamo i lavori. Ogni sforzo viene ricompensato nel momento in cui una persona che ha perso tutto, come nel caso del terremoto di Amatrice, sorride spontaneamente davanti a un piatto di pasta caldo. Il cibo è solidarietà, condivisione, amicizia».

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