L’addio di Montalbano
e gli effetti sul turismo
a Punta Secca e dintorni

Era il 6 maggio 1999 quando, per la prima volta, il commissario Salvo Montalbano entra nelle case degli italiani attraverso il piccolo schermo. Era il primo di trentasette episodi della saga sin qui realizzati ed era intitolato Il ladro di merendine, trasposizione dell’omonimo romanzo di Andrea Camilleri. Da quella sera, in un crescendo di ascolti, consensi e repliche, il personaggio partorito dalla fantasia dello scrittore empedoclino entrerà nell’immaginario del pubblico con il volto dell’attore Luca Zingaretti.

L’8 marzo 2021, ventidue anni dopo, calerà il sipario sulla fortunata serie televisiva. Quella sera, subito dopo la fine della settimana sanremese, su Rai1 andrà in onda Il metodo Catalanotti, ultimo episodio inedito del commissario Montalbano. «Il Montalbano televisivo è concluso. Non credo si faranno altre puntate: le notizie che abbiamo ricevuto finora dicono così», ha annunciato l’attore Peppino Mazzotta, interprete di Fazio nella serie, in un’intervista rilasciata al settimanale Gente. «Sono venute a mancare tutte le figure chiave. Anche se l’ultimo romanzo di Montalbano, Riccardino, non è stato girato, e io penso e ho sempre detto che sarebbe un dovere morale fare almeno quello, perché chiude la vicenda del commissario. Ma bisogna rispettare la decisione presa».

Più sibillino Zingaretti: «Mi piace pensare a questa puntata come a un saluto rivolto ai compagni di viaggio che non ci sono più. Non un addio, piuttosto un “ehi come va? È dedicata a voi”. Credo sia il modo migliore per celebrarli».

I compagni di viaggio che non ci sono più sono Andrea Camilleri, il regista Alberto Sironi, lo scenografo Luciano Ricceri, senza dimenticare Marcello Perracchio, l’interprete – cababisi e cannoli – del medico legale dottor Pasquano. Vere figure chiave: la mente e le braccia, i veri artefici del successo della fiction televisiva che ha toccato i dieci milioni di telespettatori con il 40% di share, registrando numeri record anche nelle repliche. E che ha avuto un ruolo importante nel promuovere nel mondo il territorio del Sud-Est della Sicilia, che ha fatto da scenario alle indagini del commissario. Oggi è fiorente il turismo sui luoghi di Montalbano, dalla casa sulla spiaggia di Marinella a Punta Secca alla Tonnara di Sampieri, dal barocco Scicli a quello di Ibla, arrivando fino a Noto e alla tonnara di Santa Panagia a Siracusa. Un “boom” che ha alimentato lo sviluppo di attività alberghiere e di ristorazione che adesso temono la fine della saga, anche se le repliche dovrebbero mantenere vivo il ricordo.

Luca Zingaretti e Luisa Ranieri

La trama dell’ultimo episodio è fedelmente ispirata all’omonimo romanzo di Camilleri ed è centrata su Carmelo Catalanotti, un personaggio molto noto e discusso a Vigata che ha sempre avuto una grande passione per il teatro e per questo mette in scena drammi borghesi che raggiungono anche un certo riscontro da parte del pubblico. L’uomo fa parte di una compagnia di teatro amatoriale e fin dall’inizio della storia si rivela una figura complessa: amante dell’arte, ma nello stesso tempo usuraio. Inoltre, come regista sperimenta un metodo di recitazione traumatico. Quando Catalanotti viene trovato morto, Montalbano è chiamato a indagare dalla nuova responsabile della sezione scientifica professionista, una donna di grande fascino al quale il commissario non resiste. Livia è lontana e lui cede al richiamo dei sensi. Per scoprire chi è il colpevole il poliziotto dovrà entrare nella vita più intima della compagnia teatrale e scoprirne segreti inconfessati e mai portati alla luce.

Finita un’epoca, adesso la Rai è alla ricerca di un erede. Non sembra possedere lo stesso carisma il commissario Ricciardi, nato dalla penna dello scrittore napoletano Maurizio De Giovanni. Troppo glaciale, retrò, dallo stile fotoromanzo, tra feutillon e misteri esoterici, con un protagonista privo di ironia e fascino. A raccogliere il testimone potrebbe essere invece Luisa Ranieri, la moglie di Luca Zingaretti. Sarà l’attrice del celebre “Antò, fa caldo”, lo spot torrido e sensuale di una bevanda estiva, a indossare i panni di un nuovo commissario televisivo, sexy fin dal nome, Lolita (Lobosco il cognome), oltre che per la quinta di reggiseno. A produrre la nuova serie, in onda dal 21 febbraio, sarà l’ormai ex poliziotto di Vigata.

Dalla Sicilia la scena si sposta in Puglia, dove c’è una film commission più attiva. L’Apulia Film Fund della Regione Puglia, che ha già investito 831.679,95 euro di fondi Por per far girare a Taranto alcune scene della serie sul commissario Ricciardi, ha infatti offerto sostegno economico e logistico al Montalbano in gonnella. Insomma, prepariamoci a passare dagli arancini ai panzerotti.

L’annuncio che non ci saranno nuovi episodi in televisione di Montalbano ha gettato un territorio nello sconforto: «Girate Riccardino». Il commissario ideato da Andrea Camilleri è stato una manna del cielo per il sud-est siciliano, una visibilità enorme grazie alla scelta della produzione di ambientare la fiction nei paesi barocchi tra Ragusa e Siracusa. Così si spiega lo sgomento del sindaco di Noto Corrado Bonfanti che arriva a parlare di scelta «impensabile ed oltremodo irriverente nei confronti del grande maestro Camilleri», quella di non realizzare l’episodio ispirato all’ultimo libro della serie di Montalbano: “Riccardino”. «Dobbiamo unire tutte le forze e metterci al servizio di questo ultimo fondamentale episodio della fiction televisiva che così si congederà definitivamente dal suo affezionato pubblico internazionale», continua il primo cittadino. Il legame è fortissimo tra il sud-est e Montalbano. C’è affetto, ma anche riconoscimento per la vetrina offerta in questi anni. «Il Val di Noto – continua Bonfanti – non può assistere inerme a questa “indecisione” generale e deve farsi promotore e protagonista di questo grande atto d’amore per il Maestro, per la Sicilia e per milioni di ammiratori ed estimatori di storie ed intrecci tutti siciliani che si sviluppano tra i nostri palazzi, le nostre vie e i nostri monumenti».

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Laureato in Lettere moderne. Giornalista professionista. Ha collaborato con Ciao2001, Musica Jazz, Ultimo Buscadero, Il Diario di Siracusa. È stato direttore del bimestrale Raro! e caposervizio agli spettacoli al quotidiano "La Sicilia". Nel 2018 ha curato il libro "Perché Sanremo è (anche) Sicilia”. Nel 2020 ha scritto “Alfio Antico. Il dio tamburo” pubblicato da Arcana.

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