Il volume di Orazio Longo offre una nuova lettura per una vicenda che fece all’epoca grande scalpore, diventando un vero e proprio caso mediatico. Un racconto affascinante che vede il prelato siciliano al centro di tensioni politiche ed intrighi di palazzo nell’Europa dei primi del novecento

Nell’elezione papale del 1903, contro tutte le aspettative, il cardinale siciliano Mariano Rampolla del Tindaro non viene scelto dal conclave, che gli preferisce invece il patriarca di Venezia Giuseppe Sarto. A fare da ago della bilancia, in questa vicenda che fece epoca, l’Imperatore d’Austria Francesco Giuseppe che sul prelato siciliano impose il suo veto. A svelare i segreti e i retroscena di questo episodio, che fu un vero e proprio caso mediatico, è il bel volume di Orazio Longo intitolato, non a caso, Il Papa mancato. Mariano Rampolla del Tindaro, il cardinale siciliano che sfidò i Savoia e l’imperatore d’Austria, edito a novembre 2018 dalla casa editrice Nero su Bianco.

L’opera si concentra sulla figura di un uomo poliedrico e combattivo, Mariano Rampolla stesso, che aveva lasciato la Trinacria poco più che adolescente e che dall’Urbe alla Spagna aveva seguito la propria vocazione e dedicato una vita intera al sacerdozio, aveva temuto gli “avversari” solo fino a un certo punto, durante quel fatidico Conclave. Un resoconto, quello di Longo, scortato sempre da una serie di testimonianze ufficiali e da una ricerca certosina in grado di ricostruire l’accaduto passo dopo passo. Intrighi di corte e destini individuali si alternano vorticosamente ad articoli di quotidiani, missive e illustrazioni dal Conclave stesso, attraverso cui è possibile respirare il clima precedente al Veto e osservare poi da vicino le tappe che condussero all’ineluttabile e drammatico declino di un’eminenza nostrana, tenuta nell’alta stima tanto di Benedetto XV quanto del suo successore, Leone XIII.

la copertina del libro

Fu proprio il secondo, come nota puntualmente l’autore, a rilasciare nel 1889 una dichiarazione in grado di rivelarsi profetica di lì a pochi anni: «Da tempo un Segretario di Stato non riesce a diventare Papa, in quanto la sua elezione viene impedita dall’avversione dell’una o dell’altra potenza che rivendicano con successo lo ius exclusivae». Quanto predetto si verificò effettivamente alla morte del pontefice, con l’appoggio peraltro dell’estrema destra francese, secondo la quale Rampolla era stato affiliato a un Ordine Templare di stampo massonico e non era, quindi, adeguato a ricoprire un tale ruolo di responsabilità, come manifestato apertamente dal sovrano austriaco.

In realtà, analizzando i più insidiosi retroscena e offrendo al lettore una puntuale visione d’insieme corredata da interviste e archivi redazionali, Orazio Longo porta alla scoperta di un itinerario mai sondato fino in fondo. L’episodio, d’altronde, fu cruciale per la storia della Chiesa e sancì la rottura definitiva con le consuetudini tipiche dell’ancien régime, conducendo all’abolizione definitiva dello ius in questione come simbolo dell’affrancamento papale dai regni cattolici. Una parentesi neppure troppo lontana dai nostri tempi e dai nostri luoghi, e che però sembra appartenere a un universo manovrato da forze ambigue e affascinanti insieme.

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